Non amo Sawyer. Però…

di Clelia Farris

Daniele Barbieri dichiara il suo amore a Robert J. Sawyer. È una provocazione per tutti i curiosi e per gli scrittori di fantascienza italiani. E siccome appartengo a entrambe le categorie, sono andata a leggermi WWW1: risveglio (Urania, giugno 2011, Mondadori), l’ultima opera di quest’autore canadese.
Per chi non l’avesse ancora letto: nelle prossime righe svelo alcuni punti salienti del romanzo. A vostro rischio e pericolo. Per tutti gli altri: mettetevi comodi, non sarò breve.
Mi dispiace non poter condividere l’entusiasmo di Daniele, non sono caduta innamorata di Sawyer. Avevo già letto qualche racconto di questo autore, e l’avevo trovato piacevole e ironico. Il romanzo mi conferma la prima impressione. Si legge volentieri, la storia è interessante, tuttavia gli autori che indulgono in approfondite spiegazioni tecniche non mi fanno saltare di gioia, piuttosto mi fanno saltare… le suddette spiegazioni.
Intendiamoci, Sawyer è bravo, molto bravo nel non appesantire il testo, però avrei preferito si fosse soffermato di più su alcuni momenti forti della vicenda. Per fare un esempio, quando Caitlin vede i lampi, e per lei si tratta della prima manifestazione visiva del mondo, il tutto si riduce a poche righe in cui l’esaltazione della ragazza è più comunicata che non vissuta. Mentre le leggevo ho pensato a Frankenstein e a come, soprattutto nei film (perfino in Frankenstein Junior, che pure ne era la parodia) il momento in cui cade il fulmine che “accende” la vita nella creatura fosse così intenso, così emozionante, perciò sono rimasta delusa dal modo in cui l’autore chiude rapidamente il capitolo. E anche un po’ sorpresa, considerando che un’altra “creatura” sta emergendo alla coscienza attraverso Caitlin.
Altra delusione, il modo in cui l’autore fa “parlare” l’io che sorge dalla rete. È duro trovare le parole per qualcosa che non conosce parole e soprattutto che non ha corpo, tranne la vista. Periodi troppo articolati, termini troppo precisi. L’associazione oggetto-parola è uno di quei grattacapi su cui la filosofia del linguaggio sta ancora sbattendo la testa, e a cui né i progressi della neurologia né gli studi di linguistica sono riusciti a dare una spiegazione soddisfacente. Insomma, non ci credo a questa mente che, senza alcun corpo, riesce a distinguere alto da basso, ieri da oggi, e applica quasi subito le regole della sintassi. È come se Hobo si mettesse a discorrere in forma articolata con i suoi scienziati. A proposito, Hobo è il personaggio che ho trovato più simpatico. Che ci siano affinità?
La teoria della mente bicamerale la conoscevo già. Spiega i concetti culturali di mente e coscienza facendo uso di un’inferenza filologica, suggestiva dal punto di vista letterario, troppo azzardata da quello filosofico. Opere di finzione quali sono l’Iliade e l’Odissea non possono fornire prove della mancanza di un sé negli uomini antichi. Aristotele non possedeva il concetto di mente, di coscienza e di esperienza sensibile, e non mi pare che questo ne faccia un primitivo.
La verità è che i greci non avevano fiducia nella volontà individuale. Si nota perfino nelle tragedie dell’epoca classica!
Però però però. Il romanzo è costellato di molte avvincenti teorie, sulla mente, sul linguaggio, sulla coscienza, sulla percezione del mondo. Teorie appassionanti che suscitano appassionanti interrogativi, tanto che ho sentito l’esigenza di riprendere in mano qualche libro di filosofia della scienza. Ecco, credo che l’aspetto migliore del romanzo stia proprio nelle questioni che pone al lettore; problemi e non risposte. C’è un forte aspetto euristico che permea tutta la storia, e probabilmente è anche quello che le dà “l’aria”, che la rende vitale.
Ipotesi. La battuta sul numero 8.623.721 potrebbe essere una presa in giro della specializzazione universitaria, alla quale gli anglosassoni danno molta importanza, tant’è che per loro la tesi di dottorato è più importante di quella di laurea.
Il finale del romanzo è davvero bello. Va bene, ammetto che, quando Caitlin e la creatura si parlano, questa criticona si è commossa. E quando gli mostra la terra vista dallo spazio… brrr che emozione.
Anche qui Sawyer va controcorrente, rispetto alle teorie connettiviste, e sente l’esigenza, la giusta esigenza, di assegnare un “corpo” alla mente elettronica. Con questa sola mossa ha guadagnato mille punti, nella mia scala di valutazione. Non potrò mai pensare che esista una mente senza un supporto materiale, è un assurdo, come il sorriso del gatto senza il gatto. Il gatto del Cheshire, voglio dire, quello di Alice.
Non escludo, in futuro, di poter anche cambiare idea su Sawyer. Non escludo di rileggerlo, fra qualche anno, e magari trovarlo splendido e inarrivabile; mi è già successo molte volte. Nel frattempo aspetto di emergere a una nuova coscienza.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

4 commenti

  • Marco Pacifici

    GGGGGrrrrrrrrrrr qui allo sprofondo dell’etruria ancor non è giunto il numero di giugno,prima leggero’ poi(forse) scrivero’…simpaticoni… Hobo…Loco?

  • Non vedo dissensi insanabili fra me e Clelia.
    Però una piccola rissa filosofica, epistemolpogica. emozionl-estetica potrebbe movimentare codesrto blog.
    E chiarire.
    Sotto a chi tocca.
    Per esempio chi era a Milano ad ascoltare Sawyer? Era così accecante da mettersi gli occhiali scuri (tesi db) o solo un pochino luminosop (tesi cf)? E nel merito del libro chi lo ha letto cosa pensa?
    Aspettando che Pacifici di notte si introduca in un deposito Mondadori per rubbbbbbbare la sua copia (db)

  • Marco Pacifici

    GGGGGrrrrrrrrrrr qui allo sprofondo dell’etruria ancor non è giunto il numero di giugno,prima leggero’ poi(forse) scrivero’…simpaticoni… Hobo…Loco? Invece Assedio di Vincen(zo)t Spasaro è giunto oggi! Troveranno il mio DNA al deposito mondadori?

  • Io l’ho preso, il problema (tempo) ora è leggerlo. A presto.
    V.

Rispondi a Marco Pacifici Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *