Monica Lanfranco: laicità… ma di cosa parliamo?

Questa domenica vi intrattengo brevemente sul tema della prossima “Marea” che sta per uscire. Ci tengo particolarmente perchè l’argomento che abbiamo scelto di trattare è molto complesso, difficile da affrontare ovunque e qui in Italia non è in agenda da parte di nessuna forza politica, per progressista che si dica. La laicità.

Il prossimo numero di “Marea” (del quale alcuni articoli e il sommario sono già online al sito www.mareaonline.it) è dedicato interamente a questo scomodo tema. 

 Di cosa parliamo quando diciamo la parola laicità? Cosa pensiamo sia oggi una persona quando si dice laica, e fino a che punto la laicità è un valore  condiviso e da salvaguardare, fra i tanti oggi, in Italia e in Europa, che vacillano di fronte ai numerosi attacchi a diritti che pensavamo acquisiti,  come la cittadinanza, l’autodeterminazione, la tutela dei soggetti più deboli, l’accoglienza e la solidarietà? È possibile ed è giusto, nel nome del rispetto per ogni differenza culturale e religiosa, ripensare alla laicità dello Stato come a una concezione  superata e da perfezionare allargando, nello spazio pubblico, la presenza delle manifestazioni della fede individuale, o è bene invece tenere fuori la simbologia religiosa nei luoghi condivisi, come ad esempio la scuola, gli uffici pubblici, i tribunali, gli ospedali? Non sono domande o questioni di poco conto, queste, e soprattutto non sono questioni prive di forti implicazioni per le donne, e di conseguenza per l’intera società.  La questione dei simboli religiosi a scuola; la presenza delle associazioni religiose negli ospedali, specialmente dove le donne partoriscono o abortiscono; il favorire da parte degli Stati una forte componente di istituti scolastici di ispirazione religiosa con finanziamenti e agevolazioni; l’ammissione di un diritto parallelo di stampo religioso accanto a quello statale: sono solo alcuni dei casi che mettono in gioco, e in discussione, la centralità e la preminenza della laicità delle istituzioni non in luoghi lontani, ma nella vicinissima Europa, e chiamano in causa direttamente anche il nostro Paese. 

 Perché la persona che si dice laica è accusata spesso di eccessi “laicisti”? E cosa comporta questa accusa rispetto al progetto di costruzione di una società nella quale siano garantite le espressioni di tutti i credo religiosi, e anche quelle di chi di religioni e di fedi non ne ha?

Questo numero, al quale hanno collaborato studiose da tutto il mondo che all’estero hanno una vasta eco e che raramente hanno spazio in Italia, può aiutare – lo  speriamo – a informarsi su una questione centrale per il presente  della nostra democrazia.

 www.monicalanfranco.it

 www.altradimora.it

 www.mareaonline.it

  www.radiodelledonne.org

Redazione
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Un commento

  • Di fronte alla pretesa di monopolio della verità che le religioni fanno valere (e che almeno per le religioni monoteistiche ha anche un carattere strutturale che è assai difficile scalfire) lo spazio laico deve stare molto attento a non proporre un proprio monopolio della verità, foss’anche quella della scienza della tecnica: e la tentazione di fare ciò deve essere annullata ricordando che lo spazio laico è su un piano differente rispetto a quello delle religioni perchè è l’unico capace di provvedere un setting caratterizzato dalla sospensione del giudizio attorno alla verità ultima delle cose, e in questo setting di far giocare le differenti concezioni di verità senza però che il loro gioco abbia alcuna pretesa di validità totalitaria per le altre persone. Più che proporre una propria verità la laicità permette il confronto tra differenti concezioni della verità…o almeno così pae a me.

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