Nigeria, un genocidio ambientale – 1

Una stima del costo umano e ambientale del petrolio in Bayelsa (prima parte)

di Bayelsa Oil & Environmental Commission

Il Delta del Niger è la sede dell’industria petrolifera della Nigeria. Per oltre 60 anni, le compagnie petrolifere internazionali e il governo federale nigeriano si sono affrettati ad estrarre miliardi di barili di petrolio dal delta del Niger con scarso riguardo per le conseguenze. Il risultato è stato catastrofico.
Migliaia di fuoriuscite di petrolio, gas flaring senza restrizioni e frequenti rilasci di contaminanti tossici hanno avvelenato i terreni agricoli delle persone, l’acqua che bevono e l’aria che respirano. Le attività storiche e continue dell’industria petrolifera hanno alimentato un’emergenza ambientale, una silenziosa crisi sanitaria e profonde difficoltà economiche.
Questa marea travolgente di contaminazione del petrolio ha trasformato il Delta del Niger – sede di alcune delle più grandi mangrovie del pianeta, paludi d’acqua dolce, foreste, e delle più grandi zone umide dell’Africa – in uno dei luoghi più inquinati della Terra.(1)
Fino a 40 % delle foreste di mangrovie sono state perse.(2)

L’impatto sugli esseri umani è stato altrettanto devastante. Uno studio stima che nel solo 2012, le fuoriuscite di petrolio in Nigeria, e prevalentemente nel delta del Niger abbiano provocato oltre 16.000 decessi neonatali supplementari.(3)
Una comunità dopo l’altra ha visto i suoi mezzi di sussistenza danneggiati dalla contaminazione del petrolio. Pochi luoghi hanno sofferto più dello stato di Bayelsa, che si trova nel cuore del delta del Niger. Pur essendo uno degli stati più piccoli, poveri e meno popolosi della Federazione nigeriana, svolge un ruolo centrale. Sede del primo pozzo petrolifero commerciale della Nigeria, Oloibiri, il Bayelsa rappresenta circa il 18-20 % della produzione petrolifera del paese.(4)
Si stima che tra il 1970 e il 2014, la Nigeria ha avuto 1.000 miliardi di dollari di entrate petrolifere.(5)

Dal 2006, il petrolio prodotto a Bayelsa ha generato oltre 150 miliardi di dollari per il governo federale, e miliardi per le compagnie petrolifere internazionali che gestiscono i suoi pozzi.(6)
In media, il petrolio prodotto in Bayelsa genera ogni anno di circa US $ 10 miliardi di entrate governative.(7)
Le conclusioni della Bayelsa Oil & Environmental Commission mettono in luce la catastrofe ambientale che ha investito lo Stato e le sue cause.
Prima tra queste sono i fallimenti sistemici degli operatori delle compagnie petrolifere internazionali con la complicità delle classi politiche della Nigeria e uno stato normativo nigeriano disfunzionale. Mentre lo Stato del Bayelsa rappresenta solo poco più dell’1 % della popolazione totale della Nigeria, si stima che abbia sofferto più di un quarto dei casi totali registrati di inquinamento da petrolio. Le conseguenze ambientali, ecologiche e sanitarie sul delta del Niger nel suo complesso e sulla popolazione del Bayelsa sono state catastrofiche. Hanno sofferto in silenzio per troppo tempo.

Questa relazione propone di porre fine a cicli decennali di contaminazione e abbandono da parte dell’industria petrolifera e del gas. Operazioni delle compagnie petrolifere più sicure e pulite non saranno sufficienti per porre fine all’incubo dell’inquinamento in Bayelsa.
La crisi climatica generata dai combustibili fossili ha distrutto anche gli ecosistemi in Bayelsa. La Commissione raccomanda un’azione internazionale concertata per generare e investire almeno 12 miliardi di dollari nel corso di 12 anni per riparare, rimediare e risanare i danni ambientali e alla salute pubblica causati dal petrolio e dal gas e porre le basi per la giusta transizione di Bayelsa verso l’energia rinnovabile e le opportunità di sostentamento alternativo. Gli ultimi tre decenni hanno generato molti reports ad alta visibilità, commissioni, iniziative normative come l’EITI, ricerche accademiche e un forte sostegno da parte della società civile.

Tutto questo ha portato l’attenzione del mondo al popolo del Bayelsa, ma ha fatto poco per cambiare radicalmente la sua situazione. In un panorama geopolitico in rapida evoluzione, caratterizzato da rinnovati appetiti per il petrolio e il gas, le raccomandazioni ambiziose e lungimiranti della Commissione possono apparire controintuitive. Porteranno a risultati solo con un’azione concertata a livello locale, nazionale e internazionale, leadership, solidarietà e sostegno. Ora è il momento di agire. La Nigeria è il paese più popoloso dell’Africa e storicamente il più grande produttore di petrolio del continente. Ogni giorno, fino a due milioni di barili di petrolio vengono pompati dai suoi pozzi, principalmente per rifornire i mercati dell’Asia meridionale, del Nord America e dell’Europa. Quasi tutta la produzione petrolifera del paese a terra proviene dal delta del Niger. La regione è un labirinto di 40.000 km2 di zone umide, mangrovie, paludi, foreste paludose, torrenti e terreni agricoli, punteggiato da oltre 5.000 pozzi petroliferi e attraversato da oltre 21.000 km di oleodotti.(8)

Gran parte della produzione petrolifera del Delta proviene dallo stato di Bayelsa, uno dei nove stati della regione. Sebbene più piccolo del Connecticut negli Stati Uniti, Bayelsa rappresenta quasi un quinto della produzione totale di petrolio della Nigeria. I pozzi di petrolio della Nigeria sono gestiti principalmente da grandi compagnie petrolifere internazionali piuttosto che dalla compagnia petrolifera nazionale di proprietà dello Stato, la Nigeria National Petroleum Company (NNPC). Le cinque principali compagnie petrolifere internazionali – Shell, Chevron, Total, Exxon-Mobil e Eni (Agip) – NAOC (Eni opera attraverso la sua controllata nota come la nigeriana Agip Oil Company localmente denominato Agip, che è il primo nome di Eni) – lavorando attraverso un mix di società controllate e joint venture con NNPC, insieme rappresentano circa il 75% del petrolio estratto in Nigeria.(9)

Nel corso degli anni, le risorse di petrolio e gas della Nigeria hanno generato enormi entrate per le compagnie petrolifere internazionali che gestiscono i pozzi e per il governo federale, che possiede tutte le riserve petrolifere e ha il diritto di metterle all’asta e tassarle ai sensi della Costituzione.(10)
I produttori di petrolio – con l’acquiescenza del governo federale – hanno esternalizzato molti dei costi e dei rischi della produzione. Non è un caso che la Nigeria sia vista come una giurisdizione a basso costo e ad alta redditività per le principali compagnie petrolifere. Ad esempio, in una relazione annuale del gruppo Shell, la società afferma di realizzare un profitto al barile più elevato e di sostenere costi di produzione più bassi nel paese che in qualsiasi altra regione del mondo in cui opera.(11)
Tuttavia, questa abbondanza petrolifera ha portato benefici limitati al Bayelsa ed ha portato un costo terribile per lo stato e la sua popolazione.

La contaminazione da petrolio è stata così pesante che secondo le stime, per ogni uomo, donna o bambino che vive oggi nello Stato è stato versato in Bayelsa l’equivalente di un barile e mezzo di petrolio.(12)
Le cifre sono ancora più alte in alcune parti del Bayelsa con, per esempio, ben sei barili di petrolio versato per ogni persona nella Southern Ijaw Local Government Area (LGA).(13)
Gli effetti devastanti hanno scatenato una catastrofe ambientale ed umana su una scala enorme. Sono già stati provocati danni irreversibili e di conseguenza molte vite sono state rovinate o rese più brevi. Il tempo stringe per assicurare giustizia a coloro che hanno sofferto, per mitigare i danni che sono già stati fatti e per prevenire ulteriori danni in futuro.

I produttori di petrolio stanno già cominciando a liberarsi dei loro assets a terra per evitare potenziali responsabilità per l’inquinamento storico. È urgente agire adesso.
Ecco perché il governo dello Stato di Bayelsa ha istituito la Bayelsa State Oil and Environmental Commission (BSOEC) nel marzo 2019.
La Commissione è presieduta dall’ex Arcivescovo di York, The Rt Revd e Rt Hon the Lord Sentamu PhD (Cantab), PC, ed è composta da un gruppo internazionale di esperti provenienti da una serie di discipline accademiche.
Il suo scopo è quello di stabilire l’impatto ambientale, umano ed economico dell’inquinamento da petrolio sul Bayelsa, e di sviluppare una serie rigorosa di raccomandazioni per affrontare i danni causati dall’inquinamento pregresso e per prevenire ulteriore inquinamento in futuro. Nel corso di quattro anni, la Commissione ha intrapreso un ampio lavoro per scoprire la vera portata e la misura del catastrofico inquinamento ambientale che si è abbattuto sul Bayelsa.

Oltre a rivedere l’ampio corpus di ricerche già esistente, il BSOEC ha intrapreso una serie di studi scientifici sul campo sugli effetti dell’inquinamento da petrolio nel Bayelsa, lavorando con le principali autorità accademiche per costruire un quadro unico della portata e degli effetti dell’inquinamento da petrolio in tutto lo Stato.
Ha completato questi studi con visite in loco e ricerche dettagliate su casi specifici. Inoltre, ha condotto oltre 500 interviste con diverse parti interessate, esperti tecnici e persone con una vasta esperienza sul campo.
Durante la sua indagine, la BSOEC ha cercato di ascoltare le voci di coloro che hanno sofferto di più, tenendo sessioni di raccolta di prove nelle comunità colpite in tutto lo stato.

Una crisi da inquinamento su vasta scala

Il quadro che emerge è quello di una crisi catastrofica dell’inquinamento, devastante sia per dimensioni che per portata. Le statistiche ufficiali del governo [federale NdR] non riescono a cogliere l’enormità del disastro.
Queste statistiche sono notoriamente inaffidabili e vi sono prove evidenti del fatto che sottostimino in modo grossolano e sistematico il numero e l’entità delle fuoriuscite di petrolio. Tuttavia, studi indipendenti stimano che almeno 9-13 milioni di barili di petrolio sono stati versati nel delta del Niger tra il 1958 e il 2010.(14)
Ci sono prove che la cifra reale può essere molto, molto più alta. Ad esempio, l’analisi dei dati provenienti dai rapporti statistici annuali di NNPC rivela che ha perso quasi 34 milioni di barili di prodotti petroliferi dai suoi oleodotti solo nel periodo 2005-2018.(15)

Supponendo che i dati più conservativi sopra citati siano validi, essi descrivono un livello di inquinamento petrolifero quasi senza precedenti.
Ciò significherebbe che il delta del Niger ha subito, ogni anno per 50 anni, l’equivalente di una grande fuoriuscita di petrolio, sulla scala del disastro della Exxon Valdez – che ha devastato più di mille chilometri della costa dell’Alaska. Anche se sono difficili da trovare dati a livello statale, secondo i nostri calcoli il Bayelsa, uno Stato che è meno della metà delle dimensioni del Galles, è stato vittima in questo periodo di fuoriuscite [di petrolio] pari a 10-15 volte quelle [generate dal disastro NdT] della Exxon Valdez.(16)
Questa marea travolgente di inquinamento da petrolio e dalle attività associate – come il dragaggio, il disboscamento delle mangrovie e delle foreste delle zone umide, la raffinazione artigianale – ha trasformato il Delta del Niger, sede di alcune delle più grandi paludi di mangrovie e d’acqua dolce del pianeta, di foreste e delle più grandi zone umide dell’Africa – in uno dei luoghi più inquinati della Terra.(17)
Il Bayelsa è uno degli Stati più colpiti all’interno del Delta del Niger. Altre attività altamente inquinanti, come la combustione di circa 14 milioni di metri cubi di gas naturale al giorno in 17 impianti in tutto lo Stato, si sono aggiunte al danno, elevando i livelli di particolato (inquinanti atmosferici) ad oltre dieci volte i limiti dell’OMS in alcune comunità, e causando piogge acide che uccidono le colture e penetrano nel suolo. (18)

L’impatto tossico

Per comprendere l’impatto di 60 anni di inquinamento prolungato, la Commissione ha intrapreso due importanti ricerche scientifiche.
La prima è stata una revisione da parte di un team di scienziati forensi delle ricerche commissionate dal governo dello Stato di Bayelsa che valutano il grado di contaminazione da idrocarburi del suolo, dell’acqua e dell’aria, nonché delle specie presenti nella catena alimentare del Bayelsa. Il secondo è stato uno studio di impatto sulla salute, condotto da un team di professionisti della sanità pubblica, basato sulla raccolta e l’analisi di campioni di sangue prelevati da oltre 1.600 persone nel Bayelsa.

I risultati di entrambe le relazioni sono netti. Mostrano che le tossine derivanti dall’inquinamento da petrolio sono presenti a livelli spesso pericolosi in tutto lo Stato e si sono infiltrati nella catena alimentare, finendo nei flussi sanguigni di coloro che sono stati esaminati nelle comunità colpite. In alcune località, contaminanti altamente tossici legati al petrolio, come il cromo, sono presenti nelle acque sotterranee ad oltre 1.000 volte il limite dell’OMS,19 mentre in altre, concentrazioni di sostanze chimiche nocive come i TPH (Total Petroleum Hydrocarbons) secondo alcuni dei campioni prelevati superano i livelli di sicurezza di un fattore di 1 milione.20 Dato questo allarmante profilo di contaminazione ambientale, non sorprende che i campionamenti della Commissione abbia confermato gli studi esistenti che hanno evidenziato livelli elevati di tossine in molte delle specie animali e ittiche che costituiscono una parte fondamentale della dieta delle comunità del Bayelsa.21

I costi ambientali, umani ed economici

La ricerca scientifica della Commissione dimostra quanto l’inquinamento da petrolio abbia avvelenato il suolo, l’acqua, l’aria e, in ultima analisi, le persone del Bayelsa. Il costo di questa contaminazione è stato catastrofico.
Ha provocato il degrado ambientale su larga scala e ha contribuito al cambiamento climatico.
Bayelsa e gli stati circostanti hanno perso il 40 per cento delle loro foreste di mangrovie da quando è iniziata la produzione di petrolio.(22)
Questa perdita di habitat è stata accompagnata da una significativa riduzione della biodiversità, con popolazioni di molte specie che sono state quasi spazzate via nei siti di sversamento. Secondo le parole del presidente della Commissione (Lord Sentamu), il Bayelsa è stata vittima di un genocidio ambientale. Anche se l’impronta di carbonio pro capite della Nigeria rimane bassa, per decenni la Nigeria è stata tra i più grandi produttori di gas del mondo, a causa delle attività degli operatori delle compagnie petrolifere internazionali nel Bayelsa e nel Delta del Niger.

Tutto questo ha portato a una silenziosa crisi sanitaria.
Centinaia di migliaia di persone in Bayelsa sono state costrette a vivere su terreni contaminati, a bere e pescare in acqua contaminata, respirando aria contaminata. I tassi di mortalità e morbilità sono aumentati drasticamente, come l’incidenza di malattie croniche, nelle comunità prive delle risorse per farvi fronte. La ricerca suggerisce che l’esposizione alle fuoriuscite di petrolio prima del concepimento ha ucciso circa 16.000 neonati entro il primo mese della loro vita nel solo 2012.(23)
Nel frattempo, l’aspettativa di vita media nel Bayelsa è di circa 50 anni, quattro anni in meno rispetto alla media nazionale della Nigeria di 53 anni.(24)
Questa cifra è in netto contrasto con la speranza di vita media di 80 anni nei paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).(25)

Ha distrutto innumerevoli mezzi di sussistenza e ha costretto molti a lottare per sopravvivere.
Migliaia di comunità e decine, se non centinaia di migliaia, di persone hanno visto i loro raccolti diminuire e la loro pesca avvelenata.
In uno stato in cui il 70% della popolazione si affida all’agricoltura e alla pesca, l’impatto sulla pesca e sui prodotti forestali è stato disastroso.(26)
Secondo un sondaggio nazionale sulla nutrizione condotto dall’Università di Ibadan, Il 97% delle comunità colpite da fuoriuscite di petrolio soffre di insicurezza alimentare, e quasi la metà dei bambini che vivono in quelle comunità sono sottopeso. (27)
Questo è più del doppio del tasso della gran parte della Nigeria meridionale nel suo complesso.(28)

Ha destabilizzato le comunità locali e alimentato i conflitti.
La perdita di reddito e la competizione per le compensazioni e gli appalti con le compagnie petrolifere internazionali hanno destabilizzato le comunità locali e alimentato un ciclo di conflitti sociali, spopolamento e violenza armata spesso alimentati dalla presenza e dalle pratiche delle stesse compagnie petrolifere internazionali. Tra il 2005 e il 2009, questo ha portato ad una insurrezione armata.(29)
Oggi, anche se molto meno, la violenza continua a pervadere la vita sociale e politica di Bayelsa. I difetti nelle strutture attuali delle relazioni tra le compagnie petrolifere e le comunità ospitanti, continuano a ostacolare lo sviluppo e indirettamente ad alimentare i conflitti intercomunitari.(30)
Di conseguenza, alcune zone dello Stato sono state incluse nella lista dei luoghi proibiti per viaggiare del Foreign and Commonwealth Office del Regno Unito.(31)

(1. Continua)
___________

Tratto da:

An Environmental Genocide: Counting the Human and Environmental Cost of Oil in Bayelsa, Nigeria (Download)
Bayelsa Oil & Environmental Commission
Maggio 2023, pp. 216.

Traduzione in italiano di Ecor.Network.

Note:

1) Osuagwu, E.S., Olaifa, E., Effects of oil spills on fish production in the Niger Delta, PloS one, 13(10), e0205114, 2018.
2) Langeveld, J. W.A. and S. Delany., The impact of Oil Exploration, Extraction and Transportation on Mangrove Vegetation and Carbon Stock in Nigeria 1401, Biomass Research Report, 1401: Biomass Research, Wageningen, 2014. James, G.K., Adegoke, J.O., Osagie, S., Ekechukwu, S., Nwilo, P., Akinyede, J., Social valuation of mangroves in the Niger Delta region of Nigeria, International Journal of Biodiversity Science, Ecosystem Services & Management, 9(4), pp.311-323, 2013.
3) Bruederle, A. and Hodler, R., Effect of oil spills on infant mortality in Nigeria, Proceedings of the National Academy of Sciences, 116(12), pp. 5467-5471, 2019.
4) Yahaya, A., Full list of oil producing states in Nigeria, Nigerian Infopedia, 2019. La lista è periodicamente aggiornata. Qui c’è quella del 2023.
5) Ezekwesili, O., Adenikinju, A., Onyeanakwe, A. and Longe, B., Stabilizing Nigeria’s volatile economy: Necessity of a constitutional savings and stabilization mechanism, Abuja, Shehu Musa Yar’Adua Foundation, 2018.
6) NEITI, Oil and gas industry audit report. Abuja, NEITI Secretariat, 2018.
Inimino, E.E., Otubu, O.P. and Akpan, J.E., Petroleum profit tax and economic growth in Nigeria, Asian Journal of Sustainable Business Research, 1(2), 2020, pp. 121-130.
7) In media, il settore nigeriano del petrolio e del gas ha generato 41,6 miliardi di dollari di entrate all’anno per enti governativi e sub-nazionali, comprese le vendite di petrolio greggio, tasse, royalties e altre entrate, tra il 2009 e il 2018 (dati tratti da NEITI)
Sebbene queste cifre non siano ripartite per Stato, sarebbe ragionevole aspettarsi che il Bayelsa sia la fonte di circa 10 miliardi di dollari di queste entrate, dato che lo Stato produce circa il 23% della produzione giornaliera di petrolio della Nigeria. La cifra complessiva di 150 miliardi di dollari rappresenterebbe quindi un periodo di circa 15 anni. (Bayelsa Investment Promotion Agency).
8) Department of Petroleum Resources, 2013 Annual Statistical Bulletin: Nigeria Oil and Gas Industry Annual Statistical Bulletin, Abuja, 2013.
9) Department of Petroleum Resources, Nigeria Oil and Gas Industry Annual Report, Abuja, 2018. Resources.
10) NEITI, Oil and gas industry audit report, Abuja, NEITI Secretariat, 2018.
11) Royal Dutch Shell Plc., Energy for a better future. Annual report and accounts for the year ended December 2019, 2019.
12) NOSDRA, Nigerian Oil Spill Monitor. Secondo queste statistiche ufficiali del NOSDRA, il Bayelsa rappresenta oltre il 25% di tutti gli spargimenti di petrolio in Nigeria. Le stime indipendenti dei volumi totali versati variano da 9 ai 13 milioni di barili, il che implica che fino a quattro milioni di barili sono stati versati a Bayelsa, che ha una popolazione di 2,3 milioni di persone.
13) NOSDRA, Nigerian Oil Spill Monitor. Secondo il NOSDRA dal 2005 almeno 1.814 (52,3%) dei 3.466 incidenti riguardanti fuoriuscite di petrolio nel Bayelsa si sono verificati nel Southern Ijaw. Dato che la popolazione del Southern Ijaw è di 337.000 abitanti, ciò significherebbe che, se quattro milioni di barili fossero stati rovesciati in Nigeria, più di due milioni di barili avrebbero potuto riguardare il Southern Ijaw (supponendo che tutti gli incidenti avessero comportato la stessa quantità di fuoriuscite). Ciò implicherebbe che nel Southern Ijaw sarebbero stati versati circa sei barili a persona.
14) Osuagwu, E.S., Olaifa, E., Effects of oil spills on fish production in the Niger Delta, PloS one, 13(10), e0205114, 2018.
15) Nigeria National Petroleum Corporation, 2019 Annual Statistical Bulletin, NNPC ASB 2019. 1st Edition.
16) Tra il 1976 e il 2005, oltre tre milioni di barili di petrolio sono stati versati in tutta la Nigeria, pari a 10 volte la dimensione della fuoriuscita dalla Exxon Valdez che ha devastato oltre 1.000 km di costa dell’Alaska. Vedi: O. A., Anoliefo, G. O., Emuedo, C. O., Oil Pollution and Water Quality in the Niger Delta: Implications for the Sustainability of the Mangrove Ecosystem, Global Journal of Human-Social Science, 2014, pp. 9-15. Ite A.E., Ibok U.J., Ite M.U., Peters S.W., Petroleum exploration and production: Past and present environmental issues in Nigeria’s Niger Delta, American Journal of Environmental Protection, 1(4), 2013, pp. 78-90. Una stima del NOSDRA/ DPR calcola che 2,4 milioni di barili sono stati versati tra il 1976 e il 1996. Vedi: Odjuvwuederhie E. I., Douglason G. O.,Felicia, N. A., The effect of oil spillage on crop yield and farm income in Delta State, Nigeria, Journal of Central European Agriculture, 7(1), 2006, pp. 41-48. Data la natura del sistema di raccolta dei dati in questo periodo è certamente una forte sottostima. Un recente studio che utilizza i dati DPR ha stimato 3,1 milioni di barili versati tra il 1976 e il 2014. Vedi: Chinedu E., Chukwuemeka C. K., Oil Spillage and Heavy Metals Toxicity Risk in the Niger Delta, Nigeria, Journal of Health and Pollution, 8(19), 2018, pp. 1-8.
17) Osuagwu E.S., Olaifa E., Effects of oil spills on fish production in the Niger Delta. PloS one, 13(10), 2018.
18) Ezenwaji E. E., Okoye A. C., Otti V. I., Effects of gas flaring on rainwater quality in Bayelsa State, Eastern Niger- Delta region. Nigeria, Journal of Toxicology and Environmental Health Sciences, 5, 2013, pp. 97-105.
19) Jamieson A., Gomes S., An Independent Forensic Assessment of Environmental Pollution in Bayelsa State, Bayelsa State Oil and Environmental Commission. 2020.
20) Ibidem.
21) Felagha I., Monanu, M.O., Amadi, B.A., Human health risk assessment of heavy metals in three species of Mollusks (Egeria radiata, Limicolaria flammea and Viviparus contectus) from Yenagoa, Bayelsa State, Nigeria. Asian Journal of Advanced Research and Reports, 10, pp. 21-26. Felagha I., Monanu, M.O., Amadi, B.A., Mineral, Fatty and Amino Acids Composition of Three Species of Mollusks (Egeria radiata, Limicolaria flammea and Viviparus contectus), Asian Journal of Research in Biochemistry. 6, 2, 2020, pp. 7–13. Osioma E., Iniaghe P. O., Concentration of heavy metals in water, sediments and tissues of clarias gariepinus from earthen ponds in Kolo Creek Communities in Bayelsa State, Niger Delta, Nigeria, Asian Journal of Water, Environment and Pollution, 16, 2019, pp. 97-106.
22) Langeveld, J. W.A. and S. Delany., The impact of Oil Exploration, Extraction and Transportation on Mangrove Vegetation and Carbon Stock in Nigeria 1401, Biomass Research Report, 1401: Biomass Research, Wageningen, 2014. Si stima che l’80% di questa vegetazione di mangrovie sia distribuita in soli tre stati – Bayelsa, Delta e River – per un totale di 9.763,9 km² di mangrovie, di cui 3.533,5 km² (36,2%) nel Bayelsa. Ciò implica che, in base al tasso di mortalità globale del 40%, nel Bayelsa sono morti 1.413,4 km² di vegetazione di mangrovie da quando la produzione di petrolio è iniziata nel 1958.
Vedi James G.K., Adegoke J. O., Osagie S., Ekechukwu S., Nwilo P., Akinyede J., Social valuation of mangroves in the Niger Delta region of Nigeria. International Journal of Biodiversity Science, Ecosystem Services & Management, 9, 2013, pp. 311-323.
23) Bruederle A. and Hodler R., Effect of oil spills on infant mortality in Nigeria. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 2019, pp. 116, 5467-5471.
24) World Bank, Life expectancy at birth, total (years) – Nigeria, 2020.
25) Organisation for Economic Co-Operation and Development. 2022. OECD Better Life Index.
26) Cordaid, Oily Livelihoods: Dynamics of Artisanal Refining on Sustainable Livelihoods in the Niger Delta– Nigeria. Cordaid, 2020.
Egesi O.C., Artisanal Fishers and the Adoption of Fishing Technologies in Bayelsa State, IIARD International Journal of Geography and Environmental Management, 2(1), 2016.
27) Ordinioha B., Sawyer W., Food insecurity, malnutrition and crude oil spillage in a rural community in Bayelsa State, south-south Nigeria, Nigerian Journal of Medicine, 17, 2008, pp. 304-309.
28) UNDP (United Nations Development Programme), Human Development Report: Niger Delta Human Development Report. New York, 2006.
29) Watts M., Chronicle of a future foretold: The complex legacies of Ken Saro-Wiwa, Extractive Industries and Society, 2, 2015, pp. 635–644.
30) Audu N., Arikawei A., Oil and Gas Exploration in the Niger Delta: Assessment of its Impact on Rural Development in Bayelsa State, Research on Humanities and Social Sciences, 3(17), 2013, pp. 49 – 50.
31) United Kingdom Government Digital Service, Foreign travel advice: Nigeria.

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Redazione
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