Nicaragua: «Operazione Danto 21»

Prosegue l’involuzione del Frente sandinista e della democrazia in Nicaragua

di Bái Qiú’ēn

Il Nicaragua è il Paese delle contraddizioni e della menzogna come sport nazionale. Lo sappiamo fin dal primo momento in cui vi mettemmo piede, ormai una vita fa.

È arrivato nelle nostre mani un recente documento della Secretaría de Relaciones Internacionales del FSLN, senza data, ma non anteriore alla metà di giugno. È davvero uno splendido esempio di contraddizioni e menzogne mescolate senza alcun ritegno, ma decisamente troppo lungo per tradurlo integralmente (sei pagine). Cercheremo comunque di analizzare i punti salienti, poiché in esso si espongono gli «aspetti fondamentali dell’attuale situazione politica in Nicaragua»: «ci troviamo nella grande battaglia che abbiamo chiamato Operazione Danto 21, con riferimento all’offensiva militare nota come Danto 88, che segnò la vittoria Sandinista contro l’esercito controrivoluzionario durante la guerra di aggressione imposta dagli Stati Uniti negli anni Ottanta».

Risulta evidente che questa “operazione” non sia vista come una lotta politica combattuta con armi politiche, bensì come essenzialmente militare e combattuta con tutte le armi a disposizione. Del resto il FSLN non è mai diventato un partito politico nel senso comune del termine, restando ancorato alle sue origini di movimento politico-militare. Tanto che al suo interno vige la parola d’ordine: «Todas las órdenes serán cumplidas, menos una: rendirse».

Leggiamo ancora: «Questa operazione è consistita nell’applicare le nostre leggi con il rigore che il caso merita». Prima contraddizione: si afferma che le leggi sono usate come arma e al contempo che «le nostre istituzioni [leggasi: la magistratura] non agiscono secondo criteri politici congiunturali di tipo elettorale, ma a seconda dell’interesse strategico del Paese». Seconda contraddizione: possibile che l’interesse strategico del Nicaragua sia il suo isolamento internazionale? Eppure, questo è ciò che sta accadendo e loro stessi ne sono coscienti: «a chi meno conviene che i candidati presidenziali siano detenuti, è a noi sandinisti, poiché conosciamo il costo politico da pagare». Soltanto ieri, due paesi amici hanno richiamato in Patria i rispettivi ambasciatori: Messico e Argentina. Il Costa Rica ha sospeso la nomina del proprio nuovo ambasciatore. E l’elenco potrebbe continuare…

Come si giustifica, pertanto quella che loro stessi identificano come una operazione militare? «Questa è una questione di dignità per il Nicaragua, non di politica o di elezioni». A questo punto, ci aspettavamo la citazione della classica frase di Sandino: «La soberanía de un pueblo no se discute, se defiende con las armas en la mano». Invece, hanno evitato.

Se dalle contraddizioni passiamo alle menzogne, quella più evidente è certamente relativa alle «mal chiamate sanzioni, che in realtà sono aggressioni economiche da parte degli Stati Uniti contro il nostro Paese». Che si tratti di ingerenza, non vi sono dubbi e siamo i primi a dichiararlo senza se e senza ma. Però, non capiamo come sia possibile che dei provvedimenti che colpiscono singole persone, per quanto ricoprano ruoli importanti, possano danneggiare economicamente l’intero Paese. A meno che non si intenda per “Paese” o per “popolo” il solo gruppo dei sanzionati. Non confondiamo le mele con le pere: esiste una differenza sostanziale fra questo tipo di sanzioni ad personam e quelle imposte a Cuba dagli anni Sessanta.

È vero che gli Stati Uniti hanno emanato norme relative alla loro opposizione alla concessione di prestiti al Nicaragua da parte dei vari organismi internazionali. Per il momento, però, tutti questi organismi hanno continuato a concedere prestiti (Fondo monetario, Banca mondiale, Banco centroamericano de integración economica, Banco interamericano de desarrollo…). Certo, questa è davvero una spada di Damocle sulla testa di tutti i nicaraguensi, ma per ora solo minacciata.

Possiamo aggiungere che persino l’USAID ha finanziato e continua a finanziare progetti statali con svariati milioni di dollari. E che Rosario Murillo, prima dell’aprile 2018 definiva i rappresentanti di USAID con il termine «hermanos».

Una menzogna più sottile è quella inerente a «le azioni per le quali queste persone sono state arrestate sono relative a dopo l’entrata in vigore della presente legge; […] per il principio di irretroattività della legge». Resta il fatto che la Legge n. 1055 del 20 dicembre 2020 prevede esclusivamente che i «traditori della Patria» «non potranno candidarsi a cariche pubbliche» (non si specifica se sia sufficiente l’incriminazione o se occorra la condanna definitiva), per cui si rimanda alle «corrispondenti azioni penali stabilite nel Codice Penale». Sembrerebbe tutto credibile… ma, senza voler cavillare come un Azzeccagarbugli, ci risulta che il Codice Penale vigente sia decisamente anteriore al dicembre 2020 e qualsiasi giurista sa che, in questo caso, non esiste la questione della irretroattività: i reati dei quali sono accusati sono previsti dalla precedente normativa.

Ribadiamo: a tutti gli effetti la nuova legge prevede solo l’inibizione dalla candidatura a una carica elettiva. Tant’è che gli arrestati e gli inquisiti lo sono in base a precise norme del Codice Penale.

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Il documento originale dell’Operación Danto 21

Hermanas y hermanos integrantes de los movimientos de solidaridad con Nicaragua, de la militancia sandinista en el exterior, y dirigentes de los partidos progresistas y revolucionarios del mundo:

Desde la Secretaría de Relaciones Internacionales del FSLN, reciban nuestro más cálido abrazo revolucionario en estos momentos decisivos para nuestra Patria y nuestra Revolución; nuestra Patria, que es también la de quienes la aman como lo hacen ustedes, hermanas y hermanos internacionalistas, y nuestra Revolución, que es nuestro mayor aporte a la lucha de los pueblos del mundo por un futuro sin explotación, opresión ni miseria; un futuro de libertad, justicia y hermandad. Nos dirigimos a ustedes para exponerles los aspectos fundamentales de la actual coyuntura política en Nicaragua, en momentos que son también de intensificación de los ataques injerencistas de las potencias imperialistas y sus pregoneros conscientes e inconscientes, en contra de nuestro país y de la Revolución Popular Sandinista.

En estos momentos nos encontramos en la gran batalla que nosotros llamamos Operación Danto 21, en referencia a la ofensiva militar conocida como Danto 88, que selló la victoria sandinista frente al ejército contrarrevolucionario durante la guerra de agresión impuesta por Estados Unidos en los años ochenta; operación que fue nombrada así en homenaje al Comandante Germán Pomares Ordóñez (el Danto), caído en vísperas del triunfo revolucionario en 1979, quien fuera uno de los más brillantes jefes guerrilleros durante nuestra guerra de liberación y uno de los más ejemplares militantes que ha tenido el Frente Sandinista a lo largo de su historia.

OPERACIÓN DANTO 21

Esta operación ha consistido en aplicar nuestras leyes con la rigurosidad que el caso amerita, a los agentes del imperialismo que en nuestra política interna han usado en algunos casos, sus proclamadas aspiraciones presidenciales como escudo protector de sus acciones al servicio de Estados Unidos, para dar la apariencia de que se está excluyendo del proceso electoral a posibles candidatos y ocultar así lo que en realidad ocurre, que es la aplicación de nuestras leyes a quienes las están transgrediendo en perjuicio de nuestra soberanía nacional y autodeterminación, sean o no aspirantes a cargos públicos, como en efecto lo son en algunos casos, aunque sólo dos de los cuatro así autoproclamados, eran precandidatos oficialmente inscritos como tales, lo que ni a ellos ni a nadie les da prerrogativa alguna para transgredir las leyes de nuestro país. Es bueno señalar que los aspirantes presidenciales son solamente cuatro de los dieciséis contra los que se ha emitido orden de captura, y de los que hay catorce detenidos; y que además, hay siete aspirantes presidenciales más que se encuentran en libertad y sobre quienes no se ha emitido orden de captura ni se ha iniciado proceso alguno; de ellos, hay dos que ya están inscritos como precandidatos.

Las detenciones que se han realizado, se basan en las normas jurídicas de nuestro país, siendo parte de ello la aplicación de la Ley # 1005, “Ley de defensa de los derechos del pueblo a la independencia, la soberanía y la autodeterminación para la paz”, que entró en vigencia el 22 de diciembre de 2020.

Dicha ley dice en su artículo 1:

Los nicaragüenses que encabecen o financien un golpe de estado, que alteren el orden constitucional, que fomenten o insten a actos terroristas, que realicen actos que menoscaben la independencia, la soberanía, y la autodeterminación, que inciten a la injerencia extranjera en los asuntos internos, pidan intervenciones militares, se organicen con financiamiento de potencias extranjeras para ejecutar actos de terrorismo y desestabilización, que propongan y gestionen bloqueos económicos, comerciales y de operaciones financieras en contra del país y sus instituciones, aquellos que demanden, exalten y aplaudan la imposición de sanciones contra el Estado de Nicaragua y sus ciudadanos, y todos los que lesionen los intereses supremos de la nación contemplados en el ordenamiento jurídico, serán “Traidores a la Patria” por lo que no podrán optar a cargos de elección popular, esto sin perjuicio de las acciones penales correspondientes establecidas en el Código Penal de la República de Nicaragua para los “Actos de Traición”, los “Delitos que comprometen la Paz” y los “Delitos contra la Constitución Política de la República de Nicaragua”.

Es importante dejar claro que las acciones por las que se ha detenido a estas personas son posteriores a la entrada en vigencia de esta ley; es decir, y debido al principio de irretroactividad de la ley, no se toma en cuenta lo que dichas personas hicieron durante el intento de golpe de Estado en 2018, en el que la mayoría de ellas tuvieron abierta participación como dirigentes de la intentona golpista, lo que es de conocimiento público. Por dichos actos, igualmente lesivos a los derechos de nuestro pueblo y a los intereses de la nación nicaragüense, ya fueron juzgados en su momento una parte de los responsables, que luego fueron indultados por la generosidad de la Revolución y porque ese indulto fue necesario, en su momento, para consolidar la paz y la estabilidad del país, que habían sido recién restauradas por el pueblo organizado, con su vanguardia revolucionaria al frente.

Los actos ilegales y lesivos a los derechos del pueblo y a los intereses de la nación nicaragüense, por los que se ha detenido a esas personas, no sólo están vinculados con la ley mencionada, pero nos referimos a ella porque es la que se está aplicando con respecto a los delitos de los cuales eran ya autores confesos los que fueron detenidos. Básicamente, las acusaciones contra los detenidos giran alrededor de cuatro cosas, de las cuales la primera es a la que acabamos de referirnos:

– Gestiones públicamente anunciadas y realizadas por quienes fueron detenidos, encaminadas a lograr la imposición de sanciones unilaterales de una potencia extranjera, Estados Unidos, contra instituciones de nuestro país y contra ciudadanos nicaragüenses, con el propósito de boicotear la gestión pública encaminada a la aplicación de políticas de Estado, incluida la implementación de programas sociales gracias a los cuales Nicaragua ha sido uno de los países que más ha reducido la pobreza y la desigualdad social a nivel mundial, mejorando las condiciones de vida del pueblo y desarrollándonos como país en el marco de un modelo socioeconómico basado en la democratización de la economía mediante el acceso de los sectores populares a la propiedad sobre los medios de producción, en todo lo cual seguimos avanzando, a pesar de las agresiones y los actos de traición a la patria realizados por las personas que han sido detenidas y que están siendo debidamente procesadas, conforme a nuestras leyes.

– Conspiración al servicio de esa potencia extranjera, Estados Unidos, históricamente hostil a nuestros intereses nacionales, en aras de la desestabilización de nuestro país mediante la puesta en práctica de acciones terroristas.

– En uno de los casos se encontraron fuertes indicios de lavado de dinero, en las operaciones financieras de la Fundación “Violeta Barrios de Chamorro”, que además financiaba a periodistas, “analistas políticos” e incluso escritores (todos ellos autoproclamados “independientes”) con dinero proveniente de agencias conocidas por su vínculo con campañas desestabilizadoras a nivel internacional en contra de gobiernos no afines a los intereses de Estados Unidos, siendo algunas de ellas las agencias norteamericanas USAID, NED, Fundación Soros, y también agencias europeas como OXFAM, lo cual ha sido reconocido por las personas implicadas. Valga señalar que al crearse la Ley de Agentes Extranjeros, la cual obliga a quienes reciben donaciones de otros países, a reportarlas e informar sobre el destino de tales fondos, esta Fundación cerró formalmente sus operaciones para no tener que acatar dicha ley, y a pesar de ello siguió recibiendo fondos de las agencias señaladas y otras más. Sobre este delito en particular, las autoridades explicarán en su momento los resultados de las investigaciones que aún se encuentran en curso.

– En el caso del último detenido, un gerente bancario, la acusación está vinculada a graves anomalías en el manejo de recursos financieros de la entidad para la que trabaja, con el fin de apoyar las actividades ilícitas vinculadas con los fondos provenientes de las agencias mencionadas.

Como puede verse, la causa de las detenciones no es que estas personas sean opositoras o aspirantes a la Presidencia e incluso, ni siquiera que sean golpistas, sino que están violando leyes que tienen como objetivo defender nuestra soberanía y autodeterminación, y que no son exclusivas de nuestro país, sino que son leyes similares a las que existen en muchos de los países cuyos gobiernos, de manera hipócrita e insolente, pretenden condenarnos por aplicarlas y además, nos reprocharon en su momento cuando fueron aprobadas en acto soberano de nuestro poder legislativo, demostrando esos gobiernos, además de un inaudito cinismo, el más descarado injerencismo, inspirado en su visión hegemónica y colonialista del mundo en algunos casos, o en su carácter de metrópolis coloniales venidas a menos y serviles a los intereses de las potencias hegemónicas en otros casos, o simplemente en una vergonzosa vocación de colonia, en los casos de los gobiernos que nos condenan por defendernos de las potencias imperialistas sin que los países por ellos dirigidos sean potencias o incluso, siendo más bien víctimas de éstas. Hasta se ha llegado a dar el lamentable y doloroso hecho de que ciertos gobiernos progresistas se presten al juego de las potencias imperialistas, negándose a dar su voto a favor de Nicaragua en las instancias correspondientes o apareciendo como mediadores no solicitados por nosotros y sin que ellos nos hayan ofrecido a nosotros tal mediación, que por cierto no necesitamos, y en ese empeño manejan un discurso en el que hacen propia la narrativa política de las potencias que son también hostiles a sus países e irrespetan su soberanía, frente a lo cual nosotros los hemos defendido siempre y lo seguiremos haciendo, porque así nos lo exigen nuestros principios, que también nos hacen defender a esos gobiernos de los ataques de las fuerzas proimperialistas oligárquicas y de la derecha en general a lo interno de sus países, lo que también hacemos por razones de principios, aun sin que haya reciprocidad, y porque sabemos lo importante que es la unidad de las fuerzas populares, progresistas y

revolucionarias en nuestra lucha frente al enemigo común, que es el imperialismo, máxima expresión del capitalismo, contra cuyo modelo neoliberal hemos luchado desde hace ya unos cuantos años.

Decíamos que entre las causas de las medidas tomadas por nuestras autoridades no están las aspiraciones presidenciales de algunos de los detenidos. Las causas están, reiteramos, en las transgresiones cometidas contra nuestras leyes. Antes bien, incluso políticamente sería absurdo que las aspiraciones presidenciales fueran causa de detención, porque a quienes menos conviene que haya aspirantes presidenciales detenidos es a nosotros, los sandinistas, pues sabemos el costo político a pagar y además, somos la fuerza política con las mayores posibilidades de ganar las elecciones, según todas las encuestas, incluyendo las que son pagadas por la misma derecha golpista, o sea que todos los que han proclamado aspiraciones presidenciales en las filas de la oposición, detenidos o no, están muy por debajo del respaldo popular al Frente Sandinista y al Comandante Daniel Ortega, pero nuestras instituciones no actúan según criterios políticos coyunturales de tipo electoral, sino en función del interés estratégico del país, en este caso la defensa de nuestra soberanía y autodeterminación. O sea, esto es cuestión de dignidad para Nicaragua, no de política ni de elecciones.

Las mal llamadas sanciones, que en realidad son agresiones económicas de Estados Unidos contra nuestro país, ya estaban decididas y anunciadas desde antes de que aquí se aplicara la ley a los conspiradores y agentes confesos de la potencia norteamericana, y el pretexto era que supuestamente, el FSLN no estaba ofreciendo garantías electorales. O sea, ya el imperialismo y sus secuaces internos de aquí tenían suficientes pretextos para imponer desde allá y promover desde aquí las medidas coercitivas unilaterales con la vana ilusión de que se hicieran unas elecciones a su medida, y pregonaban a los cuatro vientos que ya el sandinismo tenía preparado el fraude. De ser así, y además estando arriba en las encuestas,¿qué necesidad habríamos tenido de sacar del juego a los posibles candidatos?

LOS TRAIDORES

Finalmente, es importante referirnos al caso de los traidores, ex sandinistas que dejaron de serlo hace ya mucho tiempo y que fueron igualmente detenidos, por las mismas causas que los demás. O sea, no por ser traidores, como efectivamente lo son desde hace décadas, sino por haber cometido las mismas violaciones a nuestras leyes que cometieron los otros detenidos. Pero en el caso de ellos, su detención ha sido particularmente aprovechada para generar confusión fuera de Nicaragua, debido a su pasado revolucionario, y por eso se hace necesario que hagamos un poco de historia.

Muchas personas fuera de nuestro país no saben que estos ex sandinistas traicionaron sus principios desde hace ya aproximadamente un cuarto de siglo, o sea que no es hasta ahora con su actos delictivos que ellos traicionaron la causa sandinista, sino desde inicios de los años noventa, cuando aún militando en nuestras filas, pregonaban la renuncia al socialismo, al antimperialismo, a la lucha popular y al carácter de vanguardia del FSLN; hasta que finalmente, al ser derrotados a lo interno en el Congreso Extraordinario de mayo de 1994, optaron por abandonar las filas del FSLN y fundar lo que ellos llamaron el Movimiento Renovador Sandinista.

Los traidores fueron minoría en el Congreso del FSLN en 1994 por ser también minoría en las bases de nuestro partido, pero eran mayoría en la dirigencia sandinista de entonces y entre quienes habían ostentado los más altos cargos en el gobierno y el Partido en los años ochenta, y eran mayoría también entre quienes habían sido electos a cargos públicos en las elecciones de 1990, por lo que en sus filas estaba la mayor parte de los que habían sido electos como diputados del FSLN en la Asamblea Nacional, de modo que aprovechando esta situación, ya se habían apropiado del patrimonio material del FSLN, en lo que se conoció como “la piñata”, y luego procedieron a reformar la Constitución en 1995, en un abominable pacto con la derecha, eliminando el derecho a la salud y la educación, legitimando la privatización de los servicios públicos, creando la segunda vuelta electoral para impedir que el FSLN ganara las elecciones, poniendo límites a la reelección presidencial para impedir que el Comandante Daniel Ortega volviera a ser candidato, e incluso estableciendo el voto calificado para elegir magistrados con la esperanza de obtener prebendas, pero teniendo como resultado no deseado por ellos, el de obligar jurídicamente a los dos grandes partidos de entonces, el FSLN y el PLC, a ponerse de acuerdo para elegir dichos cargos, lo que aprovecharon los mismos promotores de esa reforma para acusar al FSLN de estar pactando con los liberales. Dicho sea de paso, los partidos que hicieron las reformas constitucionales de 1995 sin consultar con nadie ni siquiera en apariencia, entre todos juntos no llegaron ni siquiera al 10% en las elecciones del año siguiente, lo que puso en evidencia el carácter ilegítimo y espurio de esas reformas. Todo esto a pesar de que al tener en aquel momento el control del poder electoral, los “renovadores” y compañía inhibieron de forma evidentemente arbitraria a cuanto candidato estorbara en sus planes en esas elecciones, pero sin que eso ocasionara la protesta de nadie en el mundo, ni de derecha ni de izquierda.

Aun así, y como producto de la amplitud y flexibilidad que caracteriza al FSLN, el MRS fue en alianza con nuestro partido, como parte de la Convergencia Nacional, en las elecciones locales de 2000 y 2004, y en las nacionales de 2001, hasta que volvieron a correr por su cuenta en las elecciones nacionales de 2006. Los entonces autollamados “sandinistas renovadores”, cada vez más derechizados y comprometidos con los intereses norteamericanos, ya en las elecciones de 2008, 2011, 2012 y 2016, apoyaron abiertamente a los candidatos de la derecha más rancia y recalcitrante de Nicaragua, los ungidos de Estados Unidos. Es como si por ejemplo, en Argentina unos ex guerrilleros que hubieran luchado contra las dictaduras militares en ese país apoyaran a Macri en las elecciones presidenciales, o como si en Chile apoyaran a Piñera o en Brasil a Bolsonaro. Pero su consagración como traidores ya sin retorno posible se dio durante el intento fallido de golpe de Estado en 2018, cuando cerraron filas con las fuerzas proimperialistas y se pusieron al frente de las acciones armadas contrarrevolucionarias desarrolladas entre abril y julio de ese año. Si en los noventa habían renunciado a la bandera roja y negra, en 2018 acompañaron a las hordas neosomocistas que hicieron de la quema de ese sagrado símbolo de nuestra Revolución un acto recurrente, así como la profanación de los monumentos y hasta de las tumbas de los héroes y mártires de nuestra lucha revolucionaria, en la que ellos mismos habían sido parte de los protagonistas. Una expresión más de los niveles a los que para entonces habían llegado estos traidores fue su participación en reuniones con la gusanera contrarrevolucionaria cubana de Miami, de la que recibieron apoyo, incluyendo a especímenes tan emblemáticos de esa fauna como Ileana Ross-Lehtinen y Marco Rubio.

Finalmente, el último paso (inevitable, por cierto) que dieron los traidores hace algunos meses fue cambiar el nombre de su partido para dejar de llamarse sandinistas, luego de que en declaraciones públicas una de sus dirigentes dijera que el nombre de sandinista le causaba “repelo” (término muy nicaragüense, sinónimo de aversión), razón por la que aquí causa indignación ver el tratamiento que a veces se le da a esta gente fuera de Nicaragua, como si fueran sandinistas, cuando ya ni siquiera ellos se consideran a sí mismos como tales. Los hechos históricos pasados no se pueden cambiar, pero los méritos revolucionarios se ganan y se pierden, y estos traidores a la causa sandinista perdieron para siempre y por voluntad propia, los méritos que alguna vez tuvieron y que algunos despistados fuera de Nicaragua (y otros no tan despistados) insisten en seguirles adjudicando, para luego terminar cerrando filas como ellos, con el YANQUI, ENEMIGO DE LA HUMANIDAD, contra el cual luchamos los únicos que ahora nos llamamos sandinistas, tal como tan acertadamente dice el himno de nuestra vanguardia revolucionaria, el Frente Sandinista de Liberación Nacional.

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