Nawal al Sa’dawi e il femminismo egiziano
di Lella Di Marco
A seguire una composizione collettiva (in arabo e in italiano) delle donne – native e migranti dell’associazione Annassim di Bologna
Naval al Sa’dawi nasce il 27 ottobre 1932 in un villaggio sul Nilo , non lontano dal Cairo. Laureata in medicina , prende la specializzazione in psichiatria ed è la prima femminista egiziana: affronta le tematiche relative a donne e Islam, i diritti e la condizione delle donne in Egitto e nei Paesi arabi.. Scrive saggi politici, racconti, romanzi incappando in forti censure nel mondo arabo a cominciare dall’Egitto.
A causa della sua militanza politica e dell’impegno in difesa dei diritti delle donne, subisce attacchi e persecuzioni. Viene incarcerata nel 1981 sotto il regime di Sadat, poi nel 1992 è in una lista di persone minacciate di morte dai fondamentalisti e costretta all’esilio.
Rientrata in Egitto, nel 2001 è denunciata per apostasia scatenando una grossa mobilitazione internazionale per impedire una condanna che l’avrebbe esposta al divorzio dal coniuge, lo scrittore Sherif Youssef Hetata, lasciandola senza tutela legale alla mercè di qualsiasi atto di violenza.
Noi come donne, native e migranti, appartenenti all’associazione Annassim di Bologna facemmo collettivamente la conoscenza diretta con Nawal durante la “primavera araba” che la vide protagonista con le sue parole e il suo corpo. Eravamo collegate da Bologna con le donne di piazza Tahrir e alcune sue parole sono state riprese nella citazione che segue, postata in marginalia (il blog della nostra amica Vincenza Perilli)
domenica 13 febbraio 2011
Femministe e rivolte in piazza (Tahrir)
Un mese fa, dopo giorni (e notti) di rivolta in tutto il Maghreb, il dittatore tunisino Ben Ali (che – ricordiamolo – aveva conquistato il potere con un golpe 23 anni fa grazie anche al sostegno decisivo del governo italiano) fuggiva da Tunisi. E stanotte, in Egitto, donne, uomini e bambini/e hanno continuato a ballare nella capitale, in piazza Tahrir, sotto i fuochi di artificio, per festeggiare l’abbandono del potere (dopo quasi trent’anni) di un altro dittatore, Hosni Mubarak, il “moderno faraone” con il trono «appiccicoso del sangue del popolo» come scrive Nawal El Saadawi, femminista egiziana, in una sua cronaca dal cuore della rivolta. Ed è questa cronaca che vi invitiamo a leggere (per intanto nella traduzione in inglese di Robin Morgan per il Women’s Media Center, nei prossimi giorni speriamo anche nella nostra traduzione in italiano), una cronaca scritta una domenica dei primi di febbraio dalla quasi ottantenne Nawal El Saadawi (di cui forse alcune/i di voi hanno letto Woman and Islam) che da piazza Tahrir – in arabo significa liberazione- testimonia e partecipa della/alla rivoluzione egiziana, una rivoluzione che divampa «per le strade di tutte le province, di tutti i villaggi e di tutte le città, da Assuan ad Alessandria, da Suez a Port Said». Descrive donne, uomini, bambini/e, cristiani copti e mulsumani che resistono insieme alla barbarie, ai militari, ai cavalli, ai cammelli, alle molotov, al fuoco e alla morte. Descrive i canti («molti guidati da donne, con gli uomini che seguono») che rivendicano «libertà, dignità, giustizia» e la fine della tirannide. E noi? Quando saremo capaci di prendere tra le mani la nostra rabbia e cacciare i nostri tiranni? Oggi siamo restate qui a leggere, scrivere, tradurre, con il cuore a piazza Tahrir e lontano dalle piazze italiane: non abbiamo potuto aderire né partecipare – seppur con contenuti “critici” – a una manifestazione nata da un appello alle “donne italiane”, in nome della loro “dignità”, della “decenza”, della “religione” e della “nazione”. Nawal El Saadawi termina la sua cronaca scrivendo: «questo è come un sogno». Qual è il nostro?
In quella piazza c’era anche la presidente della nostra associazione Hend Ahmed che al suo ritorno ci fece un report esauriente di quei giorni e di quella esperienza collettiva… stimolandoci a rispondere alla richiesta di un gruppo di poetesse che volle che mettessimo quelle narrazioni in forma di parola , producendo dei Landays , in onore delle donne violentate e oppresse … sulla scia della tecnica di popoli nomadi e soprattutto delle donne pasthun che in brevissime composizioni, in forma anonima quasi metaforica riescono a esprimere il loro dolore per la repressione che subiscono, riuscendo così a trasmettere di donna in donna …
Oggi Hend così parla dell’Egitto e di quella forte pratica di ribellione: «quella esperienza fu straordinaria, c’era speranza di cambiamento, fermento di idee, solidarietà. Vicinanza… io ero in vacanza a casa di mia madre e ho sentito forte il bisogno di scendere il piazza con le altre… non potevo rimanere a guardare dalla finestra. Ma forse si poteva prevedere che tutto sarebbe rientrato nel peggiore dei modi. E’ stata soltanto una rivolta e non la rivoluzione. Il sistema è rimasto intatto; il nuovo presidente è il NUOVO FARAONE e gli egiziani poveri sono rimasti gli schiavi di sempre… Le condizioni economiche e di vita della gente sono peggiorate notevolmente, come le violenze sulla donna dentro e fuori la casa. E’ cambiato il modo di pensare, dovuto anche ai nuovi mezzi di informazione ma il modo di vita no .Con la disoccupazione alle stelle la condizione dei maschi è allucinante. Nessuna donna, e non solo in Egitto, sposa un uomo senza reddito da lavoro, così il maschio, senza moglie, è mutilato anche nella sua vita sessuale e questo lo spinge a violenza sulle donne. L’Egitto (grazie al sostegno, certamente interessato, di Paesi stranieri come USA e altri) in certe città ha avuto uno sviluppo architettonico notevole. Moderno. Sono stati costruiti ponti, strade palazzi … ma la differenza tra ricchi e poveri è aumentata. Niente lavoro, reddito, diritto alla salute, al cibo, alle cure sanitarie all’istruzione per i poveri. Molti di questi continuano ad abitare al cimitero, in tombe abbandonate, in una simulazione di casa. In Egitto non esiste l’edilizia pubblica né ci sono agevolazioni in tal senso. Gli unici che possono usufruire di alloggi sono i dipendenti statali La classe più agiata è l’unica a godere anche delle iniziative culturali come il festival internazionale del cinema che si tiene ogni anno ad Alessandria d’Egitto al quale vengono chiamati registi da tutto il mondo anche dall’Italia. Ma nessun Paese (arabo e non) è interessato a favorire un cambiamento in Egitto, alla pratica dei diritti fondamentali umani e civili… Con l’Egitto tutti I PAESI OCCIDENTALI hanno ottime relazioni diplomatiche ed economiche… anche se il TERRORISMO è sempre dietro l’angolo e il turismo non decolla come vorrebbero».
VIOLENZA SULLE DONNE EGIZIANE
IN RIVOLTA
L’ALTROVE E’ OVUNQUE
I landays DI CUI FACCIAMO DONO sono una produzione collettiva realizzata di getto dopo il racconto molto sofferto della rivolta al Cairo che ci ha fatto Hend al suo ritorno a Bologna nel settembre 2013
Esprimono uno stato d’animo una tonalità emotiva, una affettività che creano PAROLE CHE PRENDONO IL VOLO MANIFESTANDO IL VISIBILE NELL’INVISIBILE
انا ام و بنت
إمرآة في كل شيء مصرية في الالام
بلدي و وطني مصر
دمرتها شراسة السلطة
منازل محروقة
فن،ثقاقة و كلّ الكائناة الحية
حمزة٤ سنوات
يقلد إطلاق النار والجرحى
و يعرف آنها ليست لعبة
هواء ملوث ،دخان و غبار
الرمال والسحام على الشعر و الوجوه
صراحة في نفوسنا
إخوة مستبدة عساكر
عبيد، قتلة للفراعنة الحقييين
من أجل الحرية موت و متفجرات
تدمير لإرادة و أفكار الثورة
خطؤنا الكبير في هذه الثورة
كوننا نساء
جسم،هواجس،جنس الأنثى
خوف و انتقام من السلطة
العنف الجنسي والإغتصاب الجماعي
أفضل طريقة لمعاقبة المرأة في الثورة
جنس الأنثى كهدف
إهانته،تعذيبه،لذة لسلطة
سارة و أخريات يصرخن بالحرية
جُردن من ملاسهن،قيدن،اغتصبن أمامالمارة
٥كُل امرأة متمردة تُعتبر عاهرة
خطر على النظام و حكامه
إهانة،تعذيب و اغتصاب
دون أن يدفع أحد ثمن ذلك
رسومات على الجدران؛رسومات ملونة لنساءٍ بُكم
أرشيف في ذاكرة صوت الحرية
أعيش في إيطاليا مع أبنائي الإطاليين
ممزقةإلى إثنن من الالآم
ميدان التحرير من أجل الحرية
أكبر هدف في حياتي
صرخت مع نساءٍ:شابات و ُمسنّات
شجاعات و قويات
أنا إمرأة مصرية مُهاجرة في إيطاليا
SONO MADRE E FIGLIA
DONNA IN TUTTO, EGIZIANA NEL DOLORE
IL MIO PAESE, IL MIO EGITTO
DISTRUTTO DALLA FEROCIA DEL POTERE
IL FUOCO BRUCIA CASE
ARTE CULTURA CIVILTA’ LA VITA
HAMZA 4 ANNI MIMA SPARI E FERITI.
SA CHE NON E’ UN GIOCO- GIOCANDO
FUMO POLVERE SABBIA FULIGGINE SUI CORPI
CANDORE NELLE NOSTRE ANIME
FRATELLANZA DITTATORI MILITARI
SERVI ASSASSINI DEI VERI “FARAONI”
ESPLOSIVO, MANGANELLI, PESTAGGI
PER ANNIENTARE VOLONTA’ E IDEE DI RIVOLTA
LA COLPA PIU’ GRANDE NELLA RIVOLTA EGIZIANA?
ESSERE DONNA
CORPO, PENSIERI, SESSO DI DONNA.
SONO PAURA E VENDETTA PER IL POTERE
VIOLENZA SESSUALE STUPRI DI GRUPPO
COME PUNIRE MEGLIO UNA DONNA IN RIVOLTA?
CORPO FEMMINILE COME BERSAGLIO
OLTRAGGIARLO, ANNIENTARLO… E’ PIACERE PER IL POTERE
SARA E LE ALTRE GRIDANO LIBERTA’
DENUDATE, STUPRATE, LEGATE SONO ESPOSTE AI PASSANTI
OGNI DONNA RIBELLE CHIAMATA PUTTANA
E’ PERICOLO PER REGIME E GOVERNANTI
STUPRATE, OLTRAGGIATE, ANNIENTATE, OFFESE.
NESSUNO HA PAGATO
GRAFFITI SUI MURI, GRAFFI DI DONNE SENZA PAROLA
DELLA MEMORIA MEGAFONO DI LIBERTA’
SONO IN ITALIA. ITALIANA CON FIGLI ITALIANI
LACERATA DALL’ATROCE DOLORE
A PIAZZA TAHRIR PER LA LIBERTA’
LA PIU’ GRANDE EMOZIONE DELLA MIA VITA
HO URLATO CON DONNE: GIOVANI, ANZIANE, CORAGGIOSE, FORTI
IO DONNA EGIZIANA IMMIGRATA IN ITALIA