Mio nonno, gli operai e le epidemie

95esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Caro nonno,

una mia amica, Daniela, ha da poco scritto un reportage su una grande lotta di contadini indiani: https://www.labottegadelbarbieri.org/trolley-times-la-protesta-piu-lunga-ha-vinto. Su questa “bottega del barbieri” quasi ogni lunedì compare la mia rubrica «L’Angelo del lunedì». Lo so nonno che a te vien da ridere perché il direttore del blog è comunista però intitola una rubrica con un linguaggio cristiano, che piacerebbe più a tua madre Maria e a tua figlia Maria (che era mia madre) che a te, ma tant’è.

Tu non sai cosa vuol dire blog, ma – se per caso stai leggendo – te lo spiego in breve: è come un giornale che viene pubblicato ma non stampato con tanti articoli da leggere sullo schermo del computer. Per leggerli devi essere connesso. “Ma che vuol dire connesso?” mi chiederai tu. Vuol dire che devi avere internet, la fibra eccetera; neanche io ci capisco una minchia di tutto ciò. A volte ti può capitare di essere connesso “automaticamente”: in teoria devi pagare una quota al mese ma se hai un vicino di casa che è disponibile a darti la sua password (la parola d’ordine insomma; tipo «apriti sesamo») ti puoi connettere senza pagare niente. E per sempre!

Quando io chiudo il computer (una specie di macchina da scrivere molto più moderna) la connessione non c’è; o forse c’è ma io non la vedo; però “lei” mi vede e infatti almeno un paio di volte mi è capitato di scrivere su certi argomenti e poi quando ho riaperto il computer ho trovato notizie o argomenti su youtube (un canale video dove puoi pubblicare canzoni, discorsi, filmati ecc)… e quasi pensavo mi leggessero nel pensiero o spiassero i miei pensieri. Una volta parlavo al telefono di solitudine e quando ho aperto il computer su youtube ho trovato la faccia di una ragazza che parlava di solitudine; insomma forse queste sono mie paranoie, o magari solo noie.

Comunque nonno volevo dirti che gli operai esistono ancora. Molti purtroppo continuano a morire nei cantieri e nei luoghi di lavoro: per esempio Luana D’Orazio è stata schiacciata a Prato, l’anno scorso, poco dopo il 1° maggio, guarda che smacco della sorte! Un operaio e sindacalista della logistica, marocchino, è morto a giugno investito a un picchetto. Su internet vedo che tra gennaio e ottobre del 2021 sono morti tre lavoratori al giorno. Nel 1994 avevo visto un concerto dei 99 Posse e Bisca, a Mazzarino: il cantante diceva che l’unica sicurezza riguardo al lavoro che abbiamo è che tre persone ogni giorno non torneranno vive. Anni dopo abitai in un Lazzaretto autogestito (ex Lazzaretto, nonno! non ti preoccupare!) e Stefano Seproni, che abitava lì, scrisse e interpretò un monologo teatrale dal titolo «Ballata per una morta bianca» in cui raccontava il dolore e lo strazio della moglie di un uomo crepato in un cantiere!

Negli ultimi mesi del 2020 gli operai della GKN, una fabbrica vicino Firenze, sono riusciti a ottenere risultati insperati; una cosa che non succedeva da anni!

Ricordo che nel 2005 i pendolari facero uno sciopero del biglietto e degli abbonamenti dopo l’incidente di Crevalcore – deragliò un treno e morirono 17 persone tra cui alcuni macchinisti e ferrovieri – con risultati che non si erano ottenuti neanche in anni di scioperi sindacali.

Insomma, caro nonno, siamo sempre lì: la lotta c’è, ma non si vede!

Qualche anno fa gli abitanti di una valle vicino Bergamo, sostenuti da sindacalisti e dagli esponenti di Rifondazione Comunista, hanno impedito di chiudere un ospedale che era l’unico presidio sanitario della Valle: senza di quello avrebbero dovuto fare 50 Km per raggiungere l’ospedale più vicino. Meno male che sono riusciti perchè nel 2020 quando è iniziata la pandemia (o sindemia con infodemia, capisci la differenza?) sono morti tanti, soprattutto operai e anziani, anche perché tanti ospedali di quelle zone erano smantellati.

A fine dicembre del 2021 è crollata una gru a Torino, sono morti tre operai, una vignetta dell’indomani sul quotidiano «il manifesto» diceva così: «Quando ci indigneremo per le varianti del lavoro»; insomma tanti oggi sono spaventati dalle varianti del virus ma per quelli che muoiono di lavoro (o di freddo) … è tutto normale!

Il 16 dicembre, un mese fa, CGIL e UIL hanno organizzato uno sciopero generale ma se ne è parlato poco anche perché al governo (e ai giormalisti) non piace che i lavoratori esprimono la loro scontentezza. So che la Cgil era un’altra cosa ai tuoi tempi ma tu pensa che a ottobre alcuni fascistoidi hanno assaltato la sede della Cgil a Roma. Tu mi diresti che è grave ma non è un segnale di ritorno del fascismo come cento anni fa: per tanti motivi e forse anche perchè allora la Cgil era davvero un sindacato di base. Tu mi racconteresti di sindacalisti come Panepinto, Rizzotto e Carnevale che vivevano nella povertà come tanti lavoratori, non avevano stipendi lauti come i dirigenti sindacali di oggi. Gente che pur di non mollare le vertenze sindacali finiva ammazzata da padroni, baroni e latifondisti che usavano i mafiosi come sicari.

Sai nonno, questo succede ancora nelle campagne del sud, ma a morire sono spesso africani o indiani che lavorano nelle piantagioni e magari cominciano a organizzare le lotte e si iscrivono a un’organizzazione sindacale. So che dal 1948 (forse dopo l’attentato a Togliatti? Devo controllare su internet) il sindacato che era unitario – e si chiamava CGL – si divise in Cgil, Cisl e Uil, ma questa è un’altra storia, che tu mi racconterai per bene la prossima volta.

PS – chissà se ai tuoi tempi, durante la febbre “spagnola”, qualcuno socialista come te accusava gli “untori” (poveracci probabilmente!) di contagiare apposta; o se invece voi socialisti facevate notare che quella epidemia assassina detta Spagnola era una delle conseguenze del “grande macello mondiale”, come lo chiamavi tu.  Guarda caso anche allora quelli che si ammalavano e crepavano di più erano li puvuriddi ammassati nelle botole, nelle stamberghe e nelle grotte, già ammalati e spesso vittime di tisi e di altre malattie dovute al freddo e alla fame. Dicevate che lu friddu e la frevi nascevano negli scantinati e dei fondi dove si viveva con animali, pidocchi, topi e insetti tipo zecche. Chissà se qualcuno spiegava che i lavoratori erano già “ammazzati” nelle miniere di zolfo e i sindacalisti uccisi dai farabutti baroni come don Calò e don Sasà!

Le immagini – scelte dalla “bottega” – si riferiscono alla Spagnola

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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