Monica Lanfranco: Cdp, un’oasi nella tormenta

Forse è vero, come si sussurra, che se questo Paese potrà risollevarsi culturalmente e politicamente ci salveremo a partire dai piccoli centri. Almeno questa è la sensazione, e la segreta speranza, che si avverte quando si ha la fortuna di inciampare in luoghi come il Centro Documentazione Polesano, che si trova a Badia Polesine, in provincia di Rovigo.

Strano ma vero questo Centro resiste dal 1973: in quell’anno un gruppo di persone si attiva spontaneamente e, dandosi il nome «Esperienze e dialogo», pur rimanendo un gruppo informale, promuove incontri e dibattiti sugli stimoli di rinnovamento suscitati dal Concilio Vaticano II°, con l’Enciclica Populorum Progressio (1967), sintetizzata nell’espressione «Il nuovo nome della pace è sviluppo». Il gruppo si colloca così sul tema dei diritti umani, dei popoli e delle minoranze, il cui riconoscimento è condizione per la pace, e qualche anno dopo cambia nome e diventa Cdp, appunto Centro Documentazione Polesano.

Remo Agnoletto è uno dei fondatori, un cordiale e attivissimo dirigente della Protezione civile locale che sembra non fermarsi mai nel progettare incontri e occasioni al Centro. Lo stabile dove si svolgono le attività ha dimensioni impressionanti: si tratta di circa 600 metri quadrati su tre piani, più una soffitta, con un enorme giardino pieno di alberi secolari nel quale ogni anno si svolge un festival di musica e teatro.

Ma la sorpresa più grande è nelle varie stanze dove è custodito un archivio multimediale imponente: dal 1976 il Centro Documentazione Polesano raccoglie materiale informativo, testi, foto, cassette audio, poi vhs e infine quando queste spariscono arrivano i dvd. I temi del materiali di documentazione sono quelli legati ai diritti umani, la globalizzazione, la migrazione.

Dal 1983 nell’ultima settimana di luglio il Cdp organizza Il Festival dei Popoli, una manifestazione che, con dibattiti, concerti, danza e con una mostra fotodocumentaria richiama l’attenzione sui diritti umani e dei popoli nell’attualità.

Dal 1999 il Cdp è un’associazione onlus e promuove incontri e dibattiti, raccoglie firme, sostiene campagne nazionali e internazionali sui diritti umani; l’ultima iniziativa in campo editoriale è stata quella di raccogliere decine di sentenze emesse dal Tribunale Permanente dei Popoli, su casi gravi, spesso ignorati, di violazione dei diritti umani in varie parti del pianeta. Un patrimonio di archivio che fa invidia a molte università, completamente gratuito e per di più messo a disposizione dal centro senza che questo goda di finanziamenti.

«Possiamo contare solo sulle quote associative e su contributi volontari e occasionali o procurati mediante la collaborazione con altre associazioni» racconta Remo Agnoletto e tira fuori i testi pubblicati, apre con orgoglio le porte del labirinto di stanze dove in scaffali accuratamente ordinati sono sistemati centinaia di cassette, testi, dvd. Ad andare sul loro sito www.cdponlus.it ci si rende conto di quanto sapere sia transitato di lì. Vale la pena visitarlo ogni tanto per non perdere le occasioni offerte da questa piccola oasi.

Sono stato anch’io ospite, per ben tre volte, del Cdp e sottoscrivo – in pieno – tutto quel che Monica ha scritto. Fra le cento cose che si potrebbero aggiungere una mi sta proprio a cuore. Fra le caricature più insistenti e stupide che la destra propina c’è quella secondo cui le persone impegnate nella difesa dei diritti umani (ma più in generale che studiano o amano discutere, scelgono di impegnarsi in attività sociali) sarebbero afflitte da tristezze e paranoie, frustrate e incapaci di relazionarsi. Una sera con il gruppo che anima il Cdp riduce a brandelli questa idiozia: tutta gente che regala un’allegria contagiosa… Usare il cervello e lottare per la giustizia non fa a pugni con la gioia di vivere, anzi: a Badia Polesine come, è ovvio, in molti altri luoghi. (db)

Remo Agnoletto

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