Notav, democrazia in sub-appalto

di Rom Vunner

Oggi a Roma ci sarà il corteo della FIOM. Vi parteciperà una delegazione valsusina e qualcuno non vi parteciperà perché sostiene che questo cambia il senso della manifestazione. Bisogna dargliene atto ma non è che la trasforma, ne sottolinea meglio il senso.

Quello che sta accadendo attualmente in Val di Susa racchiude in sé molti significati, è la rappresentazione di un conflitto fra due visioni della società, tra due modi di intendere la convivenza civile.

Di primo acchito, come cosa più evidente, non si può non notare la supremazia che il governo e il parlamento attribuiscono alle decisioni prese dall’alto senza considerare le richieste della popolazione: una volta che loro hanno preso una decisione, è quella e si tira sempre diritto (tranne qualche curva come accadde poi a Lui). Nelle cronache di questi giorni appaiono due visioni distinte di democrazia:

  • quella propugnata da media e politicanti secondo cui la minoranza deve soccombere sotto le decisioni della maggioranza. Forse anche per questo vogliono a tutti i costi modificare la Costituzione nata dalla Resistenza, perché i costituenti si preoccuparono proprio di prevedere un sistema in cui questa supremazia non fosse possibile, non volevano il ripetersi del fascismo, inteso come dittatura, tirannia;
  • l’altra visione di democrazia è quella dei comitati, una democrazia partecipativa in cui la partecipazione deve assumere un peso sempre maggiore, una situazione in cui i cittadini, formati alle regole del diritto, possono partecipare direttamente alle decisioni che li riguardano, senza bisogno di luminari, professionisti, che si occupino di interpretare e decidere al loro posto, sulle loro teste.

Questo, però, è solo uno dei significati della lotta contro il TAV, ce n’è anche un altro che ha nella pratica del sub-appalto il suo simbolo più alto. Il sub-appalto è subdolo: la legge non lo prevede, non lo nega, lo sfiora solo. È in questo marasma di appalti e sub-appalti che si è incrostato questo sistema al cui confronto Tangentopoli appare un ritrovo di educande. Il sub-appalto, però, non tocca solo l’aggiudicazione dei lavori ma, negli anni, è divenuto la forma contrattuale per i lavoratori. L’azienda sub-appalta il lavoro direttamente al lavoratore e, ovviamente, al massimo ribasso, Si chiama contrattazione aziendale o privata. Quel mondo dei lillà in cui il lavoratore contratta alla pari con il padrone le condizioni di lavoro. Un mondo ben impersonato dal modello Marchionne: o fai così oppure tornate pure a casa, arrivando a decidere pure a che sindacato devi essere iscritto. Il passo da qui a dirti a che partito è molto breve.

Il sub-appalto del lavoratore però non è solo quello. Esistono svariate forme di sub-appalto. Un esempio è l’eliminazione delle tariffe minime dei professionisti, così le famiglie risparmieranno. Una cazzata, scusate l’eufemismo. Si pensa che questo fermerà i parassiti oppure non è una norma per far risparmiare sul costo del lavoro a tutte quelle strutture che tengono al lavoro giovani laureati come false partite IVA? Il sub-appalto sta colpendo trasversalmente chiunque viva del proprio lavoro.

Se i comitati valsusini stanno dando l’opportunità di ridiscutere il termine democrazia prima che diventi tirannia, la FIOM permette non solo ai metalmeccanici ma a tutti i lavoratori di provare a ridiscutere le condizioni di lavoro.

Questo si riassume in un’unica azione: ridefinire il patto sociale che governa la nostra società e qui si scontrano due visioni diverse di società che non possono convivere, o l’una o l’altra.

A sarà dura!

Rom Vunner

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