Né d’ambrosia né…
di Cristina Bove, aspettando il 1 marzo.
Salgono sui carghi
fiduciosi di arrivare vivi
uomini di pelle disperata
donne dalle mammelle riarse
il bambino giace morto nella stiva
buttiamolo a mare
oh no
dice la madre ho ancora latte
ha gli occhi di dolore asciutto
mentre si capovolge il mondo
in mezzo ai flutti
chi li reclamerà relitti e corpi?
Sono grassi gli squali
ultimamente
banchettano a cadaveri
gli dei sono distratti
hanno da barattare armi e petrolio
rimpinguare le borse
ai tiranni protetti
suggerire le bombe nelle piazze
hanno le mani lorde questi dei
unte di offerte e ceri sugli altari
sulla coscienza tutti
ignari derelitti e malfattori
grida vendetta l’ultimo bambino
violato
l’ultima donna uccisa
l’ultimo condannato alla follia
da quest’olimpo infetto.
Grazie, Cristina.
clelia
Clelia, sono io che ringrazio.
cristina
…e non pensare di cavartela così, le poesie del sabato ti aspettano, ed io con loro.
c.
tenchiù, Cri …
Non aggiungo niente a quanto hai detto tu attraverso i tuoi versi forti come non mai, se non che il dolore è così universale che non capirlo significa DAVVERO essere disumani.
Ciao Cri,
Bellissima, cruda, impietosa, giusta: sarebbe da appendere in parlamento e nelle chiese come manifesto.
Grazie Cristina,RESTIAMO UMANI . Clelia ti prego mi fai avere tue notizie dalla greonlandia… Hasta Marco il monello
Clelia non so nulla del sabato, magari poi mi dici,eh?
Gino, Giacinta, Mimma, Marco, grazie.
Un caro saluto a Daniele e a tutti.
cb