Minori in galera: sorvegliare, punire o cosa?

di Vito Totire (*). Qualche riflessione – su Bologna e non solo – dopo la “fuga” dal Beccaria (**) di Milano. A seguire l’appello del Partito Radicale per abolire le carceri minorili.

Chiudere il carcere minorile di Bologna : accogliere i minori nella ex sede Rems trasformata in comunità terapeutica.

Carceri minorili: dal “sorvegliare e punire” – di Michael Foucault – al “punire…e basta” Ma quanti giovani si vorrebbero carcerare? E per cosa? E dove?

Attingendo al nostro archivio constatiamo che nel primo semestre 2013 nel minorile di Bologna (detto Pratello) c’erano 16 detenuti. La capienza stimata era di 44 persone: era stata ampliata negli anni precedenti per motivi imperscrutabili, nel totale silenzio-assenso delle istituzioni e del ceto politico. Dicemmo allora che la città un tempo rossa soffriva di amnesia. Affossato il progetto dell’assessore Ancona – anni ’80 – di avviare una struttura di accoglienza extracarceraria nel quartiere Savena (ricordiamo l’ opposizione della “minoranza rumorosa”) ora si assisteva a un netto ampliamento dei tassi di carcerazione come se fossero “calamità naturali” e non sintomi, fra l’altro di maggiore o minore coesione sociale (cfr Michael Marmot, «La salute disuguale») quindi effetti delle politiche sociali.

Oggi si scopre l’acqua calda: il Pratello è sovraffollato persino rispetto all’incremento (da 16 a 44) del tasso di carcerazione minorile ipotizzato in passato (per abituarli da piccoli al sovraffollamento delle galere per adulti?). Invece da subito la metà delle persone potrebbe essere “ospitata” nella ex-Rems di via Terracini “chiusa” senza clamore (il motivo della chiusura è ignoto ai più).

Le giuste tesi abolizioniste in tema di carcerazione minorile sono state travolte dalla ondata di attività illegali – talvolta presunte o “pompate” – di minori immigrati. Nel 2013 infatti 14 su 16 detenuti erano “stranieri”.

Questo status comporta una pletora di carcerazioni – che sarebbero evitabili – per la difficoltà di adottare misure domiciliari alternative al carcere. Invece che guardare in faccia la realtà (cercando tattiche o persino strategie) viene reiterata, con una sorta di riflesso condizionato, la strategia della repressione rispetto alla prevenzione del disagio e del “discontrollo” comportamentale. In questi giorni i soliti presunti esperti accorrono al capezzale dell’illustre “malato” invocando energici salassi, più agenti penitenziari, nuove carceri, sbarre a volontà o magari operatori capaci di intervenire il “giorno dopo”… avendo tagliato ogni possibilità di sviluppo della rete per la prevenzione cioè il “giorno prima”.

E si sente persino dire che è lecito spostare i maggiorenni nelle carceri “normali”: una pessima idea di chi finge di non conoscere le condizioni della galera per adulti. Ma stante questo approccio repressivo e custodialistico perchè ci si dovrebbe sorprendere delle “fughe”? Scappare è una classica reazione umana a condizioni insopportabili (anche la cinematografia è ricca di testimonianze). In cosa si spera, allora? Forse in una gioventù masochista ridotta a confondere la “buona condotta” con l’obbedienza acritica? Superato il Foucault di «sorvegliare e punire» si approda al “punire e basta” stante l’incapacità pure di “sorvegliare” (vedi il Beccaria di Milano).

Il carcere per i minori può e deve essere evitato: i percorsi per la risocializzazione sono altri da quelli prospettati dalle attuali istituzioni. Servono prevenzione, supporto sociale e psicoterapico, comunità di accoglienza; “persino” lo ius soli darebbe un grande contributo. Ma i decisori fingono di non averlo capito.

Noi chiediamo meno sbarre e più prevenzione. Per quanto riguarda Bologna si convochi una ISTRUTTORIA PUBBLICA COMUNALE.

(*) Vito Totire è portavoce della «RETE EUROPEA PER L’ECOLOGIA SOCIALE»

(**) su https://ilmanifesto.it/beccaria-unindici-ragazzi-trasferiti-nei-carceri-del-sud-uno-con-gli-adulti qualche aggiornamento per chi non avesse seguito i fatti e/o magari dubitasse della disgustosa “cagnara” mediatica… con tanto di giornaliasta radiofonico che non sapendo – al solito – cosa dire ci informa che “le indagini sono circoscritte al territorio nazionale”. Capite? “Circoscritte”… dunque non ampliate all’intero sistema solare o all’universo.

 LA PROPOSTA DEL PARTITO RADICALE

Delinquenti non si nasce ma si diventa
«Facendo nostre le parole di Don Ettore Cannavera, chiediamo con questo manifesto-appello che siano abolite le carceri minorili: condividiamo tutti l’idea che per i reati commessi dai minori si debba prevedere la reale rieducazione del minore, che non può avvenire all’interno di un carcere».

Partito radicale, Campagna SUPERARE LE CARCERI MINORILI

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