Morire a Cervia: cocaina e organizzazione del lavoro

di Vito Totire (*)

Cocaina a Cervia : torniamo alla logica della Grecia antica del capro espiatorio… «oi pharmakoi»? Ovviamente la Rete nazionale lavoro sicuro sconsiglia la cocaina (ed altro) a chicchessia: ai lavoratori ma anche ai disoccupati, giovani o anziani, maschi e femmine ecc. Tuttavia fin dall’inizio il tragico evento di Cervia ci è parso troppo spostato verso il classico scenario da capro espiatorio; Thomas Sasz (Il mito della droga, Feltrinelli) ci ricorda che l’antico temine greco «oi pharmacoi» indica il capro espiatorio ma è anche una “vox media” che sta a significare farmaco o rimedio come anche veleno.

Il clima da colpo di teatro a Cervia ha raggiunto il culmine (secondo gli inquirenti) ipotizzando che non solo il lavoratore ruspista di Cervia – Lerry Gnoli (**) – usasse cocaina ma fosse anche un consumatore recente. La sua precedente condotta poi avrà certamente incentivato fantasie lombrosiane ancorchè non dichiarate (delinquente o investitore nato). Non entriamo nel merito di altri particolari ma a noi che siamo impegnati da decenni sulla prevenzione degli eventi mortali nei luoghi di lavoro è parso

subito che la ricostruzione dei fatti fosse lacunosa e che l’equazione cocaina=evento mortale fosse quantomeno non esaustiva se non peggio. E’ fuorviante enfatizzare o a volte persino inventare il cosiddetto errore umano: rischia di indurre ad evitare di indagare obiettivamente sulla organizzazione del lavoro e sulle sue defaillances. Intendiamoci: il cosiddetto “errore umano” si può verificare ma una organizzazione del lavoro sana ha

anticorpi sufficienti per evitare impatti di portata rilevante quando un errore si dovesse verificare. Un “errore” è peraltro quasi sempre effetto di sovraccarico lavorativo e di distress (si tratta di due fattori che facilitano condotte insalubri e pericolose ma che non attengono a colpa individuale).

Diciamo en passant, che se il lavoratore fosse stato nel ruolo di lavoratore dipendente, per legge sarebbe stato sottoposto a verifiche sulla eventuale assunzione di sostanze stupefacenti (che peraltro possono essere illegali o perfettamente legali). Noi npn siamo entusiasti di queste forme di controllo fiscale, visto che facciamo più affidamento sul senso di responsabilità del lavoratore e sull’ attenzione che, in forma non fiscale o repressiva, i colleghi di lavoro possono prestare al monitoraggio di condotte a rischio per il lavoratore stesso, per i colleghi e per “gli utenti”. La marea di controlli inutili su migliaia e migliaia di lavoratori – da quando sono in vigore le norme specifiche – è come la montagna che ha partorito un topolino. Si dovrebbero fare controlli più mirati e consensuali ma su questo adesso non approfondiremo.

Chi ha favorito la frammentazione dell’organizzazione del lavoro in appalti e subappalti deve però prendere atto che il lavoratore ruspista non ha fatto controlli in quanto non dipendente ma autonomo. Con la notizia del reperimento di una determina che autorizza i lavori sulla spiaggia di Cervia fino al 31 maggio 2025 emerge quanto era prevedibile e intuibile: che occorreva valutare le eventuali lacune della organizzazione del lavoro rifuggendo il rischio di considerare, a priori, la cocaina e l’eventuale suo uso come gli unici imputati.

In sostanza quello che uccide tutti i giorni sul lavoro non sono le possibili ma rare “condotte voluttuarie” del singolo lavoratore ma l’omissione delle misure di sicurezza e la deregulation che causano in Italia (e nel mondo) uno stillicidio quotidiano di morti inframmezzato da stragi.

La tragica vicenda di Cervia e il grave lutto che ne è conseguito ci ricorda poi che un’organizzazione del lavoro inadeguata non si riverbera negativamente solo sulla speranza di salute e di vita dei lavoratori ma su tutti e persino a volte su chi si trova in un dato luogo alla ricerca di relax e di benessere, come è accaduto alla turista a Cervia.

Abbiamo salutato con interesse la decisione del comune di Cervia di costituirsi parte civile e siamo certi che il sindaco sarà coerente con il vero spirito di una parte civile: partecipare al procedimento senza apriorismi ma solo alla ricerca della verità e delle vere responsabilità.

Occorre rendere giustizia alla povera signora deceduta e ai suoi familiari ma senza ragionare con i paraocchi o ricorrendo a capri espiatori e dunque mettendo in luce tutte le vere responsabilità.

Seguiremo il processo apportando il nostro contributo critico all’analisi dei fatti.

(*) Vito Totire, è medico del lavoro e portavoce della «RETE NAZIONALE LAVORO SICURO».

(**) secondo i quotidiani c’erano tracce di cocaina sulla ruspa che investì e uccise la turista Elisa Spadavecchia a Cervia. La droga è stata rilevata dai carabinieri del Ris di Parma. Il conducente, Lerry Gnoli, fu arrestato il 28 giugno ed era già noto che fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Secondo gli investigatori, la droga potrebbe essere stata assunta poco prima dell’incidente.

 

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