Mommy – Xavier Dolan

di Ismaele (*),

L’ho visto due volte, è un film che riesce a coinvolgere come pochi e a turbare, è una storia dolorosa, con tre attori bravissimi (e anche di più).

 

Xavier Dolan è canadese, ha 25 anni, e questo è il suo quinto film, e per uno solo di questi film sarebbe già ricordato nelle filmografie, con cinque, poi.

Una madre ha un figlio malato, che esce da qualche tipo di istituto, e insieme riprovano a vivere insieme; sono molto legati, non hanno nessuno, se non il loro rapporto, burrascoso ed esclusivo.

Appare Kyla, una vicina di casa, un’insegnante in anno sabbatico, con mille problemi (uno si capisce guardando con attenzione le foto di casa sua, secondo me), che dà lezioni a Steve, e tutti e tre si sostengono per quanto possibile, ciascuno ha bisogno degli altri due.

Ci sono bellissimi momenti di serenità e drammi imprevedibili, anche per ‘colpa’ di Bocelli.

È il primo film di Dolan che arriva in sala, non perdetevelo, il regista ha un talento straordinario, ne sentiremo parlare ancora in futuro, è sicuro.

E aspettare di vederlo a casa è una scelta perdente, solo andando al cinema saprete perché.

http://markx7.blogspot.it/2014/12/mommy-xavier-dolan.html

 

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare. Ismaele si presenta così: «“Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte” (François Truffaut). Siccome andare al cinema deve essere piacere vado a vedere solo quei film che penso mi interessino (ognuno ha i suoi pregiudizi). Ne scriverò e mi potrete dire se siete d’accordo o no con quello che scrivo; ognuno vede solo una parte, mai tutto, nessuno è perfetto. Ci saranno anche film inediti, ma bellissimi, film dimenticati, corti. Non parlerò mai di cose che non mi interessano o non mi sono piaciute, promesso; la vita è breve non perdiamo tempo con le cose che non ci dicono niente» (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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