Nell’inferno di Dandora

Le discariche del mondo preda del crimine organizzato

di Stéphane Mandard (*)

Il camion ha appena cominciato a sversare il suo carico. Maiali,vacche,capre,uomini, donne, bambini si precipitano nel bel mezzo dell’immondizia per recuperare quello che può essere recuperato. E mangiano. La puzza di putrefazione dà la nausea ma la fame è più forte. Allora grattano raschiano leccano i contenitori di polistirolo: grani di riso, un pezzo di pollo o di pesce, un resto di dolce. Sono gli avanzi dei pasti serviti sui voli verso l’aeroporto di Nairobi che atterrano qui vicino, a DANDORA, dove sorge una delle più grandi montagne di rifiuti dell’Africa.

Si trova alle porte della capitale Nairobi e non fa che crescere.

Ogni mattina un enorme camion-contenitore arriva dall’aeroporto con il “festino”. Durante tutta la giornata decine di camion simili si avvicendano con le loro tonnellate di rifiuti. I marabu’, grossi trampolieri che si cibano di carogne, planano sopra questo canyon di immondizie che si estende a perdita d’occhio e che fumiga qua e là a causa della decomposizione. La morte si aggira a Dandora insieme all’istinto di sopravvivenza. “Quando arriva un camion la mattina è la guerra” dice Zaccaria. “A volte non si riesce a evitare le zuffe”. Zaccaria ha 36 anni e da dieci è il capo dei “jobless millionnaires” i disoccupati milionari. Con la sua gang controlla la zona 5 della discarica, la più recente. Isabella, 30 anni, è qui per “nutrire la famiglia”. Accovacciata al suolo cerca di estrarre con la forza i tappi dai cocci di bottiglia di Coca-Cola o di Guinness. Un’altra donna suddivide i tappi secondo la marca su un telo di plastica a terra. “È un lavoraccio ma devo pur guadagnare qualcosa” dice Isabella con accanto la figlia di 4 anni. Un kg di tappi le frutta 3 scellini, meno di 3 centesimi di €. Isabella è una dei milioni di persone che si accalcano in una marea di bidonvilles senza soluzione di continuità tutt’intorno alla discarica. Come lei, sono un centinaio a passare la giornata setacciando bottiglie, bidoni, barattoli di tinta o lattine di bibite, scatoloni o vetro.

[…] Aperta nel 1977 con fondi della Banca Mondiale, Dandora sarebbe dovuta diventare una discarica modello. Quarant’anni dopo, mentre il Governo l’ha dichiarata “completa” e ” un pericolo per la salute pubblica”nel 2001, continua a crescere fuori di ogni capacità di controllo al ritmo di Nairobi, questa “capitale dell’Africa Orientale” la cui popolazione, stimata è di 8 milioni di abitanti inclusi i sobborghi, potrebbe sfiorare i 12 milioni nel 2030. […] “Tutta l immondizia viene dalla parte ovest della città, a meno di 10 km da qui” dice Zaccaria, il disoccupato milionario.
Più di 2500 tonnellate di rifiuti (casalinghi, industriali, agricoli e ospedalieri) sono depositati giornalmente su questi 30 ha. Risultato: il mini campo da calcio è ormai ricoperto di bottiglie e DANDORA costeggia le abitazioni e le scuole, mentre la marea degli scarichi si allunga per centinaia di metri sui bordi della strada dove gli ambulanti vendono oggetti di peluche, scarpe, scope, tubi, cavi elettrici; tutta roba recuperata tra i rifiuti.
L’odore e i fumi non si arrestano ai confini della discarica ma penetrano e impregnano l’aria del ghetto, come lo chiama Jack. Lui a differenza di Zaccaria non ha mai lavorato qui. Ma a 23 anni ha vissuto sempre a Dandora dove ha fondato un’associazione per gli adolescenti.
“Tutti qui hanno gli occhi rossi” racconta accennando ai suoi. “Al mattino l’aria è irrespirabile perché certi rifiuti vengono bruciati durante la notte. Nei giorni di pioggia questo provoca uno smog che obbliga talvolta a fare evacuare gli allievi dalle scuole. Jack calcola che, sapendo che una classe può accogliere fino a cento alunni, sono circa 10000 i bambini esposti ai gas tossici.
Il pericolo rappresentato da questa discarica e stato documentato almeno 10 anni or sono.
Nell’ottobre del 2007 il PNUE (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente),  la cui sede dista meno di 10 km da qui, aveva pubblicato uno studio allarmante: 328 minori (2-18 anni) erano stati sottoposti a esami clinici che, per una maggioranza di essi, rivelava concentrazioni eccessive nel sangue e malattie respiratorie croniche. Le analisi del suolo e dell’acqua evidenziavano, oltre alla presenza di livelli di piombo fino a 10 volte superiori a quelli di terreni non inquinati, tracce consistenti di mercurio e cadmio, metalli pesanti la cui tossicità può provocare danni al sistema nervoso e al cervello, oltre a essere cancerogena….Nella stagione delle piogge nel canyon di Dandora si formano torrenti che trascinano con se’ rifiuti tossici che confluiscono nel fiume (Nairobi). Tutta la catena alimentare è compromessa. I rifiuti in decomposizione sono utilizzati o venduti come letame per la coltivazione di ortaggi o come foraggio per gli animali destinati al macello.


Questi risultati “anche più impressionanti di quanto si potesse ipotizzare” – nelle parole del Direttore PNUE dell’epoca – auspicavano “un intervento immediato per prevenire la sovraesposizione cronica della popolazione all’inquinamento ambientale”. […]
In seguito al Rapporto del PNUE,  il ministero dell’Ambiente  aveva annunciato che la discarica sarebbe “stata bloccata” per essere trasferita “entro due anni” altrove, più a est della capitale, e affermava senza ironia che DANDORA avrebbe potuto diventare ” un luogo di svago”.
Dopo anni di diatribe tra il governo e la municipalità di Nairobi il progetto è stato definitivamente affossato nel 2014, ufficialmente per il veto dell’Aviazione civile e delle autorità aeroportuali e il timore che i marabù attratti dal pattume mettessero in pericolo i voli.
In dicembre (2017) il nuovo governatore di Nairobi Mike Sonko ha annunciato un piano per installare “un impianto gigante di riciclaggio” a Dandora. Niente chiusura dunque. Ciò che lo preoccupava soprattutto erano i rifiuti deposti un po’ dappertutto nelle strade della capitale. Con le sue Squadre di Recupero di Sonko (Sonko Rescue Teams) in uniforme rossa moltiplica gli interventi di pulizia in città. Nelle settimane scorse ha fatto sgomberate uno degli accessi alla discarica che era ostruito dai rifiuti  in modo che i camion possano  continuare ad affluire e scaricare. Mike Sonko ha ignorato le richieste di Le Monde (di concedere un’intervista).
Il governatore, il cui nome significa “il boss” o ” il riccone”, ha una reputazione sinistra. Molto popolare tra i più poveri, ha fatto fortuna con i matatu, le camionette di trasporto collettivo che intasano la circolazione. Si sospetta che abbia avuto le mani in pasta in vari traffici tra cui quello della droga, ma ha sempre smentito. Durante la sua campagna elettorale nell’estate (2017) aveva promesso “acqua pura” e “fine della corruzione”.
La corruzione. Secondo Jack è la corruzione che spiega l’inazione delle autorità. “Dandora è un grossissimo business” conferma Zaccaria che asserisce di guadagnare circa 300 scellini, 2,40 € al giorno. Il capo gang racconta che “la concorrenza è feroce” tra le decine di intermediari che organizzano la rivendita dei rifiuti setacciati nella discarica.
Un altro camion stracolmo arriva. “Gli intrecci affaristici appartengono a loro” affermano Jack e Zaccaria, “a dei politici di primo piano di Nairobi”. Chi? “Niente nomi. Persone molto potenti”. Un politico soltanto ha osato denunciare questa situazione. È stato ucciso” ricorda Jack.  Si chiamava Melitus Mugabe Were. Nato a Dandora, difensore degli abitanti delle bidonvilles nel Consiglio Municipale di Nairobi, è stato assassinato il 29 gennaio 2008, un mese dopo la sua elezione al Parlamento. “Nell’agosto 2014 due membri di una gang mi hanno minacciato con le armi puntate” afferma un attivista fautore della chiusura del sito. “Mi hanno detto che se non la smetto la pagherò con la vita”.
[…] “La rivalità tra le gang è forte… ogni zona ha la sua gang” ammette Zaccaria, il capo dei disoccupati milionari, senza aggiungere che fa dei morti. “La polizia non osa mettere piede qui” dice Jack a quattr’occhi. “Molti dei  miei amici d’infanzia sono morti… a volte per delle storie di furti, a volte per la polizia”. Jack menziona anche gli stupri, la prostituzione e la droga come presenze quotidiane del ghetto. “La maggioranza dei giovani si vergogna di abitare qui”. Per offrire loro un’alternativa Jack ha fondato nel 2016 l’associazione “Mtoto wa Dandora”, i bambini di Dandora. Questo nome è dipinto  a lettere gialle sulla facciata azzurro cielo di una baracca di lamiera nel cuore della bidonville. I programmi sono descritti nell’ingresso: arte e musica, educazione, ambiente, sport, emancipazione femminile. […]
Un centinaio di ragazzini ” dai 5 ai 13 anni, dopo è troppo tardi” frequenta l’associazione assiduamente. Una decina tra loro ha potuto lasciare a settembre la bidonville grazie al sostegno della ONG svedese Globetree: sono saliti in cattedra per raccontare la loro vita a Dandora nelle scuole di Stoccolma e della sua periferia. “Un sogno” che Jack prevede di replicare nel 2018.
Sulla sua montagna di detriti anche Zaccaria ha un sogno: partire di qui per lanciare un suo business. Non ha ancora l’idea, ma questa verrà quando ci saranno i soldi. E nel frattempo Jack chiede: “Non finite di consumare i pasti quando prendete l’aereo”.

Chi legge in Italia (e non solo) queste righe non potrà non pensare alle centinaia di discariche che avvelenano aria acqua e suolo un po’ dappertutto e che sono non solo tollerate ma protette dai grossi giri d’affari di mafiosi d’ogni risma e colore quasi sempre in combutta con ” gli intoccabili e insospettabili” del mosaico malato del Potere locale e nazionale.

(*) da «Le Monde» del 17 gennaio 2018: ripreso da croceorsa.blogspot.it; traduzione e riduzione di Kumba Diallo; ma l’immagine qui sopra non è di Dandora

 

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