5 commenti

  • antonella selva

    mi associo all’appello a rendere visibile lo sdegno.
    Mi associo come cittadina italiana che non si rassegna a doversi vergognare di essere tale di fronte all’umanità, di fronte alle future generazioni. Non potremo dire di non aver saputo.

    Allora, come rendere concreto questo appello?

  • Gian Marco Martignoni

    Ottimo ed esauriente il lavoro certosino di Domenico Stimolo, così come ho trovato tempestivo e politicamente ineccepibile l’appello pubblicato ieri su Il Manifesto, a cui ho immediatamente aderito. Voglio però segnalare solo un passaggio di quanto scrive Romano Madera nella sua biografia su Jung, in particolare al quarto capitolo intitolato “L ‘ombra, la guerra, il capro espiatorio”, che è di una chiarezza disarmante : …ceti dirigenti e masse popolari – nonostante questo sviluppo possa essere previsto – sembrano impediti, come quasi sempre, a guardare la realtà con un minimo di sobrietà critica.La ricerca di capri espiatori continua come fosse l’unico gioco politico a disposizione …..la coscienza si crede in sintonia coi valori superiori e commette le più feroci atrocità…Mi fermo qui, ma la comprensione della “sindrome paranoica ” che si impadronisce delle masse è per Madera fondamentale per una puntuale e necessaria demistificazione della vocazione totalitaria dell’ordine-disordine dominante.

  • domenico stimolo

    “Il 7 luglio tutti con una maglietta rossa perché i bambini sono patrimonio dell’umanità”

    L’appello lanciato da Don Luigi Ciotti. Tra i primi firmatari, la Presidente nazionale ANPI Carla Nespolo
    Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità

    Sabato 7 luglio indossiamo una maglietta rossa per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà
    “Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.

    Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini”

    d. Luigi Ciotti, Presidente nazionale Libera e Gruppo Abele
    Francesco Viviano, giornalista
    Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
    Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente
    Carla Nespolo, presidente nazionale ANPI

    per adesioni associazioni scrivere organizzazione@libera.it

  • Auspico un mondo senza barriere e confini, così come invece barriere e confini mi appaiono i numeri citati nell’articolo. I numeri sono un tentativo di descrivere la realtà e magari un giorno scopriremo che la fisica quantistica potrebbe essere più adatta allo scopo.
    Io ho preferito parlare con chi sa che accade nei paesi da cui parte il flusso migratorio e con persone che qui si occupano di accoglienza; ciò che ho colto è la difficoltà a rimuovere la crosta di propaganda (nella quale inserisco anche questo articolo) per dare più evidenza alle zone d’ombra del traffico così come si è verificato finora e alle sue conseguenze.
    Potrebbe essere più semplice, sano ed economico (per i migranti economici) arrivare con un semplice biglietto aereo e se non ci fossero interessi maggiori a farne carne da macello, andrebbe proprio così.

  • domenico stimolo

    Diversamente da ciò che fu formulato nel famoso film di Benigni:…… “a Palermo il problema è il traffico”,
    sulla questione in oggetto il problema è il VISTO.

    E’ noto ai più che l’ingresso “libero” in Italia ( e viceversa) – non si effettuano controlli alle frontiere – è consentito solo alle persone che provengono dai paesi europei che fanno arte del cosiddetto Patto Schengen, attualmente 26.

    Per “tutto il resto del mondo” valgono norme ben precise. Date le rigidità in essere chi viene migrante da “paesi vicini e lontani” incontra ostacoli insormontabili.

    Tutti gli approfondimenti necessari, con le normative e le differenziazioni vigenti – sono leggibili sul link – I VISTI DI INGRESSO -:
    http://www.meltingpot.org/I-visti-d-ingresso.html#.Wz81Jvl_uYE
    e poi, ancora – LE TIPOLOGIE DI VISTI DI INGRESSO -……è più lungo ( sono 21 punti)
    http://www.meltingpot.org/Le-tipologie-di-visti-di-ingresso.html#.Wz82XPl_uYE

Rispondi a antonella selva Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *