Migranti: aumentano gli arrivi, diminuiscono le domande d’asilo
di Gianluca Cicinelli
Il Centro Astalli – fondazione che promuove la cultura dell’accoglienza e della tutela dei diritti umani – nel suo annuale rapporto, presentato due giorni fa, rileva che a fronte di un aumento degli arrivi di migranti in Italia (che non si registrava da due anni a questa parte) sono diminuite le domande d’asilo. Due dati inaspettati, sia perchè il covid non ha impedito gli spostamenti di esseri umani da territori in guerra e devastati dalla fame sia perchè il virus ha reso ancora più difficile la vita per i rifugiati, alle prese con una burocrazia statale cieca, inefficiente e inadeguata non soltanto nell’accoglienza. In 34 mila nel 2020 hanno raggiunto via mare le coste italiane contro i 23 mila del 2018 e gli 11 mila del 2019. In tutta evidenza la pandemia non è quindi ritenuta il male peggiore da affrontare per chi scappa dalla morte certa.
La diminuzione delle domande d’asilo, 28 mila contro le 43.783 del 2019, testimonia che il nostro sistema registra un aumento degli ostacoli frapposti all’ottenimento di una protezione effettiva, un intensificarsi del disagio sociale e della marginalizzazione dei rifugiati. Il Centro Astalli ha registrato questo aggravamento della situazione nella sua attività quotidiana, 17 mila utenti per una rete che accoglie 882 persone, 225 a Roma, distribuendo soltanto nella Capitale 55075 pasti nell’anno passato, grazie all’impegno di 407 volontari. Persone per cui dopo l’ennesima difficoltà nel far valere i propri diritti scatta la rinuncia a ottenerli, trasformando situazioni già in equilibrio instabile in condizioni di grave povertà.
La richiesta di servizi a “bassa soglia” come mensa, docce, pacchi alimentari e medicine è sintetizzata nei 3.500 utenti alla mensa di Roma: fra loro 2.198 richiedenti o titolari di protezione, più del 30% senza dimora. Persone in stato di grave bisogno e tra loro, per la prima volta dopo molti anni, hanno chiesto aiuto anche italiani. Più di 2.600 utenti si sono rivolti al centro diurno a Palermo. A Trento si è avuta la necessità di trasformare un dormitorio notturno per l’emergenza freddo in un servizio di accoglienza di bassa soglia con uno sportello di assistenza dedicato ai richiedenti asilo senza dimora. A Bologna è stato dato in gestione al Centro Astalli uno spazio in cui realizzare un dormitorio per richiedenti e rifugiati. Questo per chi riesce a raggiungere l’Europa. Ma che fine hanno fatto i migranti che non sono riusciti a raggiungere l’Europa?
I primi esclusi dalla protezione internazionale sono gli sfollati interni che rimangono bloccati nei confini degli Stati da cui scappano, sempre più invisibili, non riescono a raggiungere un Paese sicuro, in cui chiedere protezione. Allo scoppio della pandemia, 90 Paesi nel mondo hanno chiuso completamente le frontiere anche ai richiedenti asilo. Il tutto unito alla mancanza di soccorso e ricerca nel Mediterraneo centrale da parte dei governi e dell’Unione europea e alla limitazione delle azioni delle Ong, finanziando invece le attività di respingimento della guardia costiera libica. Nel 2020 sono stati oltre 11 mila i migranti riportati in Libia e lì detenuti in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili. A questi si aggiungono le oltre 1.400 vittime accertate di naufragi.“Grazie” ai limiti imposti dai decreti sicurezza il 36 per cento delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio del Centro Astalli Palermo non risultava iscritta al Servizio Sanitario Nazionale, pur trattandosi di migranti in Italia da tempo, ma che – per difficoltà relative alla residenza o al titolo di soggiorno – non sono riusciti ad accedere o hanno perso l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica. In tale contesto, rileva la ricerca del Centro Astalli, diventa più difficile motivare le persone a investire tempo in percorsi di integrazione: hanno fretta di trovare un’occupazione qualsiasi, anche in nero o sottopagata, per non rischiare di perdere il permesso di soggiorno.