Niente sarà più come prima

A 5 anni dalla strage di Viareggio
Scritto da «Assemblea 29 giugno»
Che niente sarà più come prima lo ha spiegato bene nella sua testimonianza il 28 maggio – al processo a Lucca – Claudio, padre di Emanuela,

una delle 32 vittime della strage. Una testimonianza di lacrime e rabbia che ha commosso i presenti.
Emanuela, ragazza di 21 anni, stava giocando a carte con l’amica Sara sul letto. Emanuela e Sara sono morte bruciate. Emanuela è morta dopo 42 giorni di agonia. «Da quel giorno – ha detto il padre di Emanuela – non ho mai preso alcun tranquillante, voglio vivere con questo dolore e questa rabbia perché una tragedia così non accada mai più… non voglio che altri abbiano a provare quello che io proverò per tutta la vita».
Claudio è uno dei familiari impegnato, dall’inizio, in questa battaglia per la sicurezza, la verità, la giustizia.
Le responsabilità di Moretti…
Il 29 giugno 2009 a Viareggio c’è stato un incidente sul lavoro trasformatosi in disastro ferroviario che ha provocato una strage: 32 vittime e decine di feriti, di cui alcuni gravissimi, ustionati per sempre.
Per questa immane tragedia sono stati rinviati a giudizio 33 amministratori delegati, presidenti, proprietari, dirigenti e funzionari delle 9 società coinvolte. Fra le società la holding Fs, Trenitalia, Rfi e i rispettivi ad (amministratori delegati) cioè Moretti, Soprano, Elia.
Il processo, iniziato il 13 novembre 2013, è entrato nel vivo nelle ultime udienze del 14 e 28 maggio. Fino ad ora, vi sono stati, da parte degli avvocati degli imputati, tentativi di rinvio, di sospensione, di revoca, di annullamento…
Moretti è il principale imputato e fin dalle prime ore dichiarò che non vi era alcuna responsabilità delle ferrovie, che le ferrovie italiane sono le più sicure d’Europa e che non avrebbe attivato alcuna assicurazione. Poi, le ha dovuto attivare anche di fronte al fatto che un gruppo di familiari ha respinto qualsiasi offerta pur di potersi costituire parte civile e stare nel processo, nonostante l’insistenza delle assicurazioni.
Moretti arrivò persino a dichiarare che “Viareggio” era stato uno «spiacevolissimo episodio». Neppure il coraggio di pronunciare la parola “incidente”. Le autorità statuali e istituzionali non sono state da meno, anzi.
Lo Stato non si è costituito parte civile al processo; il capo dello Stato Napolitano ha nominato Moretti cavaliere del lavoro; il governo Berlusconi prima e quello di Letta il 6 agosto 2013 (quando era stato già rinviato a giudizio) lo hanno rinominato ad delle ferrovie; il governo Renzi lo ha promosso ad di Finmeccanica; il Partito democratico e la Cgil lo hanno invitato a convegni e congressi. In qualche modo, Moretti è stato “assolto”(!). Anche i giudici subiranno le pressioni dello Stato, delle istituzioni, dei poteri forti e dello stesso Moretti?
Finora Moretti ha provato di tutto pur di non affrontare il processo: truccarlo, rinviarlo, spostarlo, fino a scaricare le responsabilità su altri imputati. Dovrebbe vergognarsi per l’arroganza, le offese, i ricatti, le minacce, le provocazioni alle vittime, ai familiari, ai ferrovieri. Il suo avvocato, D’Apote, al processo è arrivato a dire che Moretti non si occupa né di treni, né di binari!

…e quelle del sindacato
Al congresso nazionale della Filt-Cgil tenuto a Firenze (1-4 aprile), la protesta dei familiari, di lavoratori, cittadini e sindacalisti aveva “convinto” la Filt a rinunciare alla presenza di Moretti e del ministro Lupi per «evitare possibili tensioni». Come se i familiari delle vittime fossero «tensioni»!?
La Cgil poi gli ha dato la parola nelle “Giornate del lavoro” a Rimini, nelle quali si dovrebbe invece discutere di occupazione, sicurezza, salute, condizioni di lavoro…
In ferrovia Moretti ha tagliato decine di migliaia di posti di lavoro e penalizzato la sicurezza. Dal 2007 a oggi, sui binari hanno perso la vita 43 lavoratori, l’ultimo un manovratore di 34 anni, schiacciato dal treno di notte il 12 gennaio nella stazione di Santa Maria Novella a Firenze. E poi vi sono le vittime delle “porte killer”, i ragazzi travolti dai treni per la chiusura e lo smantellamento di stazioni, fermate, annunci, ausiliari, personale di servizio… cioè di “anticorpi” che garantivano quella sicurezza che oggi è venuta meno.
Moretti ha esercitato una politica di abbandono della sicurezza, ha devastato il trasporto regionale e pendolare, ha peggiorato le condizioni di lavoro dei ferrovieri in servizio, ha sospeso e licenziato ferrovieri e delegati Rls-Rsu impegnati sulla sicurezza o addirittura per essersi schierati a fianco dei familiari di Viareggio.
A Viareggio, a suo tempo, furono raccolte 10mila firme per le sue dimissioni da ad delle ferrovie, ma questa sovranità popolare è stata vergognosamente calpestata.

Solidarietà e unità
In questi anni, Moretti ha dimostrato di essere un intoccabile, nonostante le sue gravi responsabilità e le sue offensive e provocatorie esternazioni.
Inoltre non ha mai perso occasione per intimidire e minacciare i ferrovieri impegnati sul fronte della sicurezza. Per questo loro impegno numerosi ferrovieri sono stati sanzionati con multe e sospensioni, alcuni persino licenziati. Riccardo Antonini è stato licenziato il 7 novembre 2011 per essersi schierato a fianco dei familiari delle vittime nella ricerca della verità e nella battaglia per la sicurezza.
La sua “colpa”: aver partecipato gratuitamente all’incidente probatorio come consulente dei familiari e del sindacato Filt-Cgil (del quale Moretti è stato segretario nazionale dal 1986 al 1991) e aver esercitato il diritto di critica e di cronaca sulle scelte aziendali in materia di sicurezza e sugli incidenti di questi anni.
Inoltre Antonini è stato querelato da Moretti per la contestazione che subì a Genova il 9 settembre 2011. La querela è stata archiviata il 2 maggio 2014.
La lotta per la sicurezza, per la verità processuale, per l’agibilità e la difesa di Rls e di attivisti sindacali prosegue quotidianamente. Siamo di fronte a un processo semplice per le gravi responsabilità accertate dalla realtà e dall’esperienza, ma un processo complessivamente difficile perché nella strage sono coinvolti poteri forti e lo stesso Stato.
La solidarietà e l’unità, la partecipazione e la mobilitazione, l’organizzazione e l’autonomia, sono indispensabili per strappare importanti risultati.
(Questo post è stato pubblicato il 17 giugno 2014)

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