Nuvole, db al quadrato e altre stranezze

Il prossimo numero della rivista «Pollicino Gnus» sarà dedicato al fumetto e conterà questo editoriale con le firme di Daniele Barbieri X e Daniele Barbieri Y (stranezze che capitano una volta l’anno o poco più)

EraUnaNotteBuia

 

La curiosità di questo editoriale (passerà alla storia “minima” delle omonimie?) è che a firmarlo sono due Daniele Barbieri: per distinguerli al volo, d’ora in poi saranno db X e db Y.

Presentiamoli al volo.

Il db X è un docente, db Y no (che poi sia “indecente” lo aggiungete voi)

  • db X è un esperto di fumetti, db Y si spaccia a volte per tale (è uno sfacciato).
  • db X ha un cellulare, db Y no.
  • db Y è il direttore (ir)responsabile di codesta rivista, db X no.
  • ambedue sono appassionati di fantascienze.
  • entrambi hanno un blog (non lo stesso) e una moglie (non la stessa).
  • incredibilmente sia db X che db Y hanno un fratello che si chiama Dario (non è lo stesso).
  • per entrambi vale l’anagramma «ride bene a librai» (ma anche «erba, nidi e alberi» non è malaccio, per tacere di “delinei barbarie”).

I due si conoscono e finiamola qui; se proprio volete sorriderci sopra andatevi a leggere il delirio intitolato Omonimie: Daniele Barbieri (x e y) sulla “bottega del barbieri”.

Dunque db X e db Y hanno unito le loro forze (o le loro debolezze?) per scrivere su codesto «Pollicino» una piccola introduzione a fumetterie, nuvole parlanti, disegni silenti e/o allusivi e/o squassanti….

Per dire cosa?

Andando veloci:

1 – db X e db Y confermano: ZeroCalcare è un genio, ma Leo Ortolani è arrivato prima.

2 – per chi è “vecchiarello” la lettura di «Linus» (la rivista, soprattutto quando la animava Oreste Del Buono, sfidando le tempeste del conformismo di un’Italietta fortemente clerico-fascista) o, dopo, di Andrea Pazienza e/o di «Ken Parker» ha avuto una valenza formativa-politica. Lo diciamo in coro.

3 – Noi due affermiamo anche, in polifonia, che con tutti i limiti delle “riserve indiane”… nei fumetti è possibile oggi raccontare storie che nell’era del «pensiero unico» sono sgradite e comunque impossibili a dirsi in contesti più seri (o così pretendono: in realtà spesso sono solamente noiosi). Vi par poco?

4 – Se è vero che raccontare per immagini qualche volta rende più facile la comprensione del testo, è anche vero (e ci interessa di più) che questo succede perché raccontare per immagini è diverso dal raccontare a parole: questa diversità fa sì che a fumetti si possano oggi raccontare cose che gli ultimi secoli di letteratura hanno dimenticato (il Medioevo è un’altra storia, ma allora si raccontava parecchio per immagini).

5 – Che il fantastico sia ingenuo e il realistico sia adulto è il persistente pregiudizio nato in un’epoca (l’Ottocento) in cui bisognava positivisticamente rassicurarsi sull’oggettività del reale (e sulla supremazia dell’Occidente che la pensava così) dimenticando che gli antichi Greci non credevano di incontrare Polifemo dietro l’angolo ma ciò non impediva loro di adorare i poemi omerici.

6 – Gli Usa hanno prodotto non solo Reagan (argh!) e i due Bush (aaaarghh!!!) ma anche il jazz e il fumetto: è un peccato che la media si possa fare solo in matematica e non nel mondo reale.

7 – Dà un certo gusto constatare che dopo decenni passati a nascondere la passione per i giornaletti, adesso basta chiamare la stessa roba graphic novel e olé ne potresti parlare persino nei salotti bene (meglio non dire altrove che frequenti i salotti bene ma questa è un’altra storia).

8 – Gipi il premio letterario se lo meritava davvero, ma poi che non glielo abbiano dato ci rassicura sul fatto che almeno un po’ differente il fumetto continua a esserlo.

Ci sarebbe piaciuto fare un “decalogo” – per concorrere con quel tipo lì… non Krzysztof Kieślowski ma quell’altro, il supposto creatore – ma «Pollicino» ci ha detto 3500 battute, non una di più.

 


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