Numeri, orecchie, sogni, Cie…

I – Di che razza sono i numeri?

L’uso in questa rubrica dei numeri romani è sarcasmo verso chi vorrebbe liberarci della multiculturalità e dunque anche dei numeri arabi, di parole, di cibi – come arance e albicocche – o delle basi per la moderna astronomia.

 

II – Cosa dicono i numeri?

«C’è da chiedersi qual è la novità del censimento per quel che riguarda gli immigrati» si domanda Enrico Pugliese su «il manifesto» del XXVIII aprile: «se il fatto che sono passati dal milione e trecentomila del 2011 ai tre milioni e settecentomila; oppure il fatto che il censimento è riuscito a censire solo questi invece dei quasi quattro milioni e mezzo risultanti all’anagrafe e che i rapporti Caritas pubblicizzano, sottolineando anche la presenza di una (modesta) quota aggiuntiva di irregolari». La questione più seria non è – commenta Pugliese – che l’Istat sia poco attrezzata ma sta «nella società italiana» ovvero: «dove sono finite le persone non trovate dall’Istat?». Scomparse per i danni provocati dalla Bossi-Fini e per le successive «persecuzioni degli immigrati» la valutazione di Pugliese.

 

III – Le orecchie, che problema

A proposito di «persecuzioni» (vedi sopra) o forse solo di idiozia burocratica: se la legge italiana prescrive che nelle foto dei documenti gli occhi devono essere aperti e visibili, che non sono consentiti copricapi, perché il comune di Tortona (vedi «Corriere della sera», I maggio) è l’unico in Italia a rifiutare la carta di identità a una donna con un velo che le copre le orecchie? Per di più siamo in Italia, Paese di suore ma evidentemente a Cortona non lo sanno.

 

IV – Tutti non è uno

Uno dei princìpi basilari della legge è la «responsabilità individuale»: se mia sorella ruba io non ne ho colpa; se a Bergamo ci sono centomila (numero a caso) evasori fiscali un tribunale non può decidere una sanzione contro tutti i bergamaschi. Ovviamente i razzisti – e gli stupidi – non la vedono così. L’ultimo episodio è la richiesta, a inizio maggio, degli ultrà di Pescara che l’intera comunità rom sia punita per l’omicidio commesso da un ragazzo definito così (zingaro o rom). In attesa dei processi che dovranno stabilire chi è colpevole, ci sono tre informazioni che i media dimenticano spesso di dare. La prima è che comunque appare insensato etichettare «nomade» o «rom» chi appartiene a famiglie stanziali e in Italia da centinaia di anni. La seconda che gli ultrà (alcuni? molti?) non sembrano proprio campioni di legalità. La terza è che a capeggiare la protesta c’era Marco Forconi, leader di Forza Nuova, una formazione apertamente fascista.

 

V – Padri e figli

Come si diceva sopra, le responsabilità non sono «familiari» ma il sindaco (Pd) di Cavenago sembra nutrire dubbi in proposito. Così decide che i bambini figli di “morosi” non mangeranno «a scrocco» alla mensa scolastica. La notizia appare su «Repubblica» e viene poi duramente commentata da Furio Colombo su «Il fatto» (VIII maggio). Pare che non sia razzismo contro gli immigrati perché fra i “colpevoli” ci sono anche italiani: è forse una piccola battaglia nella guerra contro i più poveri, anzi contro i loro figli.

 

VI – Di carcere si muore ancora

Troppi i morti e i suicidi nelle celle italiane. I media tengono a parlarne pochino, ancor meno se sono migranti. Sembra incredibile però che quasi nulla venga scritto (e ancor meno si sappia) della morte, nel carcere di Lecce, del rumeno Popo Virgil Cristria dopo 50 giorni di sciopero della fame.

 

VII – Pure di questura si muore

Ancora più sconvolgente che un suicidio avvenga dentro un posto di polizia. Per fortuna accade di rado in Italia ma, a metà maggio, alcuni media informano che una donna ucraina si è tolta la vita nel commissariato di Trieste: scatta un’indagine (sequestro di persona e omicidio colposo) contro il vice questore Carlo Baffi, di simpatie naziste. Il quale verrà, con tutto comodo, sospeso dal servizio. Che lo stesso Baffi avesse nel suo ufficio la targa «ufficio epurazione» non aveva preoccupato nessuno.

 

VIII – Altri numeri

Un dossier di «Repubblica» (XVII maggio) racconta che in Italia mancano manovali e badanti. Lo stop, deciso dalla ministra Cancellieri, a nuovi ingressi legali cozza dunque contro le cifre e il buon senso. Chi lo dice? Le Acli, i sindacati, la fondazione Leone Moressa e la Confindustria. Ma il governo dei tecnici quando fa i conti potrebbe indicare le sue fonti?

 

IX – Cie? Governo in fallo

Dopo le proteste di alcuni giornalisti, il tribunale amministrativo del Lazio ha annullato, il XXIII maggio, il divieto d’accesso ai giornalisti nei Cie (centri identificazione ed espulsione per migranti) che era stato deciso il primo aprile di un anno fa dal governo.

 

X – Uomini che odiano le donne

Continuano purtroppo gli omicidi di donne o ragazze straniere che mariti (come nel caso di Fiorenzuola il XXVIII maggio) o padri giudicano «ribelli». In questi casi molti media raccontano, prima ancora di fare verifica, che i maschi assassini hanno colpito per punire costumi di vita troppo occidentali. Può essere però… spesso non è così; oppure è un pretesto per gli assassini e un comodo clichè per il giornalismo pigro. Infatti anche gli italiani (sono abbastanza occidentali?) purtroppo continuano, ogni giorno, a uccidere donne non obbedienti ai loro voleri. Si chiama femminicidio, sessismo o se preferite l’antica violenza del patriarcato. «La richiesta di libertà delle donne attraversa tutto il mondo» spiega a «il manifesto» Tiziana dal Pra, presidente di Trama di terre, una associazione di donne native e migranti: «Le donne migranti sono doppiamente penalizzate. Non dobbiamo aver paura di essere accusate ingiustamente di razzismo se denunciamo anche gli elementi socio-culturali che condizionano queste vicende ma dobbiamo anche denunciare l’isolamento e la sottovalutazione della condizione delle migranti, discriminate dalle leggi sull’immigrazione e dalla mentalità di troppi italiani. Femminismo e antirazzismo devono marciare insieme».

 

XI – Omofobia

Sconvolgente la ricerca della Fondazione Rodoldo De Benedetti, diretta da Tito Boeri, sulla discriminazione delle persone gay nel lavoro. Nel periodo gennaio-febbraio 2012 vengono inviati alle aziende 2.300 curricula fittizi. I candidati che citavano uno stage presso qualche associazione legata al “mondo gay” hanno il 30 per cento di possibilità in meno di arrivare ai colloqui. E i media? Sul «Corriere della sera» (del XXVIII maggio) il sempre bravo Gian Antonio Stella racconta e commenta, distratti quasi tutti gli altri media.

 

XII – Di terremoto si muore

Un po’ di più (in percentuale) se si è immigrati.

 

XIII – Cittadinanza

Nei libri di storia si racconta che la rivoluzione americana (cioè statunitense) scoppiò sul principio: se ho i doveri, a esempio pago le tasse, devo avere i diritti. Vale per i migranti che da molti anni sono in un Paese: lo dice l’Unione Europea. L’Italia finora non si è adeguata ma se ne riparlerà alla Camera il 25 giugno (dunque quando questa rivista sarà già in stampa). Per antica abitudine non scommetto ma fossi costretto a farlo direi, senza esitare, che ci sarà il centesimo nulla di fatto o il millesimo rinvio.

 

XIV – Zingaropoli

Forse ricordate che nelle ultime elezioni comunali, venne usato (da Lega e Pdl) lo slogan «se vince Pisaia Milano diventerà una zingaropoli». L’associazione Naga non potendo chiedere la incriminazione di Bossi e Berlusconi (immunità parlamentare) presentò una denuncia, per discriminazione razziale, contro i manifesti elettorali. Il processo si è concluso con la condanna. Lo racconta Stella (di nuovo lui e ancora in quasi solitudine) nel «Corsera» del XIII giugno.

 

XV – Dream Act

Il sogno (dream, appunto) americano è garantire a chiunque arriva sul suolo degli Usa la possibilità di un riscatto anche se parte dal livello più infimo. E’ scritto nella Costituzione ma anche sulla Statua della libertà, in forma poetica e con esplicito riferimento ai migranti. Se ne è ricordato Obama che il XV giugno ha decretato lo stop all’espulsione automatica dei clandestini e soprattutto una sanatoria – dunque il permesso di soggiorno – per i giovani (circa 800mila) entrati negli Usa con meno di sedici anni e incesurati; ora rileggete il punto XIII.

 

10 – Finchè c’è lei…

la Costituzione, qualche speranza c’è – anche in questi brutti tempi – ma bisogna difenderla e applicarla. A partire dall’articolo 10 (numeri arabi sì).

 

SOLITA NOTA

Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa rubrica – che esce sul mensile “Come solidarietà”- prova a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi, meticciato, intercultura e dintorni. (db)

 

 

Redazione
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Un commento

  • Raffaele Mantegazza

    Il “quasi” sempre bravo e “quasi” sempre in solitudine Stella, visto l’articolo veramente triste che scrisse contro l’Anpi quando l’associazione decise di appoggiare il NO al referendum.

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