«Non uccidere»: due processi, un film scandalo e…

la censura rotta in Italia da un sindaco “eretico”

di Chief Joseph

Il 5 maggio 1949, in Francia, si riunisce il Tribunale Militare per due processi: il primo a un giovane obiettore di coscienza che aveva rifiutato – in nome dei suoi valori morali e religiosi cristiani di nonviolenza – il servizio di leva; il secondo a un seminarista tedesco, arruolato dalla Wermacht, a cui era stato comandato di partecipare all’esecuzione di un partigiano francese. Il verdetto dei giudici assolverà il seminarista perché aveva obbedito agli ordini in tempo di guerra, mentre l’obiettore fu condannato a cinque anni di reclusione per aver violato la legge dello Stato.

Da questo fatto, il regista francese Claude Autant-Lara trasse uno dei film più belli e significativi contro la guerra: «Non uccidere». Il titolo originale era “Tu ne tueras point” e fu una coproduzione franco-jugoslava, con Horst Frank, Laurent Terzieff, Susan Flon, in bianco e nero.

Fu girato solo nel 1961. Infatti, per 12 anni non trovò un produttore. L’opera fu realizzata e distribuita con grossissime difficoltà perché la Francia, allora impegnata nelle guerre di Indocina e Algeria, non poteva permettersi che venisse avallata e celebrata l’obiezione di coscienza. Anche nei cosiddetti Paesi democratici valeva il motto: “Credere, obbedire, combattere”.

Il film – finanziato dallo stesso regista e dalla Jugoslavia, che allora era un Paese socialista – rischiava di non uscire in Europa a causa dei numerosi divieti. Un contributo fondamentale per sbloccare la situazione fu dato in Italia. Infatti, nel 1961 venne presentato al Festival del Cinema di Venezia: divise la Giuria, ma Susan Flon ottenne la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.

In quello stesso anno, il 26 ottobre, “La Comunità europea degli scrittori” organizzò la proiezione del film presso il cinema Quattro Fontane di Roma. L’ingresso nella sala venne impedito dalla polizia per motivi di ordine pubblico. Questo provocò uno spontaneo movimento di protesta davanti al cinema che vide protagonisti leader politici come il socialista Riccardo Lombardi, filosofi come Galvano Della Volpe, storici come Ranuccio Bianchi, scrittori come Carlo Bernari e Raffaele La Capria, intellettuali come Carlo Levi e Pier Paolo Pasolini e diversi attori: Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sandra Milo, Elsa Martinelli, Alberto Sordi e Ugo Tognazzi.

La Commissione del ministero “Turismo e Spettacolo” scrisse: «Revisionato il film Tu ne tueras point il giorno 6 novembre 1961, pur rilevando che trattasi di un’opera di alto livello artistico, esprime parere contrario alla sua programmazione al pubblico nella attuale edizione. La Commmissione rieleva infatti che il film esalta in sostanza la figura dell’obiettore di coscienza cioè del cittadino, che chiamato alle armi, si rifiuta di obbedire alle leggi in nome di un asserito imperativo categorico della propria coscienza. Si concreta, quindi, una forma indiretta di istigazione, consistente nell’esaltazione di fatti costituenti reato, in modo di suggestionare altri a commetterli».

Contro la censura del fim l’allora deputato socialista – e poi presidente della Repubblica – Sandro Pertini presentò un’interrogazione parlamentare.

Il 18 novembre 1961 il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira – eletto come indipendente nelle liste della DC e considerato dai perbenisti un “eretico”- infranse i divieti e fece proiettare il film davanti a decine di giornalisti e uomini di cultura.

Fu un grosso scandalo visto che per la commissione ministeriale di censura quel film si configurava come istigazione a delinquere.

La Pira finì sotto processo e la sua azione venne definita un atto di disobbedienza “al quadrato”, poiché da un lato poneva il problema della libertà di pensiero sancita dalla Costituzione e dall’altro mostrava la libertà di coscienza di fronte alla guerra.

L’avversione al film da parte del sistema non riguardava solo l’obiezione di coscienza, ma la dimostrazione che la guerra e il militarismo distruggono una antropologia fondamentale dell’uomo: il desiderio di affiliazione, cioè l’incremento dei processi affettivi positivi. Tale meccanismo è usato da film ingiustamente considerati pacifisti. Film contraddittori – come «Uomini Contro» di Francesco Rosi o «Gott Mit Uns» di Giuliano Montaldo – finiscono per essere interpretati non tanto come ripudio del militarismo, causa tecnica sovrastrutturale della guerra, ma semplice condanna di alcuni ufficiali pazzi o invasati diventando un momento di esaltazione verso eroi positivi che solo dopo aver dimostrato il loro valore possono “rifiutare” la guerra (*). Addirittura tante pellicole statunitensi presentano l’atrocità della guerra ma solo per fare di essa la scena indispensabile per la redenzione di uomini condannati dalla società e che attraverso il compimento di un’azione eroica (in realtà l’uccisione di altri esseri umani) sono reintegrati con tutti gli onori nel consesso “civile”.

Sicuramente Autant-Lara fu un personaggio particolare e non privo di ambiguità. E lo dimostra il fatto che nel 1989, all’età di 88 anni, fu eletto al Parlamento Europeo nelle liste del Fronte Nazionale di Jean Marie Le Pen.

Questo non toglie nulla al messaggio del film «Non uccidere» con il quale l’autore fa piazza pulita di tutti gli equivoci, delle furberie e, con sobrio stile giornalistico, ci presenta un documento visivo in cui la contrapposizione non è fra buoni e malvagi, ma fra la ragion di Stato – che difende la logica militare – e un uomo per il quale non esiste giustificazione all’omicidio.

Per analizzare il film conviene partire dai personaggi. In questo senso vale utilizzare la struttura attanziale di Greimas che, pur con caratteristiche generalizzabili, serve a fornirci utili indicazioni circa le tendenze ideologiche del “prodotto”.

Tale struttura prevede:

Soggetto eroe – colui che compie un certo tipo di azione.

Destinante – la causa che porta il personaggio a diventare soggetto eroe.

Oggetto valore – l’obiettivo che il soggetto eroe si prefigge di raggiungere.

Destinatario – chi trova vantaggio dall’obiettivo raggiunto dal soggetto eroe.

Adiuvante – chi aiuta il soggetto eroe a raggiungere l’oggetto valore.

Opponente – chi impedisce o tenta di impedire al soggetto eroe di raggiungere l’oggetto valore.

Se si applica questa metodologia di analisi al film di Autant-Lara si possono meglio analizzare i due protagonisti: Adler, il seminarista tedesco, e Cordier, l’obiettore francese.

Il seminarista ha come obiettivo quello di obbedire ciecamente, pur in mezzo a incertezze e dubbi. La causa che lo porta ad agire può essere la paura per quello che potrà succedergli, cosa che lo svilisce da un punto di vista umano. Lo aiutano le gerarchie militare e nessuno lo contrasta: agisce esclusivamente a vantaggio di sé stesso. Con il suo silenzio-assenso si arruola fra gli assassini.

Al contrario, l’obiettore di coscienza ha come obiettivo di non far del male agli altri: la causa che lo porta ad agire è il suo desiderio di amore e opera a vantaggio della società. Nessuno lo aiuta, mentre lo contrastano lo Stato, le gerarchie militari e coloro che non si ribellano e accettano il sistema.

Nella verità di quei processi lo Stato – per mano del tribunale militare – celebra l’assassino e “uccide” l’innocenza.

PS – PER UN MINIMO INQUADRAMENTO STORICO

Negli anni sessanta, in Italia, vi furono tre passaggi importanti per la lotta al militarismo: il rifiuto di prestare il servizio militare da parte dei Testimoni di Geova e poi di altri (soprattutto anarchici) che dunque finivano in galera; la condanna di Ernesto Balducci (un sacerdote toscano) che aveva difeso l’obiezione di coscienza; il processo a Don Milani per una lettera aperta – poi pubblicata con il titolo «L’obbedienza non è più una virtù» – ai cappellani militari della Toscana secondo i quali l’obiezione di coscienza era «insulto alla patria» ed «espressione di viltà». Anche in Italia si cominciò a ragionare su una legge che tutelasse la possibilità di rifiutare la divisa per motivi di coscienza: si arrivò così alla legge 772 del 15 dicembre 1972 ma questa è una storia complicata che converrà raccontare un’altra volta.

(*) Chief Joseph ha sviluppato il ragionamento qui: Lo schermo delle guerre

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Andrea ET Bernagozzi

    Interessantissimo, storia che ignoravo, grazie per la scor-data.

  • Veramente perle di conoscenza “relative”. Frequentando ormai regolarmente questo blog sto arricchendo la mia visione della storia

Rispondi a Jacopo Tolja Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *