Montana: giudice salva Yellowstone dalle trivelle

«la natura è più importante della miniera d’oro»

di Maria Rita D’Orsogna (*)

Non succede spesso che le corti dicano di no a petrolieri e speculatori, e quindi ecco qui una buona notizia.

In Montana il giudice Brenda Gilbert, del Park County District, ha stracciato un permesso per creare una miniera d’oro alle porte di Yellowstone.

Come ci abbiano solo pensato a creare una miniera a cielo aperto vicino ad uno dei parchi piu’ famosi del mondo e’ gia’ di per sè un mistero, ma grazie al cielo il giudice e’ stata previdente e non si e’ lasciata abbindolare dai miraggi aurei.

La ditta che voleva creare una miniera d’oro e’ canadese e si chiama Lucky Minerals. Volevano cercare oro nella cosiddetta Emigrant Gulch proprio al di fuori del confine nord del parco nazionale di Yellowstone, nel Montana.

Le trivelle esplorative – perche’ sempre di trivelle si tratta! – dovevano partire il giorno 15 luglio 2019, ma il giudice ha reso invalido il permesso della Lucky Minerals perche’ non rispettava i diritti del pubblico e della sua partecipazione in materia ambientale, secondo la costituzione del Montana.

Cosa e’ successo?

E’ successo che la Lucky Minerals aveva gia’ fatto richiesta di trivellare l’area, e che gia’ un primo giudizio, sempre espresso dallo stesso giudice, Brenda Gilbert stato negativo. Nel maggio del 2018 si concluse che la Lucky Minerals non aveva tenuto in considerazione il fato delle sorgenti d’acqua e degli animali selvatici, nel suo rapporto di valutazione ambientale.

Occorreva ripresentare altre carte. Allo stesso tempo pero’ la legge del Montana stipula che i giudici non possono bloccare le trivelle a causa di intoppi ambientali e cosi’ il Montana Department of Environmental Quality diede il permesso. Per di piu’ il terreno in questione e’ in mani private e non e’ di dominio pubblico.

E cosi la Lucky Minerals si prepara per queste operazioni esplorative, all’acqua e agli animali ci avrebbero pensato dopo.

Ma questa idea causo’ una sorta di mini ribellione ambientale, da ambo i lati dello spettro politico.
La rabbia popolare era montata, e sia la agenzie federali che i rappresentanti del congresso erano rimasti inorriditi che non esistessero difese maggiori per questi terreni che non fanno formalmente parte di Yellowstone, ma che gli stanno al confine.
Il segretario dell’interno dell’epoca, Ryan Zinke, odiato da tutti perche’ lui stesso odia la natura e la sua protezione, fu inorridito pure lui, a dimostrazione di quanto fosse orribile l’idea della miniera d’oro fuori da Yellowstone. In fretta ed in furia nell’Ottobre del 2018 venne passata una legge per rendere i territori federali al di fuori di Yellowstone off-limits a tutte le operazioni minerarie per i prossimi 20 anni, fino all’8 Ottobre 2038.

Il giorno 12 Marzo 2019, il presidente arancione Donald Trump ha firmato una legge bipartisan per rendere queste protezioni permanenti.

Ma questo si applica ai territori federali, pubblici, e non a quelli dei privati, E cosi i vari gruppi ambientalisti del Montana, guidati dal Park County Environmental Council, dalla Greater Yellowstone Coalition, e dall’associazione Earthjustice,  hanno deciso di opporsi alla legge del Montana che consente le trivelle *prima* che i rapporti ambientali siano completi, perche’ appunto tolgono alla gente la possibilita’ di esprimere la propria opinione e tolgono trasparenza al progetto.

Che senso ha partire con i lavori prima gli impatti siano noti?

E indovina un po’? A presiedere la causa lo stesso giudice del primo no, Brenda Gilbert, che ha dato ragione agli ambientalisti, ha eliminato la clausola che permette di iniziare lavori prima che gli iter approvativi siano terminati, e ha essenzialmente detto alla Lucky Minerals di tornarsene in Canada dove sarebbero stati piu’ lucky.

Ovviamente, da buon speculatore, il CEO della Lucky Minerals, dice che faranno appello.

Ma intanto devono stare a braccia conserte, e visto che la comunita’ intera, dai residenti fino a Trump hanno fatto tutto quello che si poteva e doveva per fermarli, sara’ davvero difficile che ci riusciranno.

Per una volta triofa il buon senso.

(*) Maria Rita D’Orsogna è fisico e docente all’Università statale della California, cura diversi blog (come questo).

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