Microplastica nel sale. E ora?

Il 90 per cento del sale da cucina nel mondo contiene plastica. Del resto ogni anno quasi tredici milioni di tonnellate di plastica vengono riversate nei nostri oceani, l’equivalente di un camion dei rifiuti al minuto.

di Maria Rita D’Orsogna (*)

Gli studi si susseguono da tempo. Sappiamo che la microplastica è presente nella birra che beviamo, nel pesce che mangiamo, e pure nell’aria che respiriamo e nell’acqua che beviamo. Nel 2015 il primo studio a mostrare la microplastica nel sale in quindici tipi diversi di sale della Cina. Altri studi, in altre parti del mondo mostrano poi alti tassi di microplastica nel sale marino negli Usa, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Malesia.

La tabella è cosi riassunta. Spagna: 21 campioni su 21; Usa: 10 campioni su 10; Cina: 14 campioni su 15; Australia, Francia, Iran, Giappone, Maleysia, Nuova Zealanda, Portogallo, Sud Africa: 16 campioni su 17; (solo un campione francese era privo di microplastica).

Da dove arriva questa microplastica? Nessuno lo sa con certezza ma si pensa che sia dovuta alle microfibre dei nostri vestiti e dai frammenti della plastica delle bottigliette. Ogni anno quasi tredici milioni di tonnellate di plastica vengono riversate nei nostri oceani. L’equivalente di un camion dei rifiuti al minuto.

L’abbondanza di microplastica in tre tipi di sale in Italia: due da sale marino (blue), uno da salgemma (rosso)

L’ultimo studio è di un gruppo di ricercatori coreani, Ji Su Kim, Hee Jee Lee, Seung Kyu Kim e Hyun Jung Kim, della Incheon National University in collaborazione con Greenpeace Korea, che ha deciso di eseguire altri studi su trentanove marchi di sale confezionato e in vendita nei negozi di ventuno nazioni diverse per confermare quanto trovato sopra e per eseguire una analisi completa. La risposta è che il 90 per cento della plastica nelle confezioni in vendita nel mondo è contaminato da microplastica; i risultati del gruppo sono stati pubblicati nella rivista Environmental Science and Technology.

La microplastica compare in trentasei dei trentanove campioni analizzati. Il peggiore è stato il sale indonesiano, paese fortemente inquinato dalla plastica, e questo non è una sorpresa. C’è anche l’Italia in questo ultimo studio, con tre tipi di sale: due presi dal mare, e uno da salgemma, le concentrazioni sono di quattro, venti e trenta pezzetti di microplastica per chilo di sale. Le marche non vengono nominate, ma il fatto è che la microplastica è arrivata nei nostri stomaci.

Alcuni sostengono che se è salgemma è impossibile che ci sia la plastica perché quel sale si è accumulato tanto tempo fa. In realtà, dalla miniera alla tavola ci sono tanti processi, e quel sale a volte viene trattato con acqua ed altre sostanze, per cui la contaminazione può avvenire strada facendo.

Non sono un’esperta di processi lavorativi del sale, ma lo studio coreano parla chiaro. E non si tratta di dire: comprerò il sale dal posto X. È tutto il mondo che ha questo problema. Nessuno sa che effetti ha questa microplastica sui nostri corpi. Certo, è di sicuro inquietante e non naturale.

(*) articolo tratto da Comune-Info

 

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