Nessuna festa per il centenario di Almirante

di Claudia Cernigoi (*)

Sul «Piccolo» del 21 agosto leggiamo che Fabio Scoccimarro, coordinatore triestino dei Fratelli d’Italia, ha dichiarato la propria intenzione di chiedere l’uso della sala del Consiglio comunale per “festeggiare” i cento anni dalla nascita di Giorgio Almirante.
Ricordiamo che la sala del Consiglio comunale si affaccia su piazza Unità, la piazza dalla quale, il 18/9/38, Benito Mussolini, in arte “duce”, lesse per la prima volta il testo delle criminali leggi razziali fasciste.
Il giovane Almirante fu segretario di redazione della rivista «La difesa della razza» per tutti i cinque anni (dal 1938 al 1943) in cui essa uscì. Faceva parte di una delle tre correnti in cui si divideva la redazione della rivista: il suo gruppo (con Guido Landra) sosteneva il razzismo biologico “della carne e del sangue”, e definiva la razza in termini puramente fisici e fisiologici.
Dopo l’8 settembre Almirante aderì alla Repubblica sociale, arruolandosi nella neo costituita Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Ricoprì anche il ruolo di Capo di gabinetto del ministro della Cultura Popolare e firmò (in data 17/5/44) il noto manifesto nel quale si ordinava la fucilazione alla schiena degli “sbandati ed appartenenti a bande” cioè dei partigiani e di coloro che non avessero accettato di entrare nelle formazioni collaborazioniste o direttamente naziste.
Nel dopoguerra Almirante fu uno dei fondatori e il leader carismatico del Movimento sociale italiano. Parlamentare dal 1948 fino alla morte, avvenuta nel 1988, due volte fu chiesta (e concessa) l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per l’accusa di riorganizzazione del disciolto partito fascista (reato di cui agli articoli 1 e 2 della legge 645 del 20 giugno 1952).
Almirante si trovava in prima fila assieme ad alcuni picchiatori fascisti, pronti all’assalto, al momento degli scontri di Valle Giulia a Roma il 16/3/68.
Nel corso di un comizio svoltosi a Trieste il 19/4/74 Almirante parlò di “far piazza pulita del bacillo slavo che si è infiltrato a Trieste”. Forse qualcuno lo prese in parola, dato che il 27 aprile (otto giorni dopo), un ordigno esplose alla scuola slovena di San Giovanni, fortunatamente in ora serale e senza provocare vittime.
Ma il fatto più grave che gli è stato imputato, è l’avere finanziato il terrorista Carlo Cicuttini (uno dei responsabili della strage di Peteano, nella quale morirono dilaniati da un ordigno tre giovani carabinieri) per un’operazione alle corde vocali, in modo da falsare la perizia fonica che lo avrebbe incastrato come il telefonista che aveva chiamato la stazione dei Carabinieri per attirare i militi nell’agguato mortale.
Fu richiesta al Parlamento l’autorizzazione a procedere nei confronti di Almirante per “concorso nel reato di favoreggiamento personale, continuato ed aggravato” ma in attesa che il Parlamento desse l’autorizzazione a procedere, lo stesso fu amnistiato, mentre fu condannato l’avvocato goriziano Eno Pascoli.
Il capo del MSI godeva infatti dell’immunità parlamentare dietro la quale si trincerò perfino per evitare di essere interrogato. La tirò avanti per anni di battaglie nelle quali non fu mai in dubbio la sua colpevolezza, finché non intervenne un’amnistia praticamente ad personam, della quale beneficiava solo in quanto ultrasettantenne. Giorgio Almirante, l’uomo d’ordine, dovette chiedere per sé l’amnistia perché il dibattimento lo avrebbe condannato e ne beneficiò (mentre il suo complice fu condannato) per il reato di favoreggiamento aggravato degli autori (militanti e dirigenti del suo partito) di quell’attentato terroristico.
Ci sembra pertanto fuori luogo e inopportuno qualsivoglia “festeggiamento” della figura di un personaggio simile. Non solo perché la nostra Costituzione condanna il fascismo e quindi non vi è alcun motivo per celebrare chi ha continuato a perpetuare ideali fascisti per tutta la vita, ma anche perché, al di là dei motivi meramente “ideologici”, non si può avere alcuna considerazione positiva per chi ha favorito e aiutato gli stragisti neri.
Chiediamo pertanto a tutti gli antifascisti di far sentire la propria voce per impedire che la sala del Consiglio comunale di Trieste, che si affaccia proprio sulla targa che ricorda l’annuncio delle leggi razziali, serva come palcoscenico per l’ennesima apologia del fascismo che si sta prospettando in questa città.

la pagina FB con la documentazione è qui:

www.facebook.com/pages/Nessuna-festa-per-i-cento-anni-di-Almirante/327920870710493

(*) Di festeggiamenti per Almirante purtroppo se ne tentano non solo a Trieste e nelle istituzioni – che dovrebbero essere antifasciste – non solo si chiude un occhio ma spesso si plaude. Qui in blog trovate un mio post intitolato «Lo schifo che mi fanno Giorgio Napolitano…» (… e Fausto Bertinotti quando omaggiano il fascista Giorgio Almirante) oltreché la «Scor-data: 17 maggio 1944», dove si racconta in dettaglio il Giorgio Almirante, fucilatore di partigiani. (db)

 

Redazione
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  • domenico stimolo

    Il dato è che dopo il convegno fatto in sede parlamentare, con il messaggio del Presidente della Repubblica e l’ “ossequio” di Bertinotti, i suddetti, ringalluzziti, si stanno muovendo con grande energia a livello nazionale. La qualcosa era molto prevedibile.
    Alcuni giorni addietro i rappresentanti della “ Fondazione Alleanza Nazionale” sono calati qui nel catanese. Hanno organizzato due eventi in due paesi etnei ( Biancavilla e Ragalna) con il titolo: “ una via per Almirante in ogni paese dell’Etna”. A Biancavilla nell’aula consiliare….. “gentilmente” concessa.
    Perdono il pelo ma non l’antico vizio. Specie in questa fase lavorano, in allegra compagnia compiacente, per sconvolgere la Memoria antifascista pilastro dell’Italia repubblicana che, con la Sua Costituzione, figlia dei Patrioti immolatisi nella lotta contro il nazi-fascismo, rappresenta il faro imperituro dei Valori portanti dei cittadini italiani, in specie delle nuove generazioni.
    A Catania il loro obiettivo, già mosso circa due anni addietro, è stato scongiurato ( ….al momento) grazie ad una forte reazione.
    Nulla da aggiungere alla nota di Claudia Cernigoi, molto esauriente.
    Sul merito dell’area etnea, “ chiamata in causa” per titolare strade ad Almirante, è bene ricordare che in diversi paesi, implosa la dittatura fascista il 25 luglio , specie nella prima fase del mese di agosto del 43, gli occupanti nazisti ( ….portati in casa dai fascisti) commisero alcune efferate stragi contro le popolazioni civili che, in armi, si opposero con grande coraggio. Le più spietate a Castiglione di Sicilia e a Mascalucia. Molti altri paesi dell’area pedemontana etnea furono interessati dalle cruente vessazioni, dai furti e tant’altri assassini, da parte delle truppe tedesche che ormai in rotta tentavano di raggiungere lo stretto di Messina.
    Le drammatiche vicende che rappresentano il primo contributo alla Resistenza sono state ricordate il 25 luglio a Mascalucia in un convegno presso l’aula consiliare.

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