“Milagro Sala libera”: intervista alla regista argentina Magalí Buj

La documentarista, insieme a Federico Palumbo, sta girando il nuovo documentario “Welcome to the cantri” sulla deputata indigena del Parlasur in carcere da quasi un anno per volontà di Mauricio Macri e Gerardo Morales.

di David Lifodi (*)

 

Magalí Buj è una regista e documentarista argentina che, insieme a Federico Palumbo, si è mobilitata per raccontare la storia di Milagro Sala, la deputata argentina del Parlasur e presidente dell’associazione Tupac Amaru che da quasi un anno marcisce in carcere per volere di Mauricio Macri e Gerardo Morales, rispettivamente presidente dell’Argentina e governatore di Jujuy.

Nel documentario “Tupac Amaru, Algo está cambiando”, Federico e Magalí hanno raccontato la storia della Tupac Amaru e l’impegno sociale di Milagro Sala, ma attualmente si trovano in Argentina, dove stanno per iniziare le riprese di un nuovo documentario, “Welcome to the cantri”, che racconta la resistenza delle comunità indigene argentine, della persecuzione nei confronti di Milagro Sala e di altri tupaqueros e dell’involuzione sociale e politica del paese da quando Macri è divenuto presidente del paese.

Abbiamo parlato di tutto questo con Magalí Buj.

D. Milagro Sala è la prima prigioniera politica di Mauricio Macri e del suo luogotenente Gerardo Morales, governatore di Jujuy. È trascorso quasi un anno dalla sua detenzione. Qual è la situazione attualmente?

R.La situazione di Milagro Sala è ogni volta più arbitraria e illegittima. Oggi i deputati del governatore Gerardo Morales hanno presentato un progetto di legge che intende sottoporre a referendum la continuità o meno della detenzione di Milagro Sala. È un’iniziativa incostituzionale e tendenziosa, la domanda alla quale saranno sottoposti i cittadini della provincia di Jujuy è: “Pensa che Milagro Sala, libera, minaccerà i testimoni, ostacolerà e impedirà la ricerca della giustizia alla corruzione?”

D. Nel primo documentario, “Tupac Amaru, Algo está cambiando”, tu e Federico Palumbo raccontate non solo la storia di Milagro Sala, ma anche l’impegno sociale dell’associazione Tupac Amaru, a cui hanno dichiarato guerra Morales e Macri per il suo lavoro nelle periferie argentine. Nonostante la detenzione di Milagro e di altri tupaqueros, tra cui il suo compagno Raúl Noro ed altri militanti liberati solo recentemente, l’associazione riesce a proseguire il suo lavoro?

R. A Jujuy, purtroppo, sono riusciti a bloccare quasi tutte le attività dell’Organizzazione. Appena è stato eletto Morales, con un decreto ha revocato la personalità giuridica delle cooperative della Tupac Amaru e congelato i contratti in essere con la Provincia, che negli anni hanno creato più di 5.000 posti di lavoro. Inoltre, i militanti dell’Organizzazione hanno sofferto pressioni quando non minacce. Un’inchiesta giornalistica ha rivelato atti illegali di spionaggio sulla Tupac Amaru fatti dai servizi segreti. Questo è anche il motivo per cui abbiamo bisogno dell’aiuto internazionale.

D. Attualmente state preparando un nuovo documentario, “Welcome to the cantry”. Racconterete la resistenza a Macri nel Jujuy o estenderete il vostro lavoro anche all’intera Argentina, dove i diritti umani, civili e politici sono messi in discussione da un presidente e da un governo che hanno già cominciato a cancellare le conquiste sociali del kirchnerismo?

R. Con “Welcome to the Cantri” vogliamo dare visibilità internazionale a quanto sta accadendo a Jujuy e in Argentina, dagli avvenimenti che hanno sofferto Milagro Sala e la Tupac Amaru fino alla persecuzione che stanno subendo le organizzazioni sociali. Lo scontro del neoliberismo con le organizzazioni sociali che è in atto a Jujuy è lo stesso in atto oggi in tutta l’America Latina. Siamo di fronte ad un fatto universale che abbiamo visto molte volte nel corso della storia: la persecuzione della gente che si organizza.

D. Come è possibile sostenere, dal punto di vista economico, “Welcome to the Cantri”?

R. Abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding per tutti coloro che vogliono sostenere questa causa. Si può partecipare con una donazione nel sito del documentario, www.welcometothecantri.com, o tramite la piattaforma Indiegogo. Adesso siamo già in Argentina, a fine mese andremo a Buenos Aires per realizzare le prime interviste. A  gennaio speriamo di arrivare a Jujuy, dove dovremo prendere alcune misure di sicurezza, e quindi iniziare le riprese del documentario. Per raccontare questa storia abbiamo bisogno del sostegno di tutti.

D. La resistenza della Tupac Amaru e la sua battaglia per la liberazione di Milagro Sala rappresentano uno dei tanti fronti di conflitto tra l’Argentina sociale e l’estabilishment macrista. La lotta per la liberazione di Milagro è sostenuta anche a Buenos Aires o solo nella zona di Jujuy?

R. La detenzione di Milagro Sala e degli altri detenuti politici ha suscitato un’ampia solidarietà sparsa in tutta l’Argentina ma anche a livello internazionale si sono formati Comitati per la liberazione di Milagro. In tutto il mondo molte organizzazioni di Diritti Umani, politiche, sociali, sindacali e culturali esprimono il loro sostegno e chiedono la liberazione immediata di Milagro Sala e degli altri detenuti. In primis è da ricordare che l’ONU attraverso il gruppo di lavoro sulla detenzione politica ha già chiesto al governo argentino di liberare Milagro, indennizzarla e avviare delle inchieste per comprendere come si possa essere arrivati a questa situazione.

D. Come procedono le altre battaglie contro il macrismo, dai tarifazos alle contestazioni ad una presidenza che nega apertamente il dramma dei desaparecidos minimizzando e riducendoli da 30.000 a poco più di 7.000?

R. Mauricio Macri è stato eletto presidente con il 51%, vince per una differenza di soli 300.000 voti, in una campagna elettorale basata sul marketing e le menzogne, approfittando dell’appoggio del monopolio mediatico, sfacciatamente dalla sua parte. In un anno di governo le promesse elettorali sono svanite nel nulla e il paese ha iniziato un processo di caduta senza precedenti: svalutazione, inflazione oltre il 40%, povertà. Il 49% che non ha votato Macri cerca di dare battaglia, mentre il 51% che lo ha votato è molto manipolato dai media e ancora giustificano le politiche ultraneoliberiste di questo governo, credendo alla propaganda che giustifica l’impoverimento con il discorso che il benessere degli ultimi anni era falso e molte conquiste sociali adesso non sono sostenibili. Sicuramente all’opposizione mancano forza e unità per dare battaglia. Le uniche forze che potranno contrastare questo nuovo scenario sono i cittadini, organizzati in forme diverse. A volte sembra che si affacci il fantasma delle epoche più oscure della Argentina: “En Argentina somos Derechos y Humanos” – “In Argentina siamo Diritti e Umani”, lo slogan che usava la dittatura degli anni 70. È urgente, dobbiamo raccontare al mondo ciò che sta accadendo.

(*) tratto da Peacelink – 14 dicembre 2016

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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