Monsanto ci distrugge il microbioma

di Silvia Ribeiro (*)

Quasi certamente anche i nostri lettori più distratti sanno che Monsanto è accusata da tempo di provocare il cancro attraverso il glifosato. Quel che forse non sanno è che di recente negli Stati Uniti, grazie a un’azione legale avviata in giugno nel Missouri, a quell’accusa se n’è aggiunta un’altra di notevole rilevanza: quella di distruggere i batteri dell’intestino umano che formano il microbioma. Quei batteri sono essenziali non solo alla salute dell’apparato digerente ma anche al sistema immunitario, al funzionamento del cervello e all’organismo nel suo complesso. A distruggerli per decenni è stato ancora il glifosato, inventato e commercializzato nel 1974 da Monsanto (in Italia ne è stato limitato l’uso solo un anno fa), e poi dilagato con la diffusione degli Ogm. La tesi difensiva della multinazionale acquisita da Bayer è sempre stata che l’erbicida inibisce la formazione di un enzima presente nelle piante ma non negli animali e negli esseri umani. Adesso però sappiamo che quell’enzima, l’EPSP sintasi, indispensabile per la sintesi di diversi importanti aminoacidi, che a loro volta costruiscono le proteine, è presente nei batteri che Monsanto distrugge da decenni. Intanto, a luglio lo Stato dell’Arkansas ha vietato l’uso di un altro potente agrotossico, un cuginetto del glifosato che può uccidere le semine di ortaggi, frutta, piante ornamentali e perfino alberi. Si chiama dicamba, e oltre alla sua tossicità è noto per l’alta volatilità. Eppure, secondo Monsanto, nella formulazione prodotta per la soia Xtend la volatilità è bassa. Dite che possiamo credergli?

 

Negli Stati Uniti Monsanto si trova sotto un’ondata di processi, è accusata dai ricorrenti di aver provocato il cancro con il glifosato, essendo a conoscenza del fatto che fosse nocivo, perfino potenzialmente cancerogeno.

A questo si aggiungono ora nuove accuse contro la transnazionale e il glifosato: la distruzione di batteri presenti nell’intestino umano, essenziali per la buona salute dell’apparato digerente, del sistema immunitario e anche per il funzionamento del cervello. Sembra insignificante, perché non siamo soliti riconoscere l’importanza vitale dei miliardi di batteri che formano il nostro microbioma, ma la verità è che sono cruciali per la salute e il buon funzionamento di molti organi, e perfino del nostro organismo nel suo complesso. Mentre la scienza va avanti nel

 

riconoscere l’importanza del microbioma, Monsanto per decenni l’ha distrutto in maniera rilevante.

Questo è il nucleo dell’azione legale che sei consumatori del Missouri hanno iniziato nel giugno 2017 contro Monsanto, [accusata] di diffondere falsa informazione sui danni del glifosato. Il glifosato agisce come erbicida inibendo l’azione dell’enzima EPSP sintasi, indispensabile per la sintesi di diversi importanti aminoacidi, che a loro volta costruiscono le proteine.

In parole povere, quando questo enzima non agisce, l’erba non può svilupparsi e muore. Monsanto ha ripetutamente affermato che, poiché questo enzima esiste solo nelle piante e non negli animali e negli umani, il glifosato è sicuro per noi e per i nostri animali domestici.

Ma l’enzima esiste nei batteri che si trovano nei nostri organi digestivi e, pertanto, l’ingestione continua di glifosato, li uccide, inibendo non solo la loro funzione benefica, ma producendo anche uno squilibrio che permette la diffusione di altri microrganismi dannosi.

Monsanto ha inventato il glifosato nel 1974 e lo vende da allora: è una delle sue principali fonti di profitto. Ma quello che ha realmente provocato l’aumento esponenziale del suo uso, sono stati i transgenici tolleranti al glifosato, come la soia, il mais e il cotone transgenici. Prima dei transgenici, il glifosato danneggiava comunque le colture, per quanto l’uso fosse minore e limitato a determinati periodi della semina. Con i transgenici, l’uso si è moltiplicato fino al 2000 per cento negli Stati Uniti, uccidendo tutto quello che si trova attorno alla coltura, ma generando rapidamente anche resistenza in quelle erbe, che vengono chiamate “super erbacce”, perché resistono al glifosato e ad altri erbicidi.

Più della metà dei campi coltivati negli Stati Uniti hanno le “super erbacce” e negli Stati del sud, come ad esempio la Georgia, più del 90 per cento delle tenute agricole hanno una o più erbe infestanti resistenti. Situazioni simili si ripetono in Argentina e in Brasile che, con gli Stati Uniti, sono i tre paesi con la maggiore estensione di coltivazioni transgeniche.

Di fronte a questa situazione, gli agricoltori hanno iniziato a usare dosi sempre maggiori e frequenti di glifosato e, a loro volta, Monsanto e le altre transnazionali dei transgenici, hanno aumentato la concentrazione e i surfattanti presenti negli agrotossici, aumentando la loro tossicità.

Attualmente, soffriamo di un’epidemia silenziosa da glifosato – per inalazione diretta nei campi, per essere vicini a zone di fumigazione o per i molto diffusi e sempre più alti residui negli alimenti, soprattutto prodotti industriali che contengono soia e mais transgenici.

All’ombra di questa minaccia, se n’è scatenata un’altra, direttamente correlata. Di fronte alle erbe resistenti, le transnazionali degli agrotossici e dei transgenici hanno iniziato a creare colture transgeniche tolleranti a diversi erbicidi contemporaneamente, ancora più tossici e pericolosi. Una di queste è la soia RR2 XTend di Monsanto, che tollera il glifosato e il dicamba, un altro agrotossico ad alto rischio.

Coltivazioni Monsanto

Questa soia e il cocktail tossico che la accompagna, ha cominciato a essere usata negli Stati Uniti nel 2016 ed è già motivo di forti conflitti, perché il dicamba uccide o danneggia molto di più delle erbe del campo dove si utilizza: per dispersione, ha danneggiato anche le coltivazioni di altri campi, comprese quelli degli agricoltori che coltivano soia transgenica di versioni anteriori, non tollerante al dicamba. Il dicamba è un potente agrotossico, che può uccidere le semine di ortaggi, frutta, piante ornamentali e perfino alberi. Oltre alla sua tossicità, ha un’alta volatilità, ma secondo Monsanto la formulazione per la soia Xtend è a bassa volatilità.

Tuttavia, i danni alle coltivazioni per l’uso di questa soia con il dicamba, si sono scatenate nell’Arkansas, nel Missouri, nel Tennessee, nello Iowa e ogni giorno escono nuovi rapporti in diversi Stati, generando gravi conflitti tra agricoltori – c’è stato anche un morto – fino ad azioni legali e contro le assicurazioni, che a loro volta non vogliono farsi carico dei danni.

A luglio, l’Arkansas ha proibito l’uso del dicamba e diversi altri Stati sono passati a una regolamentazione più severa, secondo gli agricoltori quasi impossibile da soddisfare. A fine luglio 2017, sei allevamenti industriali dell’Arkansas hanno iniziato azioni legali contro Monsanto, Basf e DuPont Pioneer, che sono quelle che vendono gli agrotossici di cui ha bisogno la soia Xtend.

Mezzo gallone di Dicamba e passa la paura degli insetti…

 

Il Brasile e il Paraguay hanno approvato la semina della soia tollerante al dicamba. In Messico è stata approvata la semina di cotone transgenico tollerante al glifosato, al dicamba, al glufosinate e all’insetticida su una stessa pianta, chiara dimostrazione della “evoluzione” dei transgenici: ogni volta necessitano di maggiori quantità di prodotti tossici.

Per la salute di tutte e tutti e di quella dell’ambiente dal quale dipendiamo, per le economie contadine che ci danno alimenti sani, si devono proibire queste coltivazioni ad alto rischio, che per di più avvantaggiano solamente le transnazionali.

(*) Pubblicato su La Jornada (e in Italia su «Comune Info» con il consenso di Silvia Ribeiro) con il titolo Directo al estómago: golpes bajos de Monsanto y compañía. La traduzione per Comune-info è di Daniela Cavallo. Tutti gli articoli di Silvia Ribeiro su Comune-info sono qui.

IN BOTTEGA molti altri post: in partticolare cfr L’Italia vieta il glifosato ma il resto d’Europa è meno virtuoso di Marina Forti, Sfida all’esibizione del potere tossico di Vandana Shiva ma anche Glifosato in E-R: prendiamo la questione con serietà di Vito Totire. (DB)

Redazione
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Un commento

  • Aggiungiamo il comunicato stampa della coalizione italiana #StopGlifosato:

    Glifosato: ancora per 10 anni? L’appello ai ministri: l’Italia assuma la leadership del fronte europeo contro il rinnovo dell’autorizzazione

    Il 5-6 ottobre si riunisce a Bruxelles il comitato sull’autorizzazione alla produzione, commercializzazione ed uso di tutti i prodotti fitosanitari a base di glifosato.

    3 ottobre 2017 – Pressing delle multinazionali dei pesticidi sulle agenzie europee, rapporti favorevoli delle stesse agenzie in parte ricavati con il ‘copia e incolla’ degli studi fatti dalle aziende produttrici. Forti e fondati sospetti di cancerogenicità, certezze di inquinamento delle acque e malformazione degli organismi acquatici. Questo è il quadro in cui comincia giovedì il processo decisionale europeo sul mantenimento o meno del glifosato nei nostri campi per altri 10 anni. La Coalizione #StopGlifosato, che riunisce 45 associazioni italiane, ha inviato una lettera ai ministri delle Politiche Agricole, della Salute e dell’Ambiente per riaffermare che “in una situazione di tale incertezza per una decisione che riguarda la salute dei cittadini – a partire dagli agricoltori che risultano i più esposti – e la tutela dell’ambiente, l’Italia può svolgere, come in precedenti occasioni, un ruolo fondamentale. Per questo è necessario che il Governo italiano confermi il parere contrario al rinnovo dell’autorizzazione del glifosato per altri 10 anni, assumendo la leadership di una coalizione di Paesi che mettono al primo posto la salute dei cittadini, la qualità dell’agricoltura e del cibo e la difesa dell’ambiente”.

    Nell’appello inviato ai ministri Maurizio Martina, Beatrice Lorenzin e Gian Luca Galletti, si chiede anche che “il nostro Governo segua il percorso intrapreso dall’Austria che, attraverso l’Agenzia austriaca per la sicurezza alimentare, ha chiesto alla Commissione UE un’indagine sulla valutazione di rischio relativo al glifosato condotta dall’EFSA, proponendo che non si assumano decisioni in sede europea prima di aver fatto chiarezza sulla procedura seguita da questo agenzia, sia nelle ricerche effettuate che nella redazione del parere, in modo da escludere ogni possibile condizionamento da parte di terzi”.

    A essere sotto accusa è il pressing esercitato dalle aziende multinazionali contro lo IARC, l’Istituto di ricerca sul cancro legato all’OMS, che ha definito il glifosato un probabile cancerogeno. Le pressioni sono emerse dagli atti della magistratura statunitense e sono ormai note come Monsanto Papers. Inoltre, la relazione dell’EFSA favorevole al rinnovo dell’autorizzazione del glifosato, risulta – da notizie stampa – essere in parte copiata direttamente dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione da parte di Monsanto e della Task Force Glyphosate. Un ‘copia e incolla’ che non può non preoccupare l’opinione pubblica: a luglio scorso è stata depositata fra l’altro una Iniziativa dei cittadini europei (ICE) che chiede una legge per vietare senza indugi l’erbicida.

    In Italia, uno dei maggiori utilizzatori di glifosato, i dati ISPRA sul monitoraggio delle acque confermano infatti la presenza dell’erbicida sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee in percentuali che spesso superano i limiti consentiti. Nel suo parere l’ECHA, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche che comunque ha dato il via libera al glifosato, ha riconosciuto che provoca seri “danni agli occhi” ed è “tossico con effetti duraturi sulla vita in ambienti acquatici”. In base a questo parere, in realtà l’erbicida risulterebbe incompatibile con gli obiettivi della Direttiva UE sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e del relativo Piano di Azione Nazionale adottato dal nostro Paese, quanto meno rispetto alla tutela delle acque e degli ecosistemi acquatici. “Anche per questo contiamo sul ruolo dell’Italia per bloccare una nuova autorizzazione per il glifosato”, conclude la lettera firmata dalla portavoce della Coalizione Maria Grazia Mammuccini.

    Per sottolineare l’urgenza della decisione, la Coalizione #StopGlifosato lancia a partire dalle 11 e fino alle 15 di oggi un twitterstorm diretto al capo del Governo Paolo Gentiloni e ai ministri Martina, Lorenzin e Galletti. Ulteriori informazioni al link:

    http://www.stopglifosato.it/download/Vademecun-Twitter-Storm-StopGlifosato-03-10-2017.pdf

    Per essere sempre informato sulle attività della Campagna StopGlifosato seguici su Facebook,
    (hashtag #StopGlifosato)

    Aderiscono alla Coalizione italiana #StopGlifosato: ACP-ASSOCIAZIONE CULTURALE PEDIATRI – AIAB – ANABIO- APINSIEME – ASSIS – ASSOCIAZIONE PER L’AGRICOLTURA BIODINAMICA – ASSO-CONSUM – ASUD – AVAAZ – CDCA – Centro Documentazione Conflitti Ambientali – CONSORZIO DELLA QUARANTINA – COSPE ONLUS – DONNE IN CAMPO CIA LOMBARDIA – EQUIVITA – FAI – FONDO AMBIENTE ITALIANO – FEDERBIO – FEDERAZIONE PRO NATURA – FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA – FIRAB – GREEN BIZ – GREEN ITALIA – GREENME – GREENPEACE – IBFAN- ITALIA – IL FATTO ALIMENTARE- IL TEST – ISDE Medici per l’Ambiente – ITALIA NOSTRA – LEGAMBIENTE – LIFEGATE – LIPU-BIRDLIFE ITALIA – MDC-MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO – NAVDANYA INTERNATIONAL – NUPA-NUTRIZIONISTI PER L’AMBIENTE – PAN ITALIA – PesticideAction Network – REES-MARCHE – SLOW FOOD ITALIA – TERRA NUOVA – TOURING CLUB ITALIANO – UNAAPI-UNIONE NAZIONALE ASSOCIAZIONI APICOLTORI ITALIANI – UPBIO – VAS-VERDI AMBIENTE E SOCIETA’ – WWF ITALIA – WWOOF-ITALIA

    La Portavoce del Tavolo delle associazioni:

    Maria Grazia Mammuccini, 3357594514

    Gli uffici stampa:
    AIAB Michela Mazzali -m.mazzali@aiab.it– Cell. 348 2652565

    Lipu Andrea Mazza – andrea.mazza@lipu.it – Cell.3403642091

    WWF Antonio Barone–a.barone@wwf.it – Cell. 340.9899147

    Legambiente Milena Dominici – m.dominici@legambiente.it– Cell. 349.0597187

    Luisa Calderaro – l.calderaro@legambiente.it – 06.86268353

    Associazione Biodinamica Francesca Biffi – f.biffi@silverback.it – cell: 333 2164430

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