MilanOltre 2018: seconda parte

di Susanna Sinigaglia  (*)

MilanOltre 2018: 27 settembre-14 ottobre

II PARTE 5-14 ottobre

Di “Vetrina Italia” la finestra che ogni anno Milanoltre apre sulla danza italiana, ho visto solo due lavori: La Nona, dal caos, il corpo di Roberto Zappalà e It Burns, Burns, Burns di Simona Bertozzi.

 

Compagnia Zappalà Danza

La Nona

dal caos, il corpo

di

Roberto Zappalà

Malgrado l’ambizione, la sfida di Roberto Zappalà e della sua compagnia non mi è sembrata pienamente riuscita. Mentre è molto interessante e originale la scelta della Nona nella versione elaborata da Liszt per due pianoforti e soprano dal vivo, meno lo sono la coreografia e la scenografia, con la pretesa forse un po’ ingenua di sovrapporre al già palese messaggio universale di Beethoven improbabili fratellanze fra monoteismi, inconciliabili per vocazione. E perché mai la fratellanza fra esseri umani dovrebbe passare proprio dalla porta più stretta, quella delle religioni monoteistiche che si sono macchiate per loro intrinseca struttura di lotte fratricide mai davvero sopite?

In scena ne vediamo i simboli: un’enorme croce luminosa sistemata di traverso su un lato del palco, vari candelabri a sette braccia, la Mano di Fatima – o di Miriam o della Vergine Maria – simbolo sacro della religione islamica, ebraica e cristiana d’Oriente.

La compagnia è affiatata e formalmente impeccabile; soprattutto le ragazze, più flessuose ed espressive. Lascia un po’ perplessi l’introduzione per esempio di un gesto, ripetuto più volte, delle mani sugli occhi che mimano la forma di un cannocchiale

o la scelta un po’ scontata del finale, in cui i danzatori si cercano per scambiarsi il bacio che sancirebbe l’avvento della pace universale (il passaggio “dal caos al corpo”?).

La coreografia inoltre, anch’essa un po’ ripetitiva, non cambia mai veramente registro.

L’entusiasmo è stato soprattutto acceso dalla magnifica esecuzione per pianoforte di Luca Ballerini e Stefania Cafiero, due splendidi professionisti che hanno ricevuto l’ovazione del pubblico.

http://www.milanoltre.org/zappala_lanona/

 

Compagnia Simona Bertozzi/Nexus

And it burns, burns, burns

Quadro finale del Prometeo

Il progetto che Simona Bertozzi ha sviluppato sul mito di Prometeo consta di sei quadri, i cui ultimi due sono stati rappresentati alla rassegna milanese. Dice la coreografa del suo lavoro:

Il mio avvicinamento al mito di Prometeo, alla possibilità di tradurre la technè in esercizio potente e rigoroso dell’agire e farne luogo di condivisione, di socialità, di criticità, ha trovato spazio in una riflessione sulla danza, sulla sua natura di pratica corporea tesa alla vitalità umana e alla produzione di un alfabeto complesso di possibilità di scambio e coabitazione.

Purtroppo per cause di forza maggiore, non sono riuscita a vedere il quinto quadro intitolato Prometeo: architettura-Milano.

L’atmosfera è ovattata, un po’ cupa. Si ha subito l‘impressione di essere introdotti in un mondo arcano, senza tempo, fra le pieghe del mito. Le prime a entrare in scena sono due deliziose adolescenti che impersonano le Oceanine, le ninfe che portarono conforto a Prometeo incatenato. Sembra quasi che indossino una divisa da collegio; sussurrano qualcosa d’incomprensibile, come parole magiche facenti parte di un rito.

Eseguono una danza che pare anch’essa rituale, punteggiata da piccoli gesti ripetuti, e abbandonano la scena: è il prologo.

Entrano poi tre adulti, due uomini e una ragazza non molto più anziana delle prime due; indossa un corpetto trapuntato color argento; il portamento è autorevole, da dea.

Uno dei danzatori indossa pantaloncini dorati che fanno da contrappunto al corpetto della ragazza; ha le membra vigorose, capigliatura ribelle. Anche lui potrebbe essere un dio, però menomato, senza un avambraccio; una menomazione che conferisce una nota drammatica alla sua potenza espressiva: è lui Prometeo?

Mi piace pensare di sì e che l’altro, vestito semplicemente con maglia rossa e pantaloni scuri, rappresenti gli esseri umani, i beneficiati dal dono del fuoco; e a conferma di questa mia supposizione, a un certo punto si fa portatore di un piccolo recipiente, la rappresentazione plastica di un braciere.

La performance si sviluppa attraverso momenti corali o d’incontro fra i singoli personaggi, in coppia o in trio. I più belli e suggestivi sono i primi

anche se quando danzano insieme, le tre ragazze sono incantevoli.

Si oscilla fra espressioni di potenza e fragilità, spensieratezza e consapevolezza. Adulti e adolescenti inseguono lo stesso sogno di emancipazione – attraverso lo sviluppo dell’arte, della scienza e della tecnica – che brucia brucia brucia, mentre il dramma del dio incatenato continua ad aleggiare e si esprime verso la fine della performance con i moti convulsi che attraversano le membra di Prometeo, il titano ribelle e generoso.

 

https://vimeo.com/207790490

http://www.milanoltre.org/bertozzi_burns/

 

(*) QUI LA PRIMA PARTE:  MilanOltre 2018: dal 27 settembre al 14 ottobre

 

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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