Non dimentichiamo la tragedia di Chernobyl
di Angelo Baracca (*)
Era il 26 aprile di 32 anni fa, l’Europa si risvegliò (tranne la Francia, la cui popolazione venne criminalmente tenuta all’oscuro) sotto l’incubo di una nube radioattiva generata dal più spaventoso disastro nucleare mai avvenuto.
Non scrivo questa nota con l’ambizione di fare un bilancio [i], ma perché non dobbiamo assolutamente dimenticare! Due anni fa sul Fatto Quotidiano Lorenzo Galeazzi riassumeva efficacemente la situazione così: “Dal 1986, anno dell’incidente nucleare, la popolazione è diminuita di 6 milioni e mezzo principalmente per l’incremento delle morti infantili. Preoccupante anche la salute dei figli delle persone colpite dalle radiazioni: l’instabilità genomica ha aumentato la probabilità di contrarre tumori, malattie genetiche e malformazioni” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/24/chernobyl-e-la-strage-dei-bambini-dopo-30-anni-lucraina-paga-ancora-un-prezzo-altissimo/2662114/).
“Chernobyl non è finita, è appena cominciata”: Yury Bandazhevsky, scienziato bielorusso, imprigionato per aver contestato la versione ufficiale, ora vive in esilio , https://www.usatoday.com/story/news/world/2016/04/17/nuclear-exile-chernobyl-30th-anniversary/82896510/.
Il 26 aprile 1986 il mito dell’energia nucleare ricevette un colpo mortale – quell’energia che avrebbe dovuto essere “Troppo economica per misurarla” (Too cheap to meter, Lewis Strauss, Atomic Energy Commission, 1954).
L’Era nucleare – cupamente inaugurata il 6 e 9 agosto 1945 dai “funghi atomici” di Hiroshima e Nagasaki – ha provocato danni incalcolabili, ha prodotto sostanze radioattive artificiali che perdureranno per tempi inimmaginabili, ha generato armi che mettono a rischio l’esistenza stessa della società umana.
Rosalie Bertell (1929-2012, premo Nobel Alternativo, si batté per fare avere cure mediche alle vittime di Bhopal e di Chernobyl) valutava 19 anni fa in 1 miliardo e 300 milioni le possibili vittime dell’Era nucleare (“Victims of the Nuclear Age”, The Ecologist, novembre 1999, p. 409-411, https://ratical.org/radiation/Navictims.html; trad. it. http://marcosaba.tripod.com/rosalievictims.html, tutti dovrebbero leggerlo: “Malgrado il tentativo di insabbiamento delle autorità, possiamo già cominciare ad enumerare le vittime reali dell’era nucleare”).
Con i non meno spaventosi disastri dell’11 marzo 2011 a Fukushima (fusione dei noccioli di 3 reattori, più incidente assolutamente inatteso a una piscina di decontaminazione del combustibile nucleare esaurito) sono 5 gli incidenti nucleari di eccezionale gravità avvenuti in 39 anni, dopo quello di Three Mile island del 1979, con una frequenza media di uno ogni 6 anni (senza contare gli innumerevoli incidenti “meno gravi”): stima molto più espressiva e realistica dei complessi calcoli sulle probabilità di incidenti puntualmente smentiti dalla realtà a posteriori. “Le statistiche sono le persone che non possono più piangere” ha dichiarato un abitante di Rongelap, della Repubblica delle Isole Marshall che subì 23 test nucleari statunitensi negli anni Cinquanta.
Quali che siano le valutazioni – la potente lobby nucleare non desiste dal contrastare l’inesorabile declino di questa energia [ii], e le potenze nucleari si oppongono strenuamente alla messa al bando di queste armi – non sarà mai troppo tardi per chiudere per sempre l’Era Nucleare: in ogni caso essa lascerà una pesantissima ed ineliminabile eredità per decine di generazioni a venire!
Mentre lottiamo ci battiamo perché il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari entri in vigore, non dimentichiamo tutte le “vittime dell’Era Nucleare”.
[i] Le valutazioni ufficiali sono da molti considerate decisamente ottimistiche e assolutorie (e personalmente condivido in toto queste critiche). Consiglio i rapporti di Greenpeace: “L’eredità nucleare di Fukushima e Cernobyl”, marzo 2016, http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2016/Media_briefing_L_eredita%CC%80_nucleare_di_Fukushima_e_Cernobyl.pdf.
[ii] Angelo Baracca, “L’inesorabile agonia dell’energia nucleare”, Pressenza, 30 maggio 2017, https://www.pressenza.com/it/2017/05/linesorabile-agonia-dellenergia-nucleare/.
(*) ripreso da Pressenza
Ho un ricordo particolare di quei: avevo un programma di guidare una classe (di una scuola media friulana) e saputo un paio di giorni dopo del disastro telefonai al preside per suggerire se fosse il caso di rimandare; oltretutto, in quei giorni piovvigginava: “Ormai l’autobus è prenotato” mi fu risposto.
Nel frattempo il quotidiano veronese minimizzava, mentre sotto i portici di Verona il contatore Geiger cantava i suoi micidiali rilevamenti. Mi convinti che l’uomo qualunque avrebbe dovuto veder la gente cadere come mosche per ammettere che la radiottivita era arrivata da Chernobil !
In realtà è abbastanza dubbio che Chernobyl sia stato effettivamente il più grande disastro nucleare della storia.
in termini di numero di esplosioni, numero di vittime nel tempo, effetti sull’ambiente, probabilmente l’atollo di Bikini e le isole Marshall superano tutti (gli esperimenti furono 67 e non 23 come riporta l’articolo), qui studio ufficiale della PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America):
http://www.pnas.org/content/early/2016/06/01/1605535113.full
Certo se si parla di “incidenti” e non di esplosioni volontarie il discorso cambia prospettiva, ma la tendenza è parlare sempre di Chernobyl anche per motivi propagandistici anti-sovietici (che continua ancora oggi).
qui alcuni vecchi documentari in italiano su Bikini:
https://www.youtube.com/watch?v=aWOONz0g5F0
https://www.youtube.com/watch?v=uGdJBnlB758
fanno impressione, sconsigliati ai deboli di cuore e stomaco.
sempre online, facilmente su youtube, si trovano interviste ai superstiti. nessuno fu informato degli effetti delle radiazioni, solo alcuni furono evacuati, e ancora oggi il pericolo incombe anche per un nuovo disastro ambientale, infatti il sarcofago degli esperimenti è in via di deterioramento, l’acqua di mare già vi entra, e nessuno ancora fa niente. gli americani fanno orecchie da mercanti:
http://www.greenreport.it/news/energia/la-cupola-dellinferno-nucleare-paradiso-fotogallery/
Caro Luca,
ti ringrazio moltissimo del tuo commento (che per vari motivi ho potuto vedere solo ora). Le cose che dici sono giustissime. Io ho voluto solo scrivere un richiamo stringato e schematico perché non si dimentichi Chernobyl, e la sua pesantissima eredità (sminuita nei rapporti ufficiali). Forse ancor più grave fu Mayak, ma il discorso sarebbe stato lungo e complesso, perché pochi lo conoscono e non molto si sa di certo.
Sugli esperimenti a Bikini sfondi una porta aperta (io però non avevo l’intenzione di ampliare il discorso al nucleare militare), hai fatto benissimo comunque a fornire ai lettori dei riferimenti precisi, non guasta mai. È un problema che ho seguito anche recentemente per la causa intentata dalla Repubblica delle Isole Marshall, che purtroppo non è andata avanti (anche di questo è pochissima la gente che ne sa qualcosa).
Il discorso, se vogliamo, può essere ancora più generale. Forse sai che Rosalie Berterll aveva valutato le vittime dell’era nucleare in ben un miliardo e 300 milioni! “Victims of the Nuclear Age”, https://ratical.org/radiation/NAvictims.html (in italiano: http://marcosaba.tripod.com/rosalievictims.html).
Se volessimo dire le cose fino in fondo l’Era Nucleare lascerà all’umanità un’eredità pesantissima per migliaia di anni di radioisotopi a lunghissimo tempo di dimezzamento, di combustibile nucleare esaurito ingestibile, nonché di plutonio – la bellezza di 1.600 tonnellate – un elemento transuranico artificiale di terribile tossicità radiologica e chimica, emivita 24.000 anni, e per di più “esplosivo” nucleare ideale. Questa tematica non si può affrontare in un articolo, per la vastità a la complessità. Non mi piace essere autoreferenziale, ma su queste cose ho scritto dei libri, accessibili a tutti, “A Volte Ritornano, il Nucleare”, 2006, e con Giorgio Ferrari “SCRAM, ovvero La Fine del Nucleare”.
Angelo Baracca
Grazie Angelo, adesso ho capito meglio il senso del tuo articolo e del tuo commento. E’ un bene che ci sia qualcuno che abbia il tempo di studiare e catalogare dati e informazioni. Apprezzo molto questo lavoro.
L’elenco dei siti di esperimenti nucleari può essere allargato a dismisura, ma la gente non vede il problema della prospettiva, vive solo il pericolo immediatamente visibile e preferisce non pensarci. Siamo messi male.