«Nel nome di Maria: dolore e riscatto di donna»

92esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

«Nel nome di Maria»: dolore e riscatto di donna, cantato e raccontato da Angelo Maddalena, al ristorante Mandela di Perugia, il 25 novembre «giornata internazionale contro la violenza sulle donne».  

«Bella serata al Mandela di Perugia! Surreali interventi! Musica e racconti poetici di spessore, mi è piaciuto molto. Anche la cena buonissima di Taifour ovviamente»: così scrive Benedicte della serata «Nel nome di Maria» con Angelo Maddalena (che poi sono io) in canto, chitarra, con le poesie di Turoldo, di Jacopone da Todi e testi di Adriana Zarri… e mie canzoni “in tema”. C’era Fradel col mandolino sempre pronto a seguire il tempo di un cantautore che scrive qualcuno «bisognerebbe ascoltare nella canzone “Do Sol Fa” del suo cd Mistico errante – 2016, autoproduzioni Malanotte (*) – per capire il “tempo musicale”».

Un altro commento alla serata: «Grazie Angelo per questa sera. Mi hai fatto prendere coscienza di un non risolto» scrive Roberta. E risponde Angelo (che poi sono io) «A me mi hanno sempre salvato le donne» ricordando che la Malanotte, l’etichetta di autoproduzione che ha fondato, è sostenuta spesso se non quasi sempre, nelle attività culturali che si diramano in diversi luoghi della Penisola, dalle donne: «anche il fatto di essere accoglienti e di esplicitare certi vissuti, semplicemente con poche parole come quelle di Roberta e di Benedicte, è un sintomo di “salvezza”».

Le brevi letture e gli spunti dal libro «Una stagione a Lourdes» di Maria Di Gregorio (mia madre) che ho intermezzato alle canzoni e alle poesie rimandano ad aspetti cruciali dei rapporti fra madre (e padre) e figli. «Anche questo – dico nella narrazione – è un sintomo di quel patriarcato che incombe: la donna parla, vuole tirar fuori le questioni emotive, tendenzialmente, mentre l’uomo tende a rimuovere quell’aspetto». Nella parte finale del libro è citato un passaggio del libro di Frederic Vermorel dove racconta l’incontro con le donne in Brasile e in Calabria: «Le donne dono forti, ma non abbastanza per ribaltare il maschilismo irresponsabile ivi (e altrove) presente».

Nel mio viaggio ho citato Benasayag ma soprattutto Claudio Narajo, psicoterapeuta cileno, il quale spiega che il patriarcato, o principio paterno, condiziona i rapporti fra madri e padri e figli: è legato al principio dell’intelletto, al predominio dell’aggressione sulla coltivazione, della razionalità sull’emotività.

Cito poi le parole di Natale Fiorucci, un amico di Perugia: «La nostra mente vuole controllare tutto, questo è il guaio, la mente iper-razionale, squilibratamente patricentrica: arriva il virus, la prima cosa che facciamo è consumare: mascherine, igienizzanti ecc in modo spasmodico, invece di astenerci dal fare tante cose superflue, inutili e dannose di tipo consumistico… è una foga spasmodica che tende a controllare, prendere, depredare». Tonnellate di mascherine, guanti e altri dispositivi in plastica con i mari e gli oceani devastati sempre più (dati di Greenpeace su L’extraterrestre, inserto del quotidiano «il manifesto» di giovedì 19 novembre).

Ancora una volta stiamo imponendo un atteggiamento patriarcale, le donne sarebbero la salvezza per il Pianeta e per la cura dell’anima e del corpo – ho fatto notare alla fine della sera – per rispondere alle domande dei presenti. E ho citato una ricerca fatta all’Università: «Stregoneria e caccia alle streghe nel Medioevo era l’argomento della mia tesi di laurea, poi ne ho scelto un altro ma ho comunque iniziato a studiare la storia della criminalizzazione delle donne: uno dei motivi di fondo per mettere al rogo “le streghe” era di tipo politico ed economico: le donne custodivano i saperi popolari, per esempio i rimedi naturali a base di piante, chi aveva interesse (e potere) per commercializzare e “privatizzare” le medicine contribuì a criminalizzare le donne in quanto ostacolo a quello che nei secoli successivi si affermò: il dominio delle medicine e dei medici, di cui poi Ivan Illich spiegò bene i danni e i retroscena nel libro Nemesi medica». Quindi il patriarcato colpisce sì le donne ma anche il Pianeta, il creato. Ho raccontato l’esperienza di una donna siciliana che ha salvato il marito dall’Ospedale psichiatrico, nonostante quello stesso marito avesse tentato di ucciderla a coltellate… e lo ha poi riaccolto a casa. Non è solo questione di latitudine e di tempi antichi, ma di quel principio paterno di cui si è parlato.

Il sistema industriale ha distrutto il sistema conviviale di cui le donne sono sempre state custodi, e questo è il danno di fondo, oltre ovviamente alla gravità delle violenze contro le donne. In alcune mie canzoni racconto di prevaricazione sottile e psicologica, non meno grave di quella fisica, anche perché viene spesso poco considerata o anche giustificata… da una cultura patriarcale, appunto: «Mafia non è soltanto quella eclatante, ma soprattutto ipocrisia devastante» dice una strofa di Ferito felice. «Non esiste famiglia cristiana nel Vangelo» ricorda la strofa successiva, ed è una citazione di padre Ernesto Balducci, che lo aveva scritto nel 1974. Fra le altre cose ho ricordato che l’80% delle violenze sulle donne e sui bambini accade all’interno delle mura domestiche. Ho chiuso il mio viaggio di canzoni e poesie con Preghiera prima di pranzo all’Eremo, uno dei 13 pezzi del cd A piedi e in canto (allegato al libro A piedi in un mondo sospeso): «Dedicata a Lillo Zarba, un artista, amico e educatore cattolico, educatore nel senso profondo del termine, morto nel 1998 a 35 anni di ictus celebrale: una volta mi disse: Dio è madre e padre al contempo». Così la canzone: «Padre tu mi hai creduto, madre vita del cuore (…) oltre la terra e la carne, oltre il silenzio che spande».

(*) A proposito del cd Mistico errante, Maddalena nell’occasione ha lanciato le nuovissime borse a tiratura limitata con la scritta Mistico errante nella Malanotte, con il lupetto in basso al centro, simbolo dell’anima selvatica.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

Nell’immagine  – trovata in rete dalla “bottega” – la dea madre si riprende il suo antico ruolo, con buona pace di Michelangelo

 

Redazione
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