Nayib Bukele: primo anno di un governo antipopolare in El Salvador

di Maria Teresa Messidoro *

 

Per analizzare il primo anno della presidenza Bukele in El Salvador, ecco alcuni  spunti tratti da una analisi dello storico Roberto Pineda, già militante del Partito Comunista Salvadoregno.

In questo primo anniversario del governo di Nayib Bukele, El Salvador attraversa una fase di transizione storica, iniziata nel 2018-19, con l’indebolimento delle forze politiche egemoniche del periodo antecedente (a partire dagli Accordi di Pace del 1992), cioè FMLN (Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional) e ARENA (Alianza Republicana Nacionalista) 1, e la conseguente apparizione di un nuovo soggetto politico, Nuevas Ideas (il partito dell’attuale presidente).

In questa situazione inedita, la sinistra politica e sociale salvadoregna (politicamente rappresentata dal FMLN) deve cercare di recuperare la fiducia popolare persa e contemporaneamente riorganizzare il potenziale organizzativo dei settori popolari, oggi indeboliti, atomizzati e  spesso catturati da Nuevas Ideas.

L’attuale momento politico può essere paragonato a  quello vissuto dal paese nel 1980, quando il Partido Democrata Cristiano (PDC), guidato da José Napoleón Duarte, si allea con le Forze Armate, in una strategia di contro insurgenza guidata dagli Stati Uniti. In quel momento, tanto la destra oligarchica rappresentata da ANEP 2, come l’FMLN, allora forza guerrigliera, si trovarono ad affrontare il blocco di potere composto da PDC- Forze Armate- Stati Uniti.

Oggi assistiamo ad un nuovo patto forte tra Nuevas Ideas – Forze Armate – Stati Uniti, in contrapposizione alla destra oligarchica, incarnata da ANEP e ARENA, e alla sinistra nella figura del partito politico FMLN. Bukele, come Duarte, è una personalità carismatica: il loro unico antecedente storico è stato il Dr Arturo Romero, figura leader di rilievo antinartinista negli anni 40 del secolo scorso. 3

Lo scontro  tra il progetto oligarchico e il progetto popolare si era espresso storicamente prima nella guerra sociale del periodo 1974-1980, poi in quella militare (1980-1992) e infine elettorale (1994-2018/19).

Oggi, invece, siamo di fronte ad una nuova contraddizione tra i protagonisti dei periodi anteriori, ARENA e FMLN, ed il nuovo soggetto politico emergente, Nuevas Ideas. In termini storici, significa un retrocedere a prima della formazione delle FAPU 4 nel 1974, quando gli attori principali della battaglia politica erano settori dell’oligarchia tradizionale contro la borghesia. Questo cambiamento di situazione sfida la sinistra politica e sociale, che per poter sopravvivere deve necessariamente costruire un nuovo progetto.

Chi sono gli attori della nuova fase: prima di tutto l’oligarchia, rappresentata da ANEP e dal suo strumento partitico principale, ARENA, nonostante la frattura operata nel 2018 con la nascita del partito GANA 5. Durante il 2020, il presidente Bukele ha avuto la capacità di rompere questa granitica unità. Gli elementi di questa rottura non sono ideologici, bensì politici e economici: da una parte, dunque ANEP e ARENA, al servizio del clan Simán e dall’altra un ampio settore oligarchico interessato a scendere a patti con Bukele, settore rappresentato questa volta dalle storiche famiglie Murray Meza, Poma, Araujo, Saca, ed altre 6. Proprio il 19 maggio c’è stato un incontro tra questi gruppi di potere e Bukele.

Il secondo protagonista è lo storico partito di destra ARENA, incapace di mantenere una linea unitaria di fronte al governo, presentando alcune prime discrepanze al proprio interno. Ciò è evidente pensando all’insistenza con cui alcuni dei principali sindaci di ARENA hanno chiesto, proprio in piena pandemia, il 20 maggio scorso, una riunione con Bukele. Il quale ha già più volte manifestato pubblicamente il suo apprezzamento per la gestione edilizia del sindaco della capitale, di ARENA, Ernesto Muysbondt.

Contemporaneamente, a livello di classi dominanti, l’emergere di Nuevas Ideas apre un nuovo canale di espressione politica, però abbastanza rischioso per l’accumulazione di potere politico conseguito da Bukele, soprattutto con il suo stile autoritario, ottenuto grazie anche a nuove alleanze con il capitale transnazionale, l’appoggio delle Forze Armate e un nuovo appoggio popolare. Occorre ricordare che il capitale transnazionale controlla di fatto in questo momento i settori economici principali, dalle banche alle assicurazioni, dalle telecomunicazioni alla gestione delle pensioni, etc..

Un attore importante, anche se non determinante, almeno in questo momento, è l’ambasciatore statunitense. Agli Stati Uniti interessa contare con un alleato nella zona centroamericana che goda di popolarità, disposto a collaborare con la sua strategia regionale, includendo l’isolamento di Venezuela e Nicaragua da una parte, dall’altra un controllo tranquillo sulle problematiche migratorie; tutto ciò indipendentemente da ciò che succederà negli USA a novembre, con le nuove elezioni presidenziali. D’altro canto, Bukele è interessato ad un buon rapporto con l’amministrazione Trump, lasciando ARENA orfano internazionalmente, pur mantenendo una interessata relazione con la Repubblica Popolare Cinese.

A livello popolare, ci si trova in un momento di riflusso per le organizzazioni sociali e la conseguente capacità di mobilitazione. Recuperare il protagonismo popolare è una grande sfida per la cosiddetta sinistra del paese, tenendo conto dello sforzo compiuto dal nuovo governo e dal partito NI per cooptare sindacati e movimento cooperativista. L’ampio settore di lavoratori informali si sta dimostrando ogni giorno di più a favore del governo, come dimostra l’ultimo incontro del 28 maggio di Bukele con i settori sindacali che gli hanno espresso pubblicamente il loro appoggio. Intanto, se la sinistra tradizionale vuole recuperare la propria base, deve abbandonare la logica parlamentare ed elettorale. A livello di incidenza e presenza tra la gente, si possono forse indicare come settori emergenti quello legato alla problematica dell’acqua (Alianza Nacional contra la privatización del agua), alle iniziative femministe, a partire dalla campagna per la depenalizzazione dell’aborto (Agrupación Ciudadana por la despenalización del Aborto) e al tema dei Diritti Umani e della ricerca di una giustizia mai definitivamente compiuta. 7

L’ultimo soggetto è l’FMLN, che quest’anno, con una diversa dirigenza politica, ha assunto come asse portante della propria lotta il rifiuto categorico nei confronti dell’amministrazione Bukele. Questo è d’altra parte il punto principale su cui coincidono le tre tendenze presenti di fatto all’interno del partito di sinistra. L’FMLN deve assolutamente recuperare la propria base, molti della quale hanno votato per Bukele, sicuramente insoddisfatti della sua gestione governativa. Occorre vedere se scommettere tutto sul confronto netto e deciso con Bukele, consenta effettivamente al FMLN di recuperare il terreno perduto, altrimenti andrà incontro ad una più cocente sconfitta elettorale nella prossima tornata  di febbraio 2021, quando verrà eletta l’Assemblea Legislativa e la struttura amministrativa del paese.

Lo scontro avverrà su tre livelli, il politico, il sociale e l’economico.

Sul piano politico, è interessante sottolineare come la destra imprenditoriale e politica (ANEP e ARENA), cerchino di convertirsi nei nuovi paladini della democrazia e difensori delle libertà pubbliche; agitando le bandiere della democrazia, si cerca di occultare il proprio passato dittatoriale e antidemocratico. Nella loro strategia tentano di presentare a livello nazionale e internazionale il governo Bukele come violatore dei diritti umani, una dittatura emergente, un regime corrotto e mancante di trasparenza. Il principale argomento è, ovviamente, la presa militare dell’Assemblea Legislativa il 19 febbraio scorso 8. D’altra parte, Bukele sta cercando do catturare tutto l’appoggio popolare necessario per legittimare le proprie azioni autoritarie e giustificare il proprio rifiuto della stessa Assemblea Legislativa e la Corte Suprema de Justicia, in perenne conflitto con lui.

Sul piano sociale, ancora una volta, un tema fondamentale è quello della lotta contro la delinquenza, rappresentata e non solo simbolicamente dalle storiche e tristemente famose pandillas; il secondo tema è quello dell’emergenza sanitaria. In entrambi i casi, si sono ottenuti dei risultati oggettivamente positivi (diminuiscono gli assassini e si appiana la curva dei contagi), ma sempre ricorrendo a meccanismi di natura repressiva ed autoritaria, senza quindi contribuire a una maggiore democratizzazione della società salvadoregna, come si vorrebbe ottenere e sarebbe giusto.

Sul piano economico, il progetto di Bukele può essere definito populista e bonapartista: sono chiari i vantaggi che avrà il capitale transnazionale e il settore della classe alta non oligarchica, non altrettanto quali sono e saranno le misure economiche necessarie per migliorare la vita della maggioranza della popolazione, in una situazione di crisi peggiorata dagli effetti della pandemia. In questo momento, si assiste ad un gran dibattito sulla riapertura o meno dei grandi centri commerciali e sulla gestione dei trasporti pubblici, misure che favoriranno sicuramente la destra oligarchica, ma che possono rappresentare una grande e nuova minaccia per la popolazione, esposta a nuovi e più massicci contagi. Proprio per il suo carattere populista, il governo Bukele dovrà necessariamente assumere delle misure che accontentino la propria base sociale, ma che inevitabilmente potranno scontrarsi con gli interessi della storica destra oligarchica di El Salvador.

D’altra parte, i settori popolari non sono così ingenui come a volte si crede: sono stati capaci di umiliare ARENA nel 2009, 2014 e 2019, assestarono una sonora batosta al FMLN di Martinez nel 2019 e potrebbe punire Bukele nel 2021.

Sicuramente in questo momento, l’oligarchia continua essere l’ostacolo maggiore per uno sviluppo del paese e un maggior benessere per tutti.

Nel caso della sinistra sociale e politica, il peggiore scenario sarebbe quello che il movimento popolare sia definitivamente assorbito da NI, perdendo la propria identità; in questo caso, si amplierebbero soltanto quei movimenti spontanei come quello delle bandiere bianche che chiedono cibo, o quello che blocca le strade per esigere acqua.

A livello di FMLN, il pericolo maggiore è di diventare soltanto un mero ausilio legislativo per la destra oligarchica nella sua lotta contro Bukele, senza nessuna rilevanza politica.

Pineda conclude così il suo articolo: “E’ urgente un riorientamento profondo che abbandoni una visione parlamentarista e smobilitante, per orientarsi nuovamente verso la lotta popolare, a partire dalle comunità, dai centri di lavoro e di pensiero, mirando alla costruzione di un potere popolare, combinando gli interessi immediati del movimento popolare (impiego, salute, sicurezza, trasporti, ristrutturazione del sistema pensionistico, fino all’obiettivo di una vera e propria assemblea costituente) con gli obiettivi finali di battaglie future collettive per un socialismo reale.” 9

 

Note.

1 L’FMLN è il partito di sinistra nato con gli accordi di pace del 1992, mantenendo il nome della coalizione delle forze guerrigliere che hanno combattuto dodici anni contro i governi militari o pseudo tali succedutosi in quegli anni. ARENA invece è il salvadoregno, nazionalista, conservatore e neoliberista, fondato nel 1981 dal maggiore Roberto D’Aubuisson (il mandante dell’assassinio di Monseñor Romero)

2  ANEP è la Asociación Nacional de la Empresa Privada

 

3 La dittatura di Hernández Martínez caratterizzò un lungo periodo della storia salvadoregna, fino a quando, il 2 aprile del 1944, proprio il dottor Romero guidò una insurrezione e, mitraglietta in mano, pronunciò un famoso discorso contro la dittatura, utilizzando una radio occupata dagli insorti. La ribellione fu sedata, ma dette inizio ad una crisi che portò sei mesi dopo alla fine della dittatura. Romero si ritirò dalla vita politica, soggiornando in Costa Rica, dove svolse il suo lavoro da medico fino alla sua morte, nel 1965.

4 Il Frente de Acción Popular Unificado (FAPU), nato nel settembre del 1974, era l’organizzazione popolare che insieme ad altre quattro formò nel 1980 la Coordinadora Revolucionaria, struttura che anticiperà di alcuni mesi la formazione del FMLN.

5  GANA è Gran Alianza por la Unidad Nacional, un partito nato nel 2010 da una scissione interna a ARENA. Grazie a GANA Bukele ha potuto presentarsi ufficialmente alle ultime elezioni presidenziali, essendo Nuevas Ideas in quel momento soltanto un movimento. Ora è praticamente scomparso dalla scena.

6 Sia la famiglia Simán che le altre qui citate appartengono alle famose 14 famiglie oligarche salvadoregne, che hanno controllato per secoli l’economia, la società e la politica del paese. Raccontarle richiederebbe un libro a parte, molto interessante è l’analisi di Pineda in https://www.alainet.org/es/active/50948

7 Le organizzazioni storiche più importanti nel settore dei Diritti Umani sono: Las Dignas, il Comité de Familiares de Víctimas de las Violaciones de los Derechos Humanos de El Salvador (CODEFAM), il Comité de Madres y parientes de prisioneros, desaparecidos y mártires políticos de El Salvador (COMADRES), il Comité de madres y familiares cristianos de presos, desaparecidos y asesinados (COMAFAC).

8 Vedere l’articolo in Bottega  https://www.labottegadelbarbieri.org/bukelazo/

9 L’articolo completo di Pineda si trova in https://www.alainet.org/es/articulo/206914

 

*Vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento, www.lisanga.org

 

 

 

Teresa Messidoro

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