Natale: amore e odio

Amo il Natale” di Donata Frigerio seguito da “Ogni Natale arriva l’odio” di Daniele Barbieri

Il Natale è il compleanno di Gesù. Celebra la nascita dell’Amore che è venuto ad abitare con noi. Amo il Natale perchè permette di rivivere questo dono enorme, gratuito, per tutti.

Il Natale è equo davvero. Nella mia esperienza personale è così equo che quelli che lo capiscono più in profondità e ne vivono la gioia sono quelli che han meno luccicanti pacchetti da donare e da ricevere. In fondo è sempre stato così… fin dalla prima volta, circa 2000 anni fa. Allora c’erano pastori.

Amo il Natale quando torno verso la casa (natale), la vigilia, e vivo nel sabato del villaggio di leopardiana immagine, pregustando la festa con i parenti, una giornata insieme senza fretta ed altro da fare che stare insieme. Un regalo d’amore dolcissimo.

Amo il Natale, i bambini con le stelline negli occhi e l’eccitazione dell’attesa.

L’ho amato molto nei bambini congolesi, quell’anno in cui mi trovai a festeggiar con loro, occhi grandi e luminosissimi, pieni di stupore e mistero ed incredulità…. che potesse davvero esser Natale da loro. Ho amato molto il Natale in Congo, quell’anno; niente freddo e neve, niente pubblicità in tv, niente panettone e Babbo Natale; invece una camminata notturna alla luce della lampada a petrolio, attraverso i bananeti, per raggiungere il villaggio dove si sarebbe tenuta la veglia della notte Santa. Non fu una rappresentazione del presepe, piuttosto un vero presepe vivente. Non avevamo un abete di Natale ma un banano di Natale, con liane al posto dei festoni colorati, addobbi ritagliati nella carta al posto delle palle di plastica o vetro. Pranzammo con vera frutta tropicale.

Ma amo il Natale anche a casa delle mie zie ottuagenarie, vedove; una, barricata in casa, vive la festa con il the pronto per noi nipoti, offerto nel servizio buono, insieme ad un cioccolatino; l’altra, ospite di una casa di riposo, felice di vedermi, ripete la stessa domanda 3 volte in un’oretta, mi bacia su entrambe le guance.

Cosa amo ancora del Natale? Amo la gioia di rivedere alcuni amici d’infanzia, di ritrovarci a raccontarci di noi, aggiornarci sulle novità, ricordarci (l’età avanza, purtroppo) l’un l’altro le avventure giovanili,mangiare una fettina di panettone e ridere, ridere insieme. Amo questi incontri tradizionali, a cui siamo fedeli dalla gioventù.

Amo i luoghi in cui non si fa la storia, in cui si prepara il pranzo di Natale per ospiti che nessuno vorrebbe, che non hanno lustrini. Amo questi luoghi, soprattutto a Natale, perchè regalano la festa, ma tutti i giorni, non solo nello stucchevole natale che ci propina il TG.

Amo il Natale quando riesco a resistere al natale in vendita, quando riesco a non farmi travolgere dalla frenesia dell’acquisto fatto contro voglia, perchè “se poi arrivasse tizio con un regalo dovrò avere un presente di scorta da dargli per ricambiare”; ma amo il Natale anche quando mi aggiro per librerie e botteghe del mondo (commercio equo), i luoghi in cui cerco un regalo per le persone che amo, simbolo di quel regalo d’Amore che voglio condividere con loro.

Amo il Natale, perchè non dovrei? Mi viene regalato un altro Natale, un altro giorno in cui apprendere la difficile arte di amare facendosi piccoli, per poi tentare di viverla ogni giorno dell’anno e, quando non riesco a farlo, e capita spesso, ricordare il Natale trascorso per riprendere energia e ritentare.

Buon Natale, quello vero, non quello del ciccione creato dalla pubblicità della Coca Cola!

 

Mi viene chiesto di spiegare perché detesto il Natale in un ping-pong a distanza con Donata Frigerio che l’ama. Ecco, vedete come sono imprecise le notizie (anzi le voci). Non è vero che il sottoscritto odi le feste natalizie. E’ il contrario: loro ce l’hanno con me.

Fra le poche cose che davvero detesto ci sono il consumismo e l’ipocrisia. Come capirete sotto Natale si moltiplicano. Non sono così egocentrico da pensare che ciò accada per farmi un dispetto ma la sostanza è che in questi giorni divento più verde di Hulk. E’ un fatto privato? Non credo. Anni fa lavorai (da esterno) a un programma di Radiotre e ne approfittai – con il mio socio di scrittura Riccardo Mancini – per verificare il famoso detto che a Natale siamo tutti più buoni. Da un rapido controllo statistico nelle strutture ospedaliere risultava che nei giorni delle feste sono molti più del solito i bambini e le donne picchiati. Non c’è un perché scientifico ma si suppone che lo stress da consumismo e da ipocrisia scateni (ancor più) la violenza domestica. Orribile ma fa riflettere.

Ovviamente conosco bene – e rispetto – le ragioni di chi crede e dunque la felicità per l’Avvento di un Salvatore. Non sono un cristiano ma evito di scherzare su questi argomenti. Semmai mi domando – e presumo di essere in larga compagnia – con grande inquietudine come mai tante persone sinceramente credenti accettino questo svilimento (ripeto: nel consumismo sfrenato e nell’ipocrisia) del messaggio di Gesù.

Sento un’obiezione nell’aria e gioco d’anticipo. Potrei lasciar perdere il significato religioso e consolarmi con una bella festa che, da sempre in quasi tutto il mondo, accompagna la festa del sole, l’antico giorno (romano) del riposo o altri riti. In fondo il pino è simpatico, Babbo Natale ridacchia e si fanno i doni. Sì ma.. gli alberi finiscono nella spazzatura mentre Papà Natale è il simbolo della Coca Cola che infatti lo ha reinventato (per l’esattezza nel 1931) di color rosso mentre nella tradizione aveva un abito verde o marrone.

Questo vuol dire che non vi farò gli auguri? No, ma me la caverò come in una mail – mooooolto politicamente corretta – che girava nel 2006. Questa. «Per favore, accettate senza nessun obbligo, implicito o sottinteso, i miei migliori auguri per un solstizio d’inverno, ecologicamente consapevole, socialmente responsabile, senza additivi, non connotato dal punto di vista del genere, praticato nel rispetto delle tradizioni religiose o delle abitudini secolari che preferite. Inoltre vi invio i miei migliori auguri, ma non vincolanti, per il prossimo anno del calendario comunemente in uso, non senza il dovuto rispetto per i calendari di altre culture e tradizioni. Questi auguri sono inviati senza distinzione di razza, credo, colore, età, abilità fisica, sistema operativo del computer o preferenza sessuale di coloro che li ricevono, siano essi di destra, di sinistra o altro. Dunque buone feste, se la bontà fa parte del vostro sistema di valori e se accettate o riconoscete questo particolare significato di festa».

Post scriptum: e darsi come comune obiettivo per il prossimo anno abolire il consumismo e l’ipocrisia?

 

Redazione
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7 commenti

  • ismaele franco fortino

    bella daniele!! un abbraccio buone feste eque e solidali.

  • Carissimo,
    accetto con gioia i tuoi auguri molto liberal, penso non possano essercene di migliori, visto che abbracciano tutti senza distinzione di razza, genere, credo… penso possano andare bene anche per gli alieni. Dato che io ritengo che essi siano tra noi già da parecchio tempo, i tuoi auguri assumono una rilevanza a livello intergalattico e non è cosa da poco.
    Il tuo obiettivo è un must assoluto, purtroppo non trova molto accoglimento tra gli umani asserviti al tremendo lavaggio del cervello indotto dalla società consumistica, una platonica caverna dove il fango ormai arriva alla bocca e respirare non è molto facile. Ogni tanto qualche incatenato riesce, non si sa bene come, a sollevare il mento del proprio compagno di prigionia sfinito, prima di cadere anch’egli nel sonno…un sonno che genera se possibili ulteriori mostri di cui sinceramente abbiamo il terrore…
    ecco forse come obiettivo sarebbe auspicabile abolire la paura e l’ignoranza, ma occorrerebbe una scuola efficiente e una televisione non serva del Potere e dello Show Biz, Biechi Grigi in odore di Peste Nera.
    Ecco forse il vero obiettivo da porsi è proprio questo: liberarci dal Mercato, vero Signore Assoluto di tutto il Globo Terraqueo, senza distinzione di Stati, paesi, contee, regioni, provincie, municipi, cattedrali e chiesette di paese.
    Il Mercato, che oggi vediamo agonizzante nelle proprie budella, richiede ancora le sue vittime sacrificali all’ Altare della Vergogna, cui tutti, più o meno in modo fervente, siamo devoti.
    Ecco poichè parli di non svilire consumisticamente il nome di Joshua ben Joseph, Sol Invictus che illuminò lo stanco Impero Romano minandolo nelle fondamenta, posso bene riprendere quell’inveterata preghiera e renderla universale. “Libera nos a malo”, recita la vulgata latina che traduce malissimo la frase del vangelo di Matteo “ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ”, che significa “liberaci dalle sofferenze”. In questo caso, non liberaci, ma liberiamoci dalle sofferenze, dal male di vivere, dalle ipocrisie e dalle Leggi del Mercato, terribile Leviathan che domina i paesi, schiavizzandoli nella loro essenza più profonda, mortificando l’anelito di pace amore e libertà.
    Siccome l’uomo è libertà, per il prossimo anno, poniamo l’obiettivo di riprendercela con le nostre mani.
    Affinchè questo sia davvero un felice e sereno giorno per una nuova nascita!

  • mario sumiraschi

    Ciao Daniele, ti seguo al cento per cento!
    Possiamo pure affermare che il Natale è è diventato il giorno sublime, apologetico del consumismo e dell’ipocrisia. Disintossichiamoci con il nostro impegno quotidiano.
    Ciao a tutti.

  • Caro Daniele, condivido in pieno ciò che hai scritto, ma ti auguro lo stesso un Buon Natale (in decrescita, a dispetto di quello che vorrebbe la finanza).
    Clelia

  • Caro Daniele,
    semplicemente, tanti laicissimi auguri di buone feste e buon riposo a te e a tutto il blog!
    Ciao–Salvatore

  • Maria Giovanna Lai

    Mi sono proprio piaciuti i tuoi Auguri Daniele, grazie…dunque auguri pure te. ciao Maria Giovanna

  • Daniele, ma che fai? Parola per parola scrivi tutto quello che vado dicendo,ogni anno, a chiunque cerchi di farmi gli auguri pur sapendo che non c’è trippa per gatti. Vabbè, non c’è neanche copyright. Quindi, buon solstizio d’inverno, se così si vuole.
    Sottoscrivo in pieno le parole del nostro Astrofilosofo “affinché questo sia davvero un felice e sereno giorno per una nuova nascita” (ciao, Fabrizio). Grazie per i quattro racconti di natale, così antitetici e così compenetranti fra loro. Il vaso di Pandora è scoperchiato, ma rimane la Speranza.

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