Monica Lanfranco: un vocabolario tutto per noi

Virginia Wolf parlava di una stanza tutta per sé, strumento indispensabile per realizzare la libertà di una donna; e se provassimo ad allargarci e a progettare,un po’ per gioco e un po’ sul serio, un vocabolario tutto per noi? Bellissima, ma impraticabile almeno qui in Occidente, l’affascinante prospettiva di usufruire delle oltre mille segretissime parole che una studiosa nordamericana sta raccogliendo dall’ultima sopravvissuta plurinovantenne di una sperduta località della Cina, depositaria di un antico alfabeto tutto femminile.

Strette, noi ragazze d’Occidente, fra le solite parole delle canzoncine sfornate a ogni festival, e a Oriente tra le zero parole per indicare il soggetto donna nella lingua dei talebani, ecco la proposta di un vocabolario che, attraverso alcuni concetti chiave, aiuti a ripercorrere (o a farlo ex novo) la strada che nel secolo appena passato hanno tracciato i femminismi, qui e altrove. Con tanto di suggestioni di libri dai quali trarre ulteriori stimoli. Parole nuove e vecchie, rivoltate come calzini dall’onda inarrestabile che ha visto dagli anni ’70 in Europa, ma in qualche caso anche molto molto prima (do you remember suffragette?) milioni di donne diventare soggetti e protagoniste di diritti e destini non ineluttabilmente legati all’essere possessore di utero e ovaie, e per questo, quindi, dichiarate inferiori.

A come autocoscienza

Come ha scritto Rosangela Pesenti, già animatrice dell’Udi (Unione Donne Italiane, una delle più antiche associazioni di donne qui da noi) le parole restano nella storia a raccontare di noi, mentre le depositiamo nel tempo come una garanzia contro la cancellazione e la smemoratezza. Una delle parole del femminismo, lunga come un respiro e ariosa come la A è stata autocoscienza; non solo coscienza, cioè consapevolezza etica in generale, ma proprio mia, come donna. Ecco perché l’unione delle due parole a comporne una sola. La pratica dei gruppi di autocoscienza è stata un lento ma inesorabile percorso che ha visto centinaia di donne riunirsi e, per la prima volta, parlare di sé senza mettersi in relazione subalterna con l’uomo. In Italia, sul finire degli anni’60, alcune iniziarono a vedersi e a produrre, nel linguaggio come nell’immaginario, un cambiamento che sarebbe stato irreversibile, che si può tradurre in una minuscola quanto dirompente frase: Io sono mia. Il possesso di sé, scoperto assieme alle altre, è stato l’inizio della rivoluzione. L’autocoscienza fa talmente bene che ora giovani uomini, a distanza di trent’anni dalle pioniere, ci provano a modo loro: e l’autocoscienza diventa uomo. Per contatti maschileplurale@libero.it oppure web.tiscali.it/uominincammino.

In libreria

L’avventurosa storia del femminismo – di Gabriella Parca – Mondadori

Storie di donne e di femministe – di Luisa Passerini – Rosenberg e Sellier

L’eunuco femmina – di Germaine Greer – Mondadori

Questo sesso che non è un sesso – di Luce Irigaray- Feltrinelli

A come autodeterminazione

Ancora due parole a formarne una sola, questa volta legata ad uno sconvolgente passaggio d’epoca per il nostro diritto: quello che ha visto la depenalizzazione dell’aborto e la formulazione di una legge, la 194 del 1978, che ha posto fine alla piaga dell’aborto clandestino, a causa del quale migliaia di donne sono morte dissanguate per secoli sui tavoli delle mammane o di ginecologi senza scrupoli. In questa parola c’è il riassunto della libertà di scegliere se e quando mettere al mondo, se è vero che si nasce perché due lo vogliono si nasce però da una donna, e solo da lei, perché lei sceglie. Autodeterminarsi, allora, significa anche avere in giro per il mondo figli e figlie più desiderate e madri (e padri) più maturi e sereni. E , nel caso purtroppo la frittata sia fatta, autodeterminarsi significa decidere di non mettere al mondo un’altra vita perché questa donna non è pronta a fare da madre. Una lezione difficile, a volte, per gli uomini, ma importante per il genere umano che si voglia capace di futuro migliore.

In libreria

Noi e il nostro corpo –di The Boston Heatyh Collective – Feltrinelli

Il manifesto femminista– di Mary Wollstonecraft, Elle edizioni

A come amiche

Il femminismo ha cambiato qualcosa anche nel modo di vivere l’amicizia? Credo che molto, e in modo decisivo, sia mutato. L’amicizia delle donne di oggi – ha scritto Amrita Pritam, una delle più note scrittrici indiane, è una relazione affettuosa fondata sulle affinità e sul rispetto, talvolta perfino sull’ammirazione, per le diversità reciproche in quanto persone adulte. L’assenza di guerra non è pace. Pace è quando la vita fiorisce. E l’amicizia ne è la linfa. Fateci caso: in molti appelli di donne contro il terrorismo e la guerra ricorre il concetto di amicizia. Concetto eretico, per la verità, poco utilizzato nella sintassi tradizionale della politica, l’amicizia, l’essere insieme, il moto di curiosità che sospende il giudizio e che muove le persone le une verso le altre nella condivisione è stato, per esempio, alla base della coraggiosa pratica delle Donne in nero, le uniche a dire, nel pieno del terribile conflitto arabo-israeliano, che mai la guerra può risolvere alcunché. Rifiutando di guardare all’altra come una nemica, passando attraverso la categoria meno minacciosa dell’avversaria, anche in situazioni drammatiche e apparentemente senza uscita, in tante le donne hanno affermato che si può arrivare all’amicizia: fra i popoli, le culture, le persone.

In libreria

Dolce amaro– di Susie Orbach e Luise Eichenbaum – Frassinelli

Amiche nemiche– di Victoria Secunda – Frassinelli

Peccati d’amicizia – di Autrici e autori vari- Manifestolibri

La migliore amica – di Verena Kast – Red

Amiche, colleghe, rivali – di Shere Hite- Lyra

Amiche: luci e ombre di un sentimento– di Autrici varie – numero monografico di Marea

B come bambine

Ovvero: quelle che non si dovevano arrampicare sugli alberi, che giocavano alle belle statuine, che le gambe per favore strette quando ti siedi, e che all’occorrenza sono carne pregiata per i vari “mostri” in famiglia (per questo valgono abbastanza le pari opportunità fra i sessi, volendo anche i bambini vanno bene).

Nel femminismo le bambine, ovvero l’esordio del femminile, sono finalmente emerse.Evidenziando le violenze, le privazioni e i soprusi che l’essere cucciola di donna comporta: in Cina, Africa, India rovesciate nella sabbia alla nascita; infibulate nelle foreste o nei sobborghi africani, private dell’istruzione e costrette a matrimoni a nove anni, e a procreare a 11 in Asia, oppure utilizzate nel mercato del sesso da turisti annoiati in America Latina e nei paradisi asiatici ma anche in Europa. Comunque meno degne di felicità in famiglia, se ancora si intona, nel nostro mondo sedicente civile, l’adagio “auguri e figli maschi”. Bambine ricordando che il mondo, in nessuna sua parte, sarà mai un posto felice nel quale vivere se due cuccioli della stessa nidiata, diversi nel genere, non hanno le stesse possibilità di esprimersi e crescere.

In libreria

Dalla parte delle bambine – di Elena Gianini Belotti –Feltrinelli;

I quaderni delle bambine –di Maria Rita Parsi -Rizzoli 

B come bellezza

Nancy Friday, bestsellerista negli States e femminista, ha scritto a fine anni ’90 un libro dal titolo inequivocabile Il potere della bellezza, che nell’edizione italiana incuriosiva le lettrici con lo strillo di copertina: “Dopo aver letto questo libro non vi sarà più possibile guardarvi allo specchio nello stesso modo”. Friday, senza mezzi termini, lancia una accusa alle “madri” (simboliche e concrete) responsabili in buona parte dell’educazione di figlie e figli ancora ingabbiati nei ruoli stereotipati (lei caruccia, lui tosto, anche nella new edition da Grande fratello, dove lei è un po’ più porca ma è tanto una brava ragazza, in fondo) mettendo in guardia le donne circa l’arma più potente che gli uomini hanno a disposizione, e usano con dovizia da sempre, per tenere a bada l’altra metà del mondo: la competizione sull’aspetto fisico. E che dire sulla (nemmeno troppo inconscia) disapprovazione da parte delle donne verso il loro stesso sesso, quando c’è di mezzo la bellezza dell’altra? Meditate, pollastre, meditate.

In libreria

La mistica della femminilità– di Betty Fridan  – Rizzoli

Il potere della bellezza– di Nancy Friday, – Corbaccio

Femminilità– di Susan Brownmiller –  Feltrinelli

Desideri di donna– di Rosalind Coward – Editori Riuniti

Il mito della bellezza– di Naomi Wolf – Rizzoli

C come corpo

Celebrato, calpestato, strumentalizzato, adorato, mercificato: c’è qualcosa che sia stato più presente nella storia dell’umanità, nel bene e nel male, del corpo delle donne? Accanto a lavatrici, macchine sportive, deodoranti, computer, detersivi e interi reparti dei supermercati, oppure immortalati nelle arti a tutti i livelli, i corpi di donna, o sue parti, sono da sempre il viatico per commuovere, indignare, vendere, acquistare, far riflettere. Le femministe dicevano negli anni ‘70: “Il corpo delle donne non deve più essere strumentalizzato”. Oggi si chiede, più sommessamente, alle belle giovani manager della bellezza esposte sui calendari di usare con intelligenza, senza nascondersi dietro al “nudo artistico” (che non si sa cosa sia) il proprio effimero patrimonio economico incarnato, fin che dura, nello splendore del corpo. E cercare, dopo essersi assicurate il congruo conto in banca, di crescere come intere.

In libreria 

Corpi che contano – di Judith Butler -Feltrinelli

Il normale caos dell’amore –di Ulrich Bech ed Elisabeth Gernsheim , Bollati Boringhieri

Una donna da mangiare – di Margaret Atwood – Giunti

Manifesto cyborg – Donna Haraway, Feltrinelli

Corpi– VI concorso letterario della rivista Marea

C come clitoride

“Il mondo intero è cresciuto in base agli atteggiamenti negativi relativi alle parti genitali delle donne. Finchè lei sarà una cosa sporca non crederemo mai alla bellezza della quale siamo dotate, di qualunque tipo essa sia. Niente sarà mai adeguato fino a quando quell’unico aspetto del nostro corpo è sbagliato”. Parola di Erica Jong, autrice del mitico Paura di volare, il primo romanzo erotico femminista nel quale finalmente si svelava la terribile verità: le donne hanno finto l’orgasmo, il più delle volte, perché gli uomini non sanno nulla, o quasi, della sessualità femminile. E questo perché lei, la clitoride (ma è ammesso anche chiamarla il clitoride, basta che se ne parli) resta una entità sconosciuta ai più. Svelato l’increscioso e millenario segreto che le donne racchiudono e che i loro compagni misteriosamente ignorano (o fanno finta di ignorare, chissà) il faticoso cammino verso la conquista del piacere fin qui negato è stato fatto, e ha dato anche i suoi frutti. Sono nate anche collane editoriali, come Black Lacey, Pizzo nero, per recuperare il tempo perduto riguardo all’erotismo femminile, che tanto ha anche fare con il ritroso bottoncino. E le ragazze lo sanno. O no?

In libreria 

Perversioni al femminile– di Anna Salvo – Mondadori

Sputiamo su Hegel: donna vaginale, donna clitoridea – di Carla Lonzi – edizioni Rivolta Femminile

La donna intera – di Germaine Greer, Mondadori

Paura di volare – di Erica Jong – Rizzoli

Porci con le ali – di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice- Savelli

Redazione
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