Nicaragua, maledetto Paese
Analisi della propaganda in Nicaragua, ma anche delle bufale dei russi, di quelle degli ucraini e delle nostre, come occidentali, in questi brutti tempi di guerra.
di Bái Qiú’ēn
«Guardi, Román, su di me sono state scritte molte cose. Che sono uno spaccone, sono un pazzo allucinato, uno spiritualista, un astrologo, un impaziente, un despota, un bandito, un falso apostolo, un tipo ridicolo e tante altre cose del genere. Però, hanno anche detto, tra l’altro personaggi di grande prudenza, che sono un eroe, un simbolo della razza, un redentore e tante altre esagerazioni. Numerosi giornalisti e scrittori mi hanno “dipinto”, conoscendomi solo in modo superficiale; ma fino ad oggi nessuno scrittore o giornalista mi ha osservato così da vicino come Lei. Le ho fatto delle vere e proprie confidenze, pure sulla mia vita personale più intima e sui miei pensieri più profondi. Prima, nessuno si era mai guadagnato la mia fiducia come Lei. Poiché andiamo così d’accordo, credo di conoscerla molto meglio di quanto Lai possa immaginare, perciò sono sicuro che quello che scriverà su di me, di bene o di male, sarà in buona fede. Conoscendola, non posso nemmeno immaginare che possa scrivere qualcosa di buono solo per farmi piacere, né di male per offendermi. Le ho solo chiesto fin dall’inizio e glielo chiedo di nuovo, che dica la verità come Lei la intende, costi quel che costi e anche se mi farà male».
Queste parole furono pronunciate da A.C. Sandino nel marzo del 1933, durante alcune chiacchierate di vari giorni con il giovane giornalista de La Prensa José Román, da lui riportate nel libro Maldito país. Visse dal 25 febbraio al 16 marzo negli accampamenti del Pequeño Ejército Loco, quando ormai le battaglie contro l’invasore gringo si erano già concluse con una clamorosa vittoria, e terminò il manoscritto nel dicembre del 1933. Però, per varie ragioni, non ultima l’assassinio del Generale degli Uomini Liberi un paio di mesi dopo, la prima pubblicazione fu nel 1979, negli stessi giorni in cui trionfava la Rivoluzione Popolare Sandinista.
Stando allo stesso Román, Sandino gli domandò cosa significasse «God, damned country», frase che i marines pronunciavano spesso. Rispose «Paese maledetto da Dio», a causa delle condizioni che dovevano affrontare e sopportare nelle montagne di Las Segovias, alle quali non erano abituati: fango, caldo infernale di giorno e freddo di notte, zanzare… attacchi della guerriglia. Apprendendo il significato di quella espressione, chiese al giornalista di titolare il libro Maledetto paese, poiché il Nicaragua lo era davvero, a causa di tutte le vicissitudini storiche che aveva dovuto subire.
Román scrive in prima persona per dare il tono colloquiale alle conversazioni, ma la maggior parte del testo riporta le parole di Sandino. Grazie a questo escamotage, l’autore ci restituisce una persona viva, in carne e ossa, con le sue idee, i suoi sogni, le sue incertezze e i suoi dubbi. Non un mito, come è stato trasformato da qualcuno.
Uno dei valori essenziali del suo pensiero, che emerge costantemente dalle pagine di questo libro, è quello della verità: non solo nel dirla sempre e comunque «costi quel che costi», ma pure nell’essere disposti ad ascoltarla.
Pure il riconoscimento delle qualità personali dei nemici risalta con evidenza: nessuna condanna pregiudiziale nei confronti di chi non la pensa come lui. Anzi, è persino pronto a riconoscere i propri difetti e le proprie manchevolezze, senza tergiversare.
«Nulla ho letto di ciò che ha annotato, però sono sicuro della sua cavalleria e del suo patriottismo, per cui seguo unicamente il mio intuito, nonché l’affetto che ho provato per Lei. Solo un favore Le chiedo, niente di più: racconti tutto quello che ha visto e che ha sentito, il più esattamente possibile, proprio come lo ha visto e sentito, poiché non si deve temere la verità, dato che sempre, presto o tardi, salta fuori».
Quando scoppia un conflitto, come disse qualcuno, la prima a morire è sempre la verità. Sandino fu di certo una anomalia storica: diceva ciò che pensava e faceva ciò che diceva. In un Paese dove mentire, a tutti i livelli, è lo sport nazionale.
Vediamo in questi giorni tremendi come la verità sia immediatamente defunta: le bufale dei russi, quelle degli ucraini, le nostre… come occidentali. Non sappiamo se il fenomeno sia inevitabile, ma di certo con i social e i sistemi informatici è assai più facile rispetto ad alcuni anni fa.
Vi sono ulteriori possibilità, non sempre tenute in considerazione: spacciarsi per una delle parti in lotta per diffondere falsità. Nessuno può giurare che alcune bufale teoricamente diffuse dagli ucraini con immagini relative a eventi “altri”, siano state e siano diffuse proprio dagli ucraini. Lo stesso vale in senso inverso.
Certo, parrebbe stupido che gli ucraini utilizzino immagini di altri conflitti nel momento in cui hanno distruzioni e morti che nessuno può negare. Ma sarebbe altrettanto facile dire che è un trucco dei russi. La risposta corretta per ogni singola bufala, forse, non esiste.
Nei mesi delle proteste del 2018 in Nicaragua circolavano sui social alcuni post che proveremo di descrivere per chiarire ciò che abbiamo appena scritto.
In un video si vedeva una ragazza piangente che si lamentava perché la polizia la aveva duramente malmenata. Tutti pensarono che fosse diffuso dai protestantes. Però, c’è un però: dopo circa un paio di ore fu diffusa dai social filo-governativi la “seconda parte” del video: la stessa ragazza rideva a crepapelle, dimostrando che nulla le era accaduto. Con la nota relativa al primo video: «mentira de los protestantes».
Si può credere ciò che si vuole, ma il dubbio che il primo video fosse davvero partito dai protestantes è più che legittimo. Quale motivo potevano avere di mostrare, in seguito, che la ragazza stava recitando? Per darsi la zappa sui piedi?
Pochi giorni dopo, una foto mostrava un uomo steso a terra, con la didascalia: ucciso dalla polizia negli scontri avvenuti a ***. Anche in questo caso, dopo alcune ore, altre foto lo mostravano barcollante e sorretto dal classico buon samaritano. Per chi non è mai stato in Nicaragua, è abbastanza comune che vi siano dei “cadaveri” in giro, sui marciapiedi o al bordo delle strade, i quali stanno smaltendo la borrachera. Alzare un po’ troppo il gomito è il secondo sport nazionale.
Chissà come, oltre al buon samaritano era presente pure un fotografo che ha immortalato la seconda parte della storia. Chiamiamola pure coincidenza…
L’elenco potrebbe continuare, ma crediamo che questo paio di esempi sia sufficiente per comprendere che pure in Nicaragua, in quel 2018, la verità era stata assassinata da entrambe le parti. E, nonostante siano trascorsi abbondantemente i tre giorni regolamentari, deve ancora resuscitare.