Minerali clandestini: avranno il permesso di soggiorno?

di Donata Frigerio (*)

Congo-MineraliClandestini

Abbiamo bisogno di segni di speranza. Se leggiamo le news di una qualunque agenzia di stampa, sempre più spesso si elencano solo violenze: in ogni luogo, verso chiunque, esercitate a mani nude o in guanti bianchi. A volte inaudite, a volte quasi ignorate. Violenze che spesso ci coinvolgono (per responsabilità oggettiva, per complicità inconsapevoli, per omertà…) nostro malgrado. Questa volta la notizia è buona: una decisione che servirà a diminuire la violenza in alcune zone del mondo.

Il Parlamento europeo ha votato una legge stringente sul commercio di minerali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio.

Andiamo con ordine: l’anno scorso, in marzo, la Commissione europea ha presentato una proposta di legge su base volontaria per la tracciabilità di 4 minerali provenienti da zone in conflitto o ad alto rischio di conflitti. Noi – cioè la società civile italiana ed europea, Ong, associazioni che lavorano con la Regione dei Grandi Laghi africani, cittadini, esponenti delle Chiese – ci siamo ritrovati a condividere una proposta di emendamento affinché, in sintesi, la legge fosse obbligatoria, riguardasse tutti (non solo fonderie e raffinerie) e non fosse vincolata ai 4 minerali citati nella proposta di regolamento. Un anno di lavoro. Il 28 aprile scorso, come coordinamento di enti, ong e associazioni, a capofila EurAC – cioè la Rete europea per l’Africa Centrale – ci eravamo trovati (un centinaio di persone) in una sala parlamentare a Roma, insieme alla deputata Lia Quartapelle e alle senatrici Silvana Amati ed Elena Fissore, con l’appoggio delle europarlamentari Patrizia Toia e Cecile Kienge – sarà un caso che sono tutte donne? – ad ascoltare la voce del vescovo congolese Fridolin e del responsabile di EurAC, Frédéric Triest, che sottolineavano il percorso fin lì raggiunto e la necessità di far pressione via mail sugli europarlamentari europei per un voto legato all’umanità e alla coerenza con le dichiarazioni dell’Unione Europea.

Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), insieme a una parte dei liberali, ha lanciato emendamenti alla proposta di legge “debole”, che sosteneva cioè la volontarietà della tracciabilità. L’emendamento alla proposta di legge è stato approvato lo scorso 20 maggio: 402 voti favorevoli, 118 contrari e 7 astensioni.

«Era in gioco la credibilità del Parlamento: non si trattava di una battaglia partitica, ma di uno scontro su quali rapporti devono legare l’Europa all’Africa. Un voto strettamente legato al tema dell’immigrazione: non è possibile battersi per ridurre i flussi e poi, quando ci si trova a votare una misura a favore di queste popolazioni martoriate, non prendere decisioni conseguenti» ha dichiarato, dopo il voto del 20 maggio, Gianni Pittella, presidente dell’eurogruppo S&D.

«Una industria senza minerali di sangue contribuirà a metter fine alle violenze che il popolo congolese ha subìto. I governi saranno chiamati a mettere in pratica la legge più restrittiva. Migliaia di minatori legittimi beneficeranno dello sfruttamento di minerali non conflittuali e di una industria trasparente» ha detto il ginecologo congolese Denis Mukwege, premio Sakharov 2014, «l’uomo che ripara le donne», cioè impegnato a “ricucire” le tante donne stuprate nell’est del Congo a causa della guerra per i minerali (in particolare il coltan, di cui molte volte si è parlato qui “in bottega”).

Ora dobbiamo seguire le procedure perché il Consiglio e la Commissione europea, che devono ridiscutere la proposta di legge emendata, seguano la via aperta dal Parlamento. Forse molti parlamentari sono diventati consapevoli che lo sviluppo (anche economico e del Sud del mondo) passa attraverso la giustizia e il rispetto della dignità di ogni uomo. Ce lo auguriamo. Sarebbe una gran bella novità.

 

Donata Frigerio

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