Nelle nostre attorcigliate viscere

di Lanfranco Caminiti

Incolti, brutali, rozzi, prezzolati, criminali, teppisti, dementi,
sfascisti, populisti, nemici. Neri. Eccolo, nei commenti sui quotidiani, l’identikit degli “incappucciati” di piazza san Giovanni.

Un unanime coro di condanna, di politici, di opinionisti – un arco che
raccoglie la destra e la sinistra e i più radicali delle sinistre – che
manda al rogo quei maledetti violenti.

Una trasversalità di opinioni che lascia sgomenti. Accade solo con le
catastrofi, con i terremoti, l’unanime cordoglio. E i tumulti
appartengono alla politica, non alla natura del mondo. Tutti hanno
“espressioni di ferma condanna”, plaudono alla polizia, invocano azioni
repressive – individuateli, toglieteceli dai coglioni.

Tutto il vocabolario dei comunisti d’antan – i Pajetta, i Pecchioli, i
Berlinguer – avete tirato fuori. Untorelli, squadristi, chiamavano gli
altri incappucciati, quelli del Settantasette, senza capirci un cazzo. E
sono storie che non c’entrano quasi nulla, l’una con l’altra. Quelli,
però, avevano stoffa e storia, oltre che il pelo lungo così sullo
stomaco, voi chi cazzo credete di essere, pensate che basti il pelo?
Loro poi andavano da Cossiga con le liste di proscrizione, indicando chi
andava arrestato: lo farete anche voi? Andrete anche voi da Maroni?
Farete come promise Cameron dopo il riot di Londra, li prenderemo a uno
a uno nelle loro case? Avete già le vostre liste?

Chiedete consulenza a Carlo Bonini della Repubblica: lui conosce bene
gli Acab, All cops are bastards, ci ha fatto un libro, dove racconta le
sofferenze dei poliziotti – ognuno ha le sue debolezze –, e ora disegna
le mappe dei violenti di piazza, i luoghi dove si annidano, dove andare
a scovarli. La chiama informazione, lui.

Non siate così melodrammatici – la madonnina sul selciato, oh la guerra
di Spagna e i preti fucilati, oh i talebani e i Buddha sgretolati, e la
piazza di San Giovanni violata nella sua sacralità, ah il luogo delle
composte manifestazioni, ah le canzoni di luca barbarossa e fiorella
mannoia.

Non siate così mediocri nel giudicare.

Volete redigere e distribuire il manuale del bravo indignato? Dire come
deve essere la rabbia e indicare i comportamenti dell’accettabile
indignazione? Avete già pronta la guida della giovane marmotta
indignata, un’indignazione composta, educata, per bene, moderata? Che
aspettate a distribuirla?

Siete indignati con i black bloc, con gli incappucciati, i violenti,
ormai l’indignazione vi viene così, come niente. Siete indispettiti,
avevate già tutti i vostri bei discorsetti pronti, i vostri
editorialini, le vostre intervistine, e v’hanno messo un candelotto
dentro, ve li hanno bruciati come fosse un blindato.

O giovani incappucciati, meditate su quale disastro abbiate prodotto:
Eugenio Scalfari e Aldo Cazzullo vi hanno ritirato la loro simpatia. Ci
potevate pulire il culo già prima con la loro simpatia.

Un tumulto non è un pranzo di gala, un ordinato corteo, una partita
magari un po’ rude e maschia da commentare nei salotti di una tivvù. Non
è la simulazione dello scontro sociale. È una forma dello scontro
sociale. Il tumulto è un grumo nero di rabbia e distruzione. Non mette
fiori nei cannoni, non cerca consensi, non costruisce alleanze. Non è un
movimento politico.

Questi non occupano il teatro Valle e non ascoltano gli uomini di
cultura e i loro lamenti. Sono folli di rabbia, pazzi di distruzione.

Sono cronaca nera, forse è vero. Ma è nella cronaca nera che oggi si
legge quanta rabbia e quanta disperazione stia producendo la crisi in
chi era già ai margini, in chi è senza reti di protezione, in chi non sa
a che santo votarsi.

Ma è sulla cronaca nera, sulla rabbia e sulla disperazione, che
qualunque proposta politica di trasformazione, di riforme, deve misurare
la sua credibilità. Mohammed Bouazizi, il giovane ambulante tunisino che
si diede fuoco per protesta contro una multa dei vigili, era cronaca
nera, un episodio di disperazione e rabbia, prima che un movimento lo
trasformasse in un’onda politica inarrestabile.

La piaga di questo paese è diventato l’antiberlusconismo, spargere a
piene mani l’illusione che basti un’imboscata parlamentare, un complotto
trasversale, e buttare giù il governo e tutto – come d’incanto –
cambierebbe. Niente più debito pubblico, niente più disoccupazione,
niente più precariato, niente più tagli all’assistenza sanitaria:
invece, investimenti, occupazione, credito a strafottere, la Fiat che
marcia a pieno ritmo, e tutta la cassa integrazione che rientra.
Basterebbe mettere Visco all’economia, Vendola allo sviluppo, Di Pietro
alla giustizia, e ecco la quadra: la Bce ci darebbe tutto il credito di
cui abbiamo bisogno, i mercati – la speculazione! – capirebbero che
abbiamo un governo solido e stabile e ci ricompenserebbero; Sarkozy e la
Merkel ci penserebbero due volte prima di decidere tutto da soli il
futuro dell’Europa, e persino la Grecia e la Spagna si risolleverebbero,
vuoi mettere? C’è chi fa i calcoli di quanti punti si ridurrebbe lo
spread col Bund tedesco, e lo dà come cosa acquisita. Ma si può? Di che
favola andate parlando? Quale film vi state girando nella testa? State
lì, con l’acquolina alla bocca, pronti a governare senza uno straccio di
programma, senza un sentimento sociale che spinga al cambiamento,
litigiosi come i capponi di Renzo mentre si assaltano i forni del pane.
Questo è il “male assoluto”, non quattro vetrine infrante.

Vedete, la domanda vera non è come mai a Roma il 15 ottobre ci sia stato
l’inferno e nelle altre capitali del mondo tutto sia filato liscio – che
poi non è neppure vero, già dimenticate le giornate di Atene? già
dimenticato il riot di Londra? già dimenticato il 14 dicembre di Roma?
già dimenticate le giornate dello sgombero dei No Tav? –, ma come mai
non succeda tutti i giorni un casino simile.

Certo, se state tutti i giorni a pensare a Ruby e alla Minetti, a
Scilipoti e a Sardelli, a Montezemolo e a Napolitano, è difficile che vi
rendiate conto di quanta rabbia e disperazione stia producendo la crisi,
quanta devastazione nella vita quotidiana e nell’immaginare un qualunque
domani.

A che servono le vostre condanne? Convinceranno forse i black bloc – gli
uomini neri – a essere più duttili? Blinderete le manifestazioni
pacifiche facendole proteggere da cordoni di sicurezza pronti a menare
chiunque si discosti dalle vostre indicazioni, dal vostro manuale di
comportamento – fin qui si può essere rabbiosi, più in là, no, non sta
bene, ci alieniamo scalfari e cazzullo? Che un movimento faccia le
barricate e poi chiami la polizia per rimuoverle – come diceva Marx dei
tedeschi – è una cosa contro natura.

Che un movimento provi a costruire simpatia e consenso intorno ai suoi
temi è non solo legittimo ma auspicabile, che un movimento ponga
un’opzione di cambiamento radicale è non solo legittimo ma auspicabile.

Il tumulto non viene da Marte, non è un complotto organizzato da
minoranze di facinorosi. È nelle nostre attorcigliate viscere. È il buco
nero della politica, il collasso della materia. Ma è nel nostro universo.

È qui che si misura la sfida di una politica del cambiamento, nel
trasformare la rabbia in speranza, nel dare alla rabbia una speranza.
(Nicotera, 17 ottobre 2011)

UNA PICCOLA NOTA

Questo testo non mi è stato inviato (anche se conosco un po’ il suo autore) ma gira in rete. Lo posto perchè mi sembra un punto di vista abbastanza dissonante dal coro dei Sordi Perbenisti e abbastanza consonante con molte/i di noi Zozzoni Perplessi e spesso Arrabbiati Assai. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

16 commenti

  • ginodicostanzo

    oooooh, qualcuno che non si piange sui piedi, finalmente… e aspetto ancora di capire quali siano le efficaci strategie delle anime belle …
    Un zozzone

  • Non plaudo alla polizia, non invoco azioni repressive, non ho la benché minima intenzione di andare o mandare qualcuno da Maroni, politico che non toccherei neanche con le molle. Materia che scotta.
    Quello a cui aspiro è solo contribuire alla formazione di una coscienza che non agisce solo “perché incazzata” o “ha ragione”, ma anche in quanto consapevole dei rapporti di forza (e quindi sa calibrare le iniziative); consapevole delle conseguenze delle proprie azioni, che sa valutare anche in funzione della crescita della coscienza collettiva; consapevole della relazione che esite tra iniziativa politica, capacità di proposta e spazi concreti per portarla avanti. Portarla avanti non certo in relazione ai risultati concreti (i quali non è faccenda di tutti i giorni che arrivino), sebbene in relazione alla possibilità di accrescere la volontà di mobilitarsi e far pagare all’avversario il massimo del prezzo politico possibile. Travalicare questo rapporto tra iniziativa, modalità con cui la si porta avanti e attenzione alle potenzialità e stato dei movimenti, può produrre, nel medio e anche nel breve periodo, la sconfitta, condurre a disastri che ci vorranno anni poi a recuperare.
    Conseguire la maturità e la forza necessaria per diventare capaci di dare il passo secondo la propria gamba
    è quello, e solo quello, a cui effettivamente aspiro.
    Bisogna imparare a essere incudine e esserlo a lungo, prima di diventare martello.
    mam

  • Interessante vedere come le “anime belle” stavolta siano coloro che credono che quattro cialtroni rappresentino il futuro di rivolta che il nostro paese dovrà vivere. Svegliatevi ben bene, che qui quelli che credono alla befana mi sa tanto che siate voi.

    • la discussione è molto complessa, viziata anche dalla cattiva informazione che (pur se non ce ne accorgiamo) influenza tutte/i noi… oltrechè dalla ormai storica mancanza di luoghi veri per discutere in libertà e magari confrontare le pratiche oltre che le idee. Gioverebbe dunque, a mio parere, non banalizzare un ragionare complesso, in questo caso quello di Lanfranco Caminiti, facendone caricatura. O, in altri casi, gioverebbe NON prendere una frase a casaccio in un lungo ragionamento per polemizzare a oltranza. Mi riferisco ad alcuni interventi iper-polemici oppure tagliati con l’accetta di vecchie analisi (tanto per citarne due di persone che stimo e che, in questo caso, dicono cose assai diverse: David e Marco Pacifici): l’accordo o il disaccordo è importante ma per capirlo bisogna confrontarsi nel merito. Questo il mio vonsiglio poi ovviamente non cebsurerò nessuna/o se perde “il senno”, fiiiiiiiigiramoci a me capita spessino (db)

  • Marco Pacifici

    Ecco. Appunto.Lo dici tu stesso,”la maturita”. Sarei molto lieto che questo discorzo noi, Zozzoni arrabbiati assai,lo facessimo ad una ,per esmpio, “assemblea contro la repressione “che son state fatte a decine prima del 15 per mesi nei CSOA ,vedessimo le risposte ,meglio gli occhi spalancati di meraviglia(maccheccazzo state a di’?) dei Compagnetti antagonisti(io tale mi reputo ancora antagonista White Bloc) di 15-16-18-20-24 anni,che non trovano manco da scarica’ i treni alla stazione di monaco come facevamo noi una settimana eppoi in giro due mesi per dove ci pareva,il cui futuro è morire di fame pian piano o magari sparati durante un furto,o mejo di eroina o alcool o merda varia… MATURITA…forza necessaria… non hanno la lira per studiare ,e libri se riuscissero ad iscriversi che fanno li rubano… Sconfitta…disastri…èvvero!!! nuotiamo tutti nell’oro e nell’abbondanza… Oh cielo…sigh sigh

  • Marco Pacifici

    Spesso scrivo un poco difficile da capire anche per me(eheheh ..),faccio parte dell’ala “ignorante ” del Movimento,ma ci tengo a dire che con Lanfranco Caminiti mi trovo su molte cose d’accordo…(ho anche tra 38 e 39.5 di febbrola da venerdi…)

  • Caro Marco,
    mi guardo bene dal polemizzare con te, essendoci ben altro e ben altri con i quali entrare in polemica. Lo confesso: preferisco l’impazienza come la tua, con la quale è possibile confrontarsi, che la “pazienza” e la “maturità” di tanti che sanno giudicare chi non ne può più e finisce con l’eplodere

    (ma non è proprio questo a cui i reazionari di ogni colore mirano? il portarci alla disperazione non è il loro obiettivo? Non dobbiamo cascarci…)

    e che mi guardo bene dal condannare (se mai criticare, analizzarne l’opportunità politica).

    polemizzo dunque con i tanti pronti a prendere le distanze e molto meno pronti a definire prospettive vere, convincenti, per l’uso della pazienza.
    Tuttavia deve essere chiaro che non è “avendo ragione”, che non basta la spinta della rabbia, la fame a cui stanno per ridurci (non più povertà, miseria: fame), a determinare la necessità del cambiamento. Bisognerà soffrire molto prima che si arrivi a questo punto. Bisognerà soffrire anche il furore di tanti che le ingiustizie, prevaricazioni e ruberie subite hanno esasperato. Soffrire non per spirito di sacrificio, o perché altrimenti è peggio (per chi? per chi non ha altro che gli occhi per piangere?), ma perché le tappe sono quelle, una lunga scia di orrori e nefandezze, a cui toccherà assistere, mettendo tutto in conto, finché la misura non sarà proprio piena.
    Non lasciamoci travolgere dall’indignazione, allora, dall’essere nel giusto. Lo ripeto: indignazione e rabbia sono cose buone, ma non bastano. Anche essere nel giusto, non basta.
    Quel che occorre è quella che un tempo veniva chiamata “coscienza di classe”, coscienza che oggi si è ridotta al lumicino. Lavoriamo tutti insieme per ri-costruirla (non è detto che per raggiungere tale fine non si debba a volte anche andare un po’ sopra le righe, purché pronti a rientrarvi).
    Questo della ricostruzione dell’opposizione di classe si tratta dell’unico obiettivo, obiettivo strategico, che possa dividerci. Tutto il resto essendo mere questioni di tattica, che possono farci discutere e basta.
    —-
    Auguri per il malanno, Marco. Io ci sono già passato. Anche DB. Posso capirti, dunque…

  • sono d’accordo in parte con mam… coscienza di classe, certo! uno dei primissimi passi … sul soffrire a lungo non saprei, io ho cominciato 20 anni fa a soffrire la crisi, e la mia vita è troppo breve … poi ci vorrà il tempo che ci vuole, certamente, magari saranno pure 200 anni, ma io non voglio predispormi mentalmente a che ci vogliano realmente 200 anni, o 100, o 50 … aggiungo solo questo aforisma beneaugurante, scritto da uno più importante di me, uno il cui pensiero sarebbe da recuperare a proposito di coscienza di classe:

    “L’uomo ha sempre realizzato e riconosciuto il possibile cercando l’impossibile, mentre quanti si sono saggiamente limitati a quanto sembrava loro possibile non sono mai avanzati di un passo.
    Bakunin

    In quanto a Iggy, un sorriso …

  • Miglieruolo non era polemica con te…era con Noi me compreso. Ho paura che talvolta noi non ci rendiamo conto di aver vissuto(io sono del 53,voi piu o meno credo anche,quindi 68-69 e 77-78) un'”epopea” meravigliosa,per decenni abbiamo vissuto la LIberazione la LIberta la Gioia almeno il Sogno che un’altro Mondo sarebbe stato possibile… E quello di Meraviglioso che ci siamo vissuti non ce lo potra’ mai togliere nessuno.Ora(io ogni volta che vado in citta sto con i miei Compagni Libertari del Benci Torre Maura Via dei Volsci Assemblea contro la repressione Velen(A) Horst Fantazzini et caetera… ) mi si stringe il cuore e mi viene una rabbia fino al delirio per che vedo so e mi rendo conto che non hanno nessun futuro. Sabato ero nella retorguardia perchè a 59 anni magari crei problemi agli altri cinquemila Compagni,ma se correvo come dieci anni fa…. ANCHE SE SO BENISSIMO CHE SOLO UNA RIVOLUZIONE CI PERMETTERA DI SALVARE TERRA MADRE:LA RIVOLUZIONE DELLE COSCIENZE. (al di la della visione”eroica” che ho della Vita,le armi,l’odio,la violenza, la guerra le han tutte loro soldatini di piombo…) Molto piacere ma soprattutto un mare di Emozioni leggervi e scrivere. MP

  • Credi, Gino, che a me faccia piacere di dover attendere? Aspettare che? dopo aver “pazientato” insieme a te e innumerevoli altri, per tutta una vita? E essere diventato vecchio nell’attesa?
    Ma il mio buon diritto conta ben poco. Il tuo ottimo diritto, lo stesso. Quel che conta e che tutti insieme si faccia il massimo affinché quelli che verranno possa ottenere quel che a noi è stato negato. Giustizia, uguaglianza, dignità, decoro…
    Quanto alla citazione di Bakunin credo di poterla sottoscivere. A patto che il lavorare per l’impossibile non comporti l’avventura, la fuga in avanti, il sogno illimitato.
    Sognare va bene, anzi è necessario. Ma sognare essendo consapevoli che si tratta di un sogno, sapendo che si tratta di una aspirazione, di una guida ideale per riuscire a andare oltre i limiti angusti delle prospettive offerte dal capitale; non, o non sempre, di possibilità immediate. Il sogno è l’aspirazione che bisogna praticare, ma anche saper controllare. E, se necessario, persino ridimensionare.
    Mam

  • se il sogno viene controllato e ridimensionato non è più un sogno, la lingua italiana lo dice… aspetterò i passi concreti di questo sedicente movimento di indignados (che comunque non è un unico brodo) con i quali, chissà, potrei anche trovarmi d’accordo …. verificheremo la famosa efficacia delle loro strategie contrapposte alla “barbarie inutile e dannosa” degli ormai famosi “violenti” …Vorrei vedere davvero dov’è questa concretezza, queste forme di pressione che il movimento di nonviolenti sarebbe in grado di applicare sui potenti … aspetto, realmente in umiltà …

  • CHISSA’ IL CHIASSO DEI NONVIOLENTI QUANDO LEGGERANNO QUESTA NOTIZIA …
    http://baruda.net/2011/10/26/tortura-in-carcere-e-il-turno-di-asti/

    • ieri su “il manifesto” c’era una pagina molto impressionante. Due articoli su ASTI sotto il titolo “Torturavano i detenuti, agenti rinviati a giudizio”. Poi un breve articolo faceva il punto sulla tragedia (ormai abbastanza nota dopo che si tentò di insabbiare il tutto) di Giuseppe Uva, morto fra il 14 e 15 giugno 2008, nella caserma dei carabinieri a Varese. Infine un box racconta il caso di Stefano Brunetti morto il 9 settembre 2008 all’ospedale di Velletri: ora 4 poliziotti sono accusati di averne provocato la morte e saranno processati il 20 gennaio 20123 a Frosinone. Di quest’ultima vicenda pochissimo si è saputo. Il timore è che se 3 storie così tragiche arrivano, con fatica, ad emergere ve ne possano essere altre 30 sommerse. (db)

  • Sono passati alcuni giorni dal 15 ottobre ma continuo a meditarci. Ho già scritto in vari posti la mia opinione ma col passare del tempo sento che si approfondisce.
    Penso a quante forme di violenza ci possono essere e mi viene alla mente la foto di quel povero ragazzo che ha lanciato un estintore. Sì, mi viene da chiamarlo proprio così, povero ragazzo, e potete criticarmi, insultarmi, dirmi che sto dalla parte dei delinquenti e dei terroristi ma non cambierò di una virgola queste mie parole. Perchè non c’è solo la violenza dei violenti, di quelli manipolati dai potenti (che li condannano subito dopo) pronti a sfogare la propria frustrazione su chiunque e tutto ciò che capiti a tiro. C’ è la violenza delle forze dell’ordine, che devono mostrare la loro forza perchè non si dica che non riescono a fermare i delinquenti, e spesso vanno molto al di là dell’obbedienza agli ordini. C’ è la violenza dei non-violenti che non si sognerebbero mai di lanciare pietre, incendiare auto, sfasciare bancomat ma se qualcuno altro lo fa è un black block da individuare e far arrestare perchè sia sbattuto in prigione senza pietà, con la speranza che ci rimanga per molto tempo, per anni e anni, che spesso non se li fanno neanche gli assassini. E poi cè un’altra forma di violenza, subdola, molto pericolosa: la violenza mediatica. Prendere la foto di un ragazzo mentre compie un gesto orrendo e sbatterla in prima pagina su tutti i giornali, senza sapere nulla di costui e come se si potesse racchiudere l’intera esistenza di un essere umano in un singolo gesto, per quanto bruttissimo e insensato, non è forse una forma di violenza? Io credo di sì. Trasformare qualcuno in un mostro per un gesto compiuto o per delle frasi intercettate al telefono, come è successo a un altro giovane accusato di aver partecipato all’assalto a una camionetta dei carabienieri, senza interrogarsi su chi sono queste persone e come hanno vissuto fino all’attimo prima di compiere qualcosa di insensato, per me è una forma di violenza. Mentirei se dicessi che vorrei abbracciare chi ha ridotto in frantumi una statua della Madonna perchè, oltre ad essere un gesto senza senso, l’attacco ai luoghi di culto offende la mia fede e quella di tante altre persone. Ma i danni che queste persone hanno arrecato, sia quelle arrestate sia quelle sfuggite ai controlli, possono essere riparati mentre la violenza mediatica che si sta facendo su queste persone è qualcosa che non si può cancellare.
    Per non parlare dell’occasione persa per l’Italia di far sentire la propria voce contro una politica sbagliata: tutto questo gridare alla violenza durante la manifestazione è una manovra costruita ad arte per distogliere l’attenzione dalle motivazioni che hanno spinto a questo evento nazionale.

  • sì, esatto… vedi? non è neanche una novità… anche qualche media conosciutello come il Manifesto ha pubblicato ‘ste notizie… hai sentito qualche presa di posizione di qualche nonviolento? il fatto è che questi poliziotti, ‘sta specie di psicopatici frustrati, non gli hanno rovinato il corteuccio, quindi che gliene frega ai nonviolenti?! contro quale delle due “violenze” c’è da battersi maggiormente? ma i nonviolenti non fanno differenze, certo, “la violenza è violenza”, quella di chi sfrutta milioni di persone è uguale a quella di coloro che non hanno voce e si difendono, anche a volte in maniera scomposta e inefficace… sempre violenza è, no? Uguali proprio! Quanti guai ha fatto la cultura cattolica, e un malinteso pensiero Gandiano…
    (uà, che provocazione…)

Rispondi a Marco Pacifici Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *