«Nel cuore della lotta il canto è necessario»

Il 9 luglio a Imola una serata con Humberto Florencio Manquel Millaguir del popolo Mapuche, con il duo «Nuevas Raíces» e con il poeta Lance Henson

Mercoledì 9 luglio dalle ore 18.30
Il centro sociale Brigata 36 e l’ssociazione Ecomapuche presentano
«Nel cuore della lotta il canto è necessario»
Serata di incontro con le lotte del popolo Mapuche in Cile
c/o Centro interculturale delle donne di «Trama di Terre», in via Aldrovandi, 31 a Imola
Vogliamo esprimere grande solidarietà alla poeta, intellettuale e militante mapuche Rayen Kvyeh, scampata a malapena all’incendio che lo scorso 21 giugno ha distrutto la sua casa di Temuco: è a lei che vogliamo dedicare la serata del 9 luglio.
In ogni Paese, in ogni epoca, la devastazione portata dall’invasione colonialista e capitalista è sostenuta da repressione cruenta e militarizzazione massiccia. L’intero continente americano ha vissuto questa situazione che, attraverso lo sterminio e lo sfruttamento, ha portato alla distruzione umana e ambientale in nome di un presunto “progresso”. I popoli nativi (r)esistono da sempre con la testimonianza di voci mai spente e con la strenua opposizione all’avidità delle multinazionali e alla repressione dei governi locali, rivendicando il diritto alla terra, all’autodeterminazione, alla vita.
Il popolo Mapuche (“popolo della terra”) abita da secoli la punta meridionale dell’America Latina, fra Cile e Argentina. Fra le popolazioni indigene sterminate dal colonialismo europeo nel continente, è quella che sopravvive più numerosa, grazie a una tenace resistenza. Il diritto all’autodeterminazione viene loro negato e di conseguenza la loro cultura, la lingua, la spiritualità e l’ambiente in cui vivono sono costantemente minacciati. Nonostante la fine delle dittature in Cile e in Argentina, i Mapuche continuano a essere emarginati, discriminati mentre le loro lotte sono represse con violenza dalla polizia e dai gruppi paramilitari.
Da generazioni, le donne e gli uomini Mapuche si oppongono alla svendita delle terre ancestrali ad aziende nazionali e multinazionali (come l’italiana Enel, in prima linea nello sfruttamento idroelettrico dei fiumi della Patagonia), alla catastrofe ecologica e alla distruzione dei luoghi sacri. A questa resistenza la “democrazia” cilena risponde con metodi sempre repressivi ma più raffinati e subdoli di quelli della dittatura: non più solo l’aperta violenza delle forze di polizia e dei gruppi paramilitari, l’applicazione discriminatoria della legge antiterrorismo, l’espropriazione delle terre, la militarizzazione del territorio (come nella zona roja dell’Araucanía), bensì una incentivazione dell’industralizzazione, grandi opere devastanti come le dighe nei fiumi Bío Bío e Pilmaiken, e soprattutto l’isolamento, l’informazione distorta, una vera campagna di criminalizzazione mediatica. Evidente il collegamento alla situazione italiana, prima fra tutte la Val Susa (la stessa resistenza mapuche manifesta da tempo solidarietà al movimento NoTav; ne è un esempio la poesia di Rayen Kvyeh dedicata a Luca Abbà dopo la caduta da un traliccio durante una manifestazione): non possiamo che essere solidali verso tutte le lotte contro la devastazione, consapevoli, inoltre, della stretta collusione fra Stato, criminalità organizzata, multinazionali e cooperative.

Alle 18.30: dibattito con Humberto Florencio Manquel Millaguir, portavoce del Parlamento di Koz Koz e difensore del lago Neltume (zona di Panguipulli) minacciato dall’ennesimo mega-progetto Enel.
«La nuova caccia alle streghe: La persecuzione di autorità spirituali e la minaccia a luoghi sacri mapuche»: Ecomapuche presenta il caso dei difensori del fiume Pilmaiken, luogo sacro Ngen Mapu Kintuante e della giovane machi (sciamana) Millaray Huichalaf che ha subìto carcere preventivo per 5 mesi.
Dalle 20, aperitivo di autofinanziamento, seguito dalle musiche del duo «Nuevas Raíces» e dalle poesie di Lance Henson, poeta Cheyenne.
Portavoce dei popoli indigeni al forum dell’Onu di Ginevra, Lance Henson è originario dell’attuale Oklahoma, terra in cui la popolazione indigena continua a resistere alle pressioni del governo statunitense e delle multinazionali che sempre mirano ai territori Cheyenne, ricchi di risorse minerarie. Superando i confini di spazi e culture, egli canta «il mondo, l’esistenza, la resistenza degli esseri umani e dei popoli contro la disumanizzazione».
Come scrive Rayen Kvyeh (poeta mapuche): «Nel cuore della lotta il canto è necessario – ecco ciò che la poesia ci ricorda – anche se la Luna è di cenere e la Terra sta diventando un deserto».

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