Multe americane

Ricevo da Claudia Marinelli un divertente resoconto tipo “avventure in città” e mi affretto a postarlo.
Fretta per modo di dire. Fretta sul ritardo. Perché lo avevo salvato in una cartella dimenticata e ritrovata sp quando mi sono deciso a effettuare ricerche a tappeto.


Chiedo vienia all’amica Claudia Marinelli.
Mauro Antonio Miglieruolo


MULTE AMERICANE
Di Claudia Marinelli

– La pipìììììììììììììììììììììì! – piagnucolava la piccola Emma. – Ho seteeeeeeeeee! – frignava Mattia. – Ho fameeeeeeeeeeeee! – piangeva Gaia legata al seggiolino sul sedile posteriore della macchina.
– Ho fatto, tranquilli, adesso andiamo a casa! – esclamò Clara mentre parcheggiava in tutta fretta la macchina accanto a un tassametro sulla Prima Avenue, di fronte al grattacielo dove abitava. Avevano ragione i suoi bambini: erano quasi due ore che girava come una cretina alla ricerca di un parcheggio sotto il sole cocente di luglio per le strade di Manhattan. Aveva fatto il giro intorno al suo isolato e poi aveva perlustrato in su e in giù la Prima e la Seconda Avenue, la Quattordicesima Strada fino al fiume e tutte le strade laterali limitrofe almeno una ventina di volte, e poi si era liberato un posto sotto casa. Aveva traslocato da poco a Manhattan e mai avrebbe immaginato che spostare la macchina in sosta vietata per la pulizia della strada, avrebbe significato vagare a vuoto per mezza mattinata. Però era l’unico modo per evitare ancora una multa sicura, e ne aveva pagate così tante durante i suoi quattro anni nella Grande Mela!
Clara si era sempre meravigliata di come fioccassero le multe sui parabrezza in America. Bastavano due minuti di ritardo che dal nulla, quasi per magia appariva il noto foglietto bianco e rosso. I poliziotti di New York City guadagnano una percentuale sulle multe che fanno e dunque sono efficientissimi a scovare le macchine in difetto, e sparire nel nulla. Eppure le strade a New York sono larghe, per sparire un po’ di tempo ci vuole! Come fanno? si era spesso domandata Clara. Si apposteranno, avranno dei radar speciali o forse il dono dell’invisibilità! Però non si lasciavano sfuggire neanche un minuto di divieto di parcheggio per riempire le casse del Motor Vehicle Department di New York, e ingrassare le loro tasche.
E bisognava stare attenti anche ai parcheggi vicino ai tassametri! Una volta Clara, “imbottigliata” nell’ascensore di un grattacielo, non era riuscita ad arrivare in tempo per aggiungere i quarti di dollaro al tassametro, ed ecco la multa per due, dico due, minuti di ritardo! Visto che doveva fare altre commissioni quel giorno, aveva avuto la brillante idea di lasciare la multa sul parabrezza, sicura che con il foglietto bianco e rosso ben in vista i famigerati poliziotti avrebbero rinunciato a perseguitare la sua macchina. Che illusione! Alla fine della giornata di multe ne trovò tre. Quei centoventi dollari regalati al Motor Vehicle Department, quando ci pensava, ancora le facevano bollire il sangue nelle vene. Meno male che era sparito il poliziotto che l’aveva multata, lei era così arrabbiata quel giorno che sarebbe stata capace di saltargli addosso e avrebbe rischiato magari le manette e la prigione come nei film, con tanto di cauzione per uscirne!
Amava New York, città pentolone di razze, lingue e culture ma doveva ammetterlo: per i parcheggi e le multe era una città incubo.
Eppure quando arriva dall’Europa il turista è sempre impressionato dalla larghezza delle strade e lo spazio della città.
Tutta scena!
Di spazio per parcheggiare ce n’è poco anche lungo le chilometriche Avenue e Street di Manhattan. Tra divieti per pulizie della strada, idranti, posti riservati ai dipendenti degli ospedali, parcheggi riservati ai taxi, agli handicappati, quelli per lo scarico e carico merci, le chiese, le sinagoghe, le moschee, i musei, di posto ne rimane ben poco. E poi bisogna mettere in conto che le macchine americane sono dei transatlantici. Come rimpiangeva Clara la sua piccola e maneggevolissima Panda Italiana!
– Bimbi andiamo. – Disse la mamma mentre apriva lo sportello posteriore e faceva scendere i suoi tre bambini madidi di sudore. – Tra un’ora però dobbiamo rispostare la macchina. – Concluse riempiendo di quarti il tassametro.
– Nooooooooo, noi vogliamo stare a casaaaaaaaaaaaa, fa caldoooooooooooo! – piagnucolarono i suoi figli.
– Ma poi compriamo il gelato. – Promise Clara ed entrò nel portone seguita dai suoi tre bambini.
Dopo un’ora e svariate promesse di caramelle, gelati e leccornie varie ai suoi figli, armata di giocattoli e bibite fresche, Clara si preparò ad un’altra maratona del parcheggio. Fece sedere i suoi figli nel sedile posteriore, si accomodò al volante, girò la chiave e, rassegnata, si immise nel traffico della Prima Avenue. Prima di girare verso il fiume però notò che, dall’altro lato della strada, dove vigeva ancora il divieto, c’erano già diverse macchine parcheggiate con conducente al posto di guida. – Forse non fanno la multa se vedono qualcuno in macchina. – Pensò Clara. – Ci provo, se vedo arrivare un poliziotto mi sposto. – E, rischiando quaranta dollari di multa, si parcheggiò sul lato sbagliato. Spense il motore.
– Mamma, ma che facciamo qui? – domandò suo figlio dopo un paio di minuti. – Io ho caldo! –
– Aspettiamo fino alle due e poi andiamo a casa. – Rispose.
Il bambino cominciò giocare con le sue macchinine, Emma con la sua Barbie preferita e Gaia dava segni di sonnolenza.
Il sole alto infuocava la scocca della macchina spenta e Clara aprì le porte sul lato del marciapiede e tutti i finestrini. Quindici minuti passano in fretta.
Alle due meno sette il signore che aveva parcheggiato davanti a lei scese, chiuse a chiave la sua macchina e se ne andò pensando, probabilmente, che non gli avrebbero affibbiato una multa, visto che anche il camion della pulizia della strada era già passato. Appena si allontanò dalla macchina, ecco apparire come per incanto una poliziotta in uniforme blu, blocchetto delle multe in mano, berretto in testa, e cinturone in vita con attaccati talkie walkie e pistola.
Clara si guardò intorno: niente macchine o pulmini della polizia.
Ma, da dove era uscita?
Mistero!
In meno di tre secondi aveva già piazzato una multa sul parabrezza della macchina vuota.
– Oh, mamma! – sospirò Clara. – Devo scappare, bimbi chiudete le porte. – E veloce accese il motore ma … tempo di spostare lo sguardo dalla strada al quadrante dell’auto e di nuovo alla strada ecco che la poliziotta era giù sparita.
Sparita, volatilizzata!
– Ma dov’è finita? – si domandò Clara perlustrando con lo sguardo la Prima Avenue dove il traffico scorreva regolare, e il marciapiede di fronte a lei. Niente di niente, neanche un capello della poliziotta. – Come ha fatto? Non è normale. – Pensò scuotendo la testa. – Che fosse un’extraterrestre con il dono di sparire e apparire dal nulla? –
Ma certo! I poliziotti di Manhattan erano tutti alieni con la capacità di apparire solo per fare le multe alle persone che avevano lasciato la macchina in posti sbagliati per pochi minuti. Ecco perché lei non li aveva mai visti e non era mai riuscita a litigarci: erano extra terrestri con poteri paranormali. Con tutte le orde di immigrati clandestini che entrano a New York ogni giorno, l’ufficio immigrazione non poteva andare per il sottile. Sicuramente gli impiegati non riuscivano a discernere tra immigrati terrestri ed extraterrestri visto che in tutto e per tutto somigliavano a degli esseri umani. E poi questi extraterrestri usavano i loro poteri paranormali per ottenere permessi di soggiorno in tutta regola. Anche se, ipotesi assai remota, qualche poliziotto dell’F.B.I. un qualche tipo simile al Tenente Dana Skelly o Fox Molder di “X Files”, avesse avuto dei dubbi, sarebbe convenuto al Governo americano smascherare i poliziotti alieni? Il loro lavoro lo facevano così bene! In fondo perché perseguire o scacciare alieni che fanno ingrassare le casse del famigerato Motor Vehicle Department?

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