«Nicaragua. Cronache dal Paese»: un libro con…

… con alcuni articoli scritti da Bái Qiu’ēn (per “La Bottega del Barbieri”) pubblicato da Lisangà.

di David Lifodi

El sueño comienza. Nicaragua libre era uno degli slogan più utilizzati dal governo sandinista nei mesi successivi alla conquista di Managua che, il 19 luglio 1979, segnò la definitiva caduta del somozismo grazie ad una vera e propria rivolta popolare. Oggi, al contrario, il paese vive una pesadilla, un incubo permanente, a causa della degenerazione dei valori e degli ideali che avevano caratterizzato la rivoluzione sandinista, trasformatasi nel tempo in un governo esclusivamente personalistico, quello dell’attuale orteguismo.

A tracciare un quadro così fosco, con grande amarezza, Bái Qiu’ēn, che, nel libretto Nicaragua. Cronache dal Paese, pubblicato dall’associazione interculturale Lisangà – Culture in movimento, fa luce sulla difficile e complessa quotidianità dello stato centroamericano.

Gli scritti di Bái Qiu’ēn, profondo conoscitore della realtà nicaraguense per averla vissuta, fino a qualche anno fa, in prima persona, sono solo una piccola parte di quelli che potete leggere qui, sulla Bottega del Barbieri, e affrontano cinque aspetti chiave: repressione e sistema giudiziario, gestione del potere e populismo, libertà di stampa, maquilas ed estrattivismo e miniere.

Il volumetto è dedicato alle donne prigioniere politiche in Nicaragua e alle soggettività lgbtqi+, incarcerate dall’orteguismo, ma, in particolare, a Dora Maria Téllez, storica militante sandinista che, al pari di molti suoi ex compagni di lotta è stata perseguitata dalla coppia presidenziale Ortega-Murillo e alla femminista Ana Margarita Vigil.

È proprio sulla pareja presidencial, Daniel Ortega-Rosario Murillo, e sui rispettivi clan familiari, che Bái Qiu’ēn punta la sua attenzione per dimostrare come alla retorica rivoluzionaria non consegua un comportamento altrettanto coerente. Hugo Torres Jímenez, altro storico comandante sandinista deceduto in carcere lo scorso febbraio per gravi problemi di salute, poco prima di essere arrestato aveva dichiarato: «Ho 73 anni, non avrei mai pensato, a questo punto della mia vita, di dover ancora combattere una nuova dittatura».

Bái Qiu’ēn evidenzia la principale contraddizione del governo orteguista a partire da due concetti espressi da Hugo Chávez e da lui ritenuti imprescindibili a proposito della costruzione del socialismo del XXI secolo: trasformazione economica e democrazia partecipativa.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, se è vero che, a partire dalla vittoria di Violeta Chamorro, nel 1990, tutte le conquiste della rivoluzione sandinista furono progressivamente smantellate dalle destre, è altrettanto innegabile che, dal ritorno di Ortega a El Carmen, nel 2007, il neoliberismo non solo non è stato combattuto, ma ha rappresentato il cardine del governo orteguista-chayista. Bái Qiu’ēn sottolinea infatti la crescita delle esenzioni fiscali concesse ai grandi marchi per attirarli in Nicaragua, in quelle zone franche, le maquilas, dove si concentra gran parte dello sfruttamento dei lavoratori. Nate come territori autonomi all’interno dello Stato e propagandate come occasioni per trovare immediatamente lavoro, le maquilas sono cresciute non solo all’epoca delle varie presidenze di Violeta Barrios, Arnoldo Alemán e Bolaños, ma anche durante l’epoca danielista, fino ai giorni nostri. Ricorda Bái Qiu’ēn: dopo aver dichiarato le imprese che fondavano il loro operato sulle maquilas come super-sfruttatrici, immediatamente dopo Ortega «le incrementò in quanto creavano opportunità di lavoro e facevano calare sensibilmente il tasso di disoccupazione». Significativo, e al tempo stesso amaro, il commento di una lavoratrice in una maquila: «Si tratta dell’unica corda a cui ci possiamo appendere».

La stessa contraddizione tra la sbandierata adesione dell’attuale dirigenza sandinista al socialismo del XXI secolo ed una realtà di stato marcatamente capitalista si ritrova nell’estrattivismo minerario: anche in questo caso le imprese minerarie non solo sono esonerate da qualsiasi analisi di impatto ambientale, ma a far riflettere sono le parole del socio maggioritario di HEMCO Nicaragua (gruppo Mineros): «Questo è di gran lunga il posto migliore in cui operare».

Definito ironicamente da Bái Qiu’ēn come il «socialismo scritto dagli industriali», quello prospettato da Ortega-Murillo lascia perplessi anche sul fronte della democrazia partecipativa. Aldilà di slogan come El Pueblo Presidente, in realtà i nicaraguensi vedono sempre più nell’attuale Frente sandinista un partito dogmatico che non tollera le divergenze. Lo hanno sperimentato sulla propria pelle molti ex compagni di lotta di Ortega come Sergio Ramírez o Gioconda Belli, costretti ad abbandonare il paese. L’organizzazione sempre più elitaria del partito, il distorto funzionamento dei Consejos del Poder Ciudadano, ridotti al ruolo di cinghia di trasmissione o comunque a meri esecutori di decisioni prese dall’alto, rappresentano solo due degli esempi della crescente concentrazione di tutto il potere decisionale nella coppia presidenziale o, al massimo, nei clan familiari della pareja presidencial.

La pubblicazione del libretto da parte dell’associazione interculturale Lisangà – Culture in movimento, vuol rappresentare un atto di solidarietà con tutti coloro che sono stati vittime della repressione orteguista nella speranza che prima o poi in Nicaragua si possa respirare realmente aria di cambiamento.

Per richiedere il libretto occorre scrivere a:

lisanga.salvador@gmail.com

Con le offerte ricevute, l’associazione Lisangà finanzierà alcuni dei suoi progetti nella comunità rurale di San Francisco Echeverría in El Salvador.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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