Ne ho abbastanza

di Maria G. Di Rienzo

Niente di nuovo sotto il sole. Una ragazza di 17 anni muore accoltellata dall’ex fidanzato della sorella, è la centesima vittima della violenza maschile in Italia – quest’anno – e io leggo le solite “analisi” fritte e rifritte.

La violenza di un uomo contro una donna è il risultato: dei problemi psicologici individuali del tipo (non accettava la fine della loro relazione), della sua frustrazione in ambito sessuale (lei non lo voleva), di insopportabili pressioni presenti nella sua vita (disoccupazione, dissesti finanziari, l’ennesima sconfitta della squadra di cui è tifoso… no, forse quest’ultima non la dicono), dell’innata tendenza all’aggressione del suo genere (il cacciatore, il predatore, i livelli di testosterone, il “maschio alfa” che in realtà è il “maschio analfa-beta” in senso affettivo e relazionale), della crisi prodotta dal femminismo che ha sconvolto gli assetti tradizionali e blah blah blah. E’ interessante che l’ultimo omicida abbia 23 anni. Pensate che il femminismo, così esattamente denominato, ne ha 200 e senza denominazione risaliamo alla rivolta delle donne in Campidoglio durante l’Impero Romano. E la crisi continua. Lunga come un raptus senza fine.

Io invece dico che la violenza di un uomo contro una donna è il risultato: in primo luogo del fatto che agli uomini si insegna a rapportarsi con il mondo intero in termini di dominio e controllo, e che la violenza è un metodo accettabile di mantenere il controllo, di risolvere conflitti e di esprimere la propria rabbia. Il fatto che così tanti individui si sentano legittimati ad esprimere la loro frustrazione o la loro rabbia essendo violenti mostra quanto in profondità queste lezioni sono state apprese. In secondo luogo, che questa violenza si esprima in modo specialmente odioso e terribile verso le donne è il frutto di un addestramento non meno pervasivo, quello del sessismo, che utilizzando ogni mezzo a disposizione (cultura, tradizione, religione, filosofia, psicologia, media, intrattenimento, scuola, ecc.) continua a definire le donne “inferiori”, così dissimili da appartenere probabilmente ad un’altra specie vivente, o comunque non proprio umane, non del tutto, definite esclusivamente dalla propria sessualità, strumenti per la soddisfazione maschile, eccetera, eccetera.

La violenza e la minaccia della violenza sono sistemi per farci restare volontariamente in queste caselle, “al nostro posto”. Se sei una brava ragazza, se fai tutto quello che lui vuole, se non lo contrasti e non lo indispettisci, se riesci ad essere madre-vergine-puttana allo stesso tempo e solo per lui, se rispondi immediatamente a qualsiasi suo bisogno o comando… forse non morirai. Ti consoli con questo pensiero anche se sai benissimo che non è vero. La violenza si nutre di se stessa e cresce. Se ieri ha risolto il vostro litigio dandoti uno schiaffo, e oggi ti ha preso a pugni perché la pasta era scotta, domani – quando vorrai lasciarlo o quando lui avrà una nuova relazione – tirerà fuori il coltello o il fucile da caccia. E io non riesco a percepire cosa l’amore abbia a che fare con tutto questo.

Ma per Carmela assassinata mentre difendeva sua sorella, e per Lucia ferita nel corpo e nell’anima, so cosa dobbiamo fare. Dobbiamo continuare ad esprimere la visione di un mondo privo di violenza, chiaramente, senza ambiguità, a voce alta. Dobbiamo lavorare per costruire una rete di servizi e sostegno più forte alle donne che hanno subito violenza. Dobbiamo insegnare alle nostre figlie che hanno valore in se stesse e non in relazione a quanto sono gradite agli uomini, che essere rispettate è loro diritto, che l’amore è meraviglia e miracolo e tenerezza e apprezzamento reciproco, mai violenza. Dobbiamo insegnare ai nostri figli a mettere in discussione il sessismo, a rigettare la violenza, a rispettare le donne come eguali esseri umani, a lavorare con le donne, con noi, contro tutti i sistemi basati sul concetto di dominio. Dobbiamo continuare a sostenerci l’un l’altra con integrità, forza e orgoglio. Dobbiamo contrastare il sessismo ovunque, senza riserve, senza timori. Dobbiamo urlare che ne abbiamo abbastanza.

UNA BREVE NOTA

Riprendo questo articolo con un certo ritardo ma mi pare che l’analisi non ne risenta, anzi esce confermata – purtroppo – dai successivi fatti di cronaca sulla violenza maschile che restano celati nei media e/o accompagnati da pseudo-spiegazioni contingenti e sconnesse. Ricordo che gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi – come le sue traduzioni – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/.  Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una mia recensione è qui alla data 2 luglio 2011. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *