Obbligo di mascherine all’aperto?

I dubbi di 7 medici, l’intervento di Alba Tecla Bosco e un link da ascoltare

Mascherine obbligatorie all’aperto? Non ci sono i presupposti scientifici

Apprendiamo con sconcerto che il prossimo DPCM potrebbe disporre l’obbligo di uso continuativo di mascherine anche all’aperto. La decisione ha subìto un’accelerazione in pochi giorni, senza che la situazione epidemiologica nazionale lo giustifichi e senza che sul tema si sia sviluppato un serio dibattito scientifico, basato sulle prove a oggi disponibili.

La posizione del Governo italiano (ispirata alle indicazioni OMS) è stata sinora ragionevole: obbligo di protezioni delle vie respiratorie, anche lavabili, in luoghi chiusi accessibili al pubblico compresi i mezzi di trasporto, e comunque quando non si possa garantire il mantenimento della distanza di sicurezza. In proposito l’OMS precisa utilmente “per un periodo consistente”, poiché l’avvicinamento fugace all’aperto di un soggetto anche infetto non configura rischi particolari. [NB: autorità politiche e sanitarie indicano in genere il tempo di ~15’ perché il rischio di trasmissione da “contatto stretto” abbia ragionevoli possibilità di concretizzarsi, e l’app Immuni è impostata per segnalare un rischio di contagio in base a questa tempistica].

Riteniamo che tale posizione andrebbe mantenuta e fatta rispettare, senza forzature, nell’interesse della salute e della credibilità delle istituzioni, oltre al messaggio di non soffermarsi oltre al necessario in luoghi chiusi frequentati e poco ventilati.

Purtroppo l’assenza di dibattito scientifico sul tema ha portato a vivere le mascherine in modo unilaterale come “un piccolo discomfort per ottenere grandi benefici individuali e collettivi”. Invece le prove disponibili mostrano che sono un compromesso anche per la salute, da spingere solo fin dove sia chiaro che i benefici sanitari prevalgono sui danni.

Oltre agli effetti protettivi delle maschere, indiscutibili in condizioni di alto rischio, l’OMS indica 11 potenziali danni o svantaggi delle maschere, ma non segnala quello che può essere il maggiore, a carico di infetti da SARS-CoV-2 non di rado inconsapevoli, perché a-/pre o pauci-sintomatici (v. https://www.bmj.com/content/bmj/369/bmj.m2003.full.pdf; e https://repo.epiprev.it/index.php/download/mascherine-chirurgiche-in-comunita-allaperto-prove-di-efficacia-e-sicurezza-inadeguate/). Infatti la resistenza all’espirazione di una maschera tenuta a lungo aumenta la ri-inalazione dei propri virus, in un circolo vizioso che aumenta la carica, che può così raggiungere gli alveoli, dove le difese immunitarie innate sono carenti. Lì il virus si può moltiplicare molto e quando, a 10-12 giorni dall’infezione, arrivano gli anticorpi delle difese adattative, trovando grandi quantità di virus scatenano una violenta infiammazione e possono aggravare la Covid-19.

Le revisioni sistematiche hanno finora identificato un solo RCT sull’efficacia delle maschere (soprattutto) all’aperto nel prevenire infezioni respiratorie, in pellegrini australiani alla Mecca, e il bilancio netto per i gruppi randomizzati a indossarle è stato in tendenza sfavorevole. In attesa di prove ulteriori, una corretta applicazione del principio di precauzione dovrebbe sconsigliare di norma l’uso di mascherine all’aperto, salvo per brevi periodi dove sia inevitabile restare a meno di un metro da altri per tempi non trascurabili.

Si chiede dunque di evitare obblighi non supportati da prove scientifiche né da un ragionamento bilanciato, auspicando invece l’apertura di un ampio dibattito che consideri le migliori prove oggi disponibili e programmi le ulteriori ricerche necessarie.

Ciò non mette in discussione l’opportunità di mantenere le distanze fisiche (e l’igiene delle mani) e di non derogare a questa regola chiave per periodi consistenti.

In generale le misure di sanità pubblica, ancor più se vincolanti, andrebbero precedute da ricerche valide (studi randomizzati controllati pragmatici, o studi con disegni assimilabili) indipendenti, che stabiliscano un equilibrato bilancio netto tra benefici attesi e possibili danni.

  • Alberto Donzelli, medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva e Scienza dell’Alimentazione, già direttore Servizio Educazione Appropriatezza ed EBM ex ASL Milano – Consiglio Direttivo e Comitato Scientifico Fondazione Allineare Sanità e Salute
  • Donato Greco, medico specialista in Malattie Infettive e Tropicali, Igiene e Medicina Preventiva e Statistica Sanitaria, già direttore Centro Nazionale Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute Istituto Superiore di Sanità e poi direttore Generale Prevenzione Sanitaria ministero Salute
  • Adriano Cattaneo, medico Epidemiologo, già Ricerca su Servizi Sanitari e Salute Internazionale, Centro Collaboratore OMS per Salute Materno Infantile, Istituto per l’Infanzia, Trieste – membro Gruppo di Coordinamento NoGrazie
  • Fiorella Belpoggi – Direttrice Scientifica –Istituto Ramazzini – Bologna
  • Paola Zambon, medico specialista in Medicina del Lavoro e in Allergologia, già direttore Registro Tumori Veneto, ricercatore senior Università Padova, membro del Comitato Scientifico ISDE Italia
  • Antonio Bonaldi, medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, già Direttore sanitario di Aziende Ospedaliere/Universitarie (Verona, ICP Milano, Monza, Bergamo)
  • Monica Sutti, medico di Medicina Generale, specialista in Medicina Interna, presidente della Fondazione Allineare Sanità e Salute

LA DEFINIZIONE DI «ATTIVITA’ MOTORIA» E ALTRI UTILI DETTAGLI

di Alba Tecla Bosco

L’ordinanza del presidente della Regione Lazio (qui: http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_news/ordinanza_Z00062_02_10_2020.pdf ) – che ha fatto seguito a quella della Regione Campania e potrebbe precedere un Dpcm nazionale in materia – ordina (a pagina 7 dopo una lunga serie di visto, considerato, ritenuto e dato atto) quanto segue: «Ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica, 1. a decorrere dalla data di pubblicazione della presente ordinanza e fino a nuova disposizione è disposto l’obbligo, su tutto il territorio regionale, di indossare la mascherina nei luoghi all’aperto, durante l’intera giornata (…); 2. l’obbligo rimane escluso per i bambini al di sotto dei sei anni, per i portatori di patologie incompatibili con l’uso della mascherina e durante l’esercizio di attività motoria e/o sportiva; (…)».

Due gli elementi che ci interessano.

PRIMO. L’obbligo rimane escluso durante l’esercizio dell’attività motoria. La Regione Lazio certamente conosce il significato ufficiale di «attività motoria». E per ufficiale, in materia sanitaria, intendiamo l’Organizzazione mondiale della sanità. E’ sufficiente? Vediamo dunque il significato. Come si può leggere qui (http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=51&area=Vivi_sano): «Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, per “attività fisica” si intende “qualunque movimento determinato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello delle condizioni di riposo”. In questa definizione rientrano non solo le attività sportive, ma anche semplici movimenti come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici, che fanno parte della “attività motoria spontanea”. L’espressione “attività motoria” è sostanzialmente sinonimo di attività fisica.».

Ergo: se camminiamo (a passo più o meno spedito: non importa) non rientriamo nell’obbligo. Facciamolo presente, anche mostrando la definizione e l’ordinanza, a eventuali controllori perché costoro da alcuni indizi – un minisondaggio presso poliziotti a Roma – ritengono che attività motoria sia «andare a fare esercizio fisico nel parco con scarpe da ginnastica e tuta». Peccato, perché l’esercizio del camminare (anche con scarpe normali, certo non i tacchi 12+) è universalmente considerato, e da molti decenni, fra i più salutari e adatti a tutti. Molte Asl organizzano appositamente attività di questo tipo.

SECONDO ELEMENTO. Nell’ordinanza non è precisato il modello di mascherina. Ma nei Dpcm nazionali (anche per la scuola) sono ammesse quelle di stoffa, lavabili, magari autoprodotte. Dunque, siccome ormai non fa più caldo, invece del solito modello lavabile colorato, adottiamo una sciarpa che tireremo sul naso in caso di ressa. Evitiamo di continuare a inquinare e sprecare con gli usa e getta, che vengono inceneriti nella «migliore» delle ipotesi. Del resto, le autorità sanno o dovrebbero sapere che è impossibile controllare se una persona ha usato la mascherina chirurgica monouso ufficiale per molti giorni, lavandola, invalidandone l’efficacia. Dunque il discrimine fra le varie protezioni naso-bocca, fuori dagli ambienti ospedalieri, è impossibile e sarebbe foriero di discussioni infinite.

Comunque, non è colpa di chi cammina tranquillo e spedito sotto il cielo se le autorità pubbliche non riescono a contenere la movida e simili. Questa è la base del ricorso al Tar da parte dell’associazione Codacons (https://codacons.it/coronavirus-codacons-ricorre-a-tar-contro-mascherine-allaperto-nel-lazio/), ricorso al quale possiamo tutti aderire (http://www.termilcons.net/index.php?pagina=page_publicForm&idForm=819&css=1&access=ok). Spiega il Codacons:

che la decisione regionale, «è destinata a cadere dinanzi la giustizia amministrativa, per la manifesta illogicità del provvedimento e per le discriminazioni che questo introduce a danno della collettività. Senza contare che, come stabilito anche di recente da diversi tribunali che si sono pronunciati in tema di provvedimenti regionali anti-Covid, la materia sanitaria è di competenza esclusiva dello Stato». Il Codacons fra l’altro non può essere accusato di essere contro la mascherina in generale; la sua motivazione è un’altra. Ribadita dal presidente Carlo Rienzi: «Riteniamo illegittimo introdurre obblighi generalizzati e indiscriminati per i cittadini che non tengano conto delle situazioni in cui vi siano reali pericoli sanitari. Ordinanze come quella della Regione Lazio scaricano sulla collettività le incapacità dello Stato di far rispettare le norme anti-Covid, e pertanto sono destinate a cadere dinanzi al Tar».

Il Codacons si era anche attivato, insieme ad altre associazioni, con successo contro l’ordinanza sui vaccini obbligatori per i cittadini over65: poi decaduta perché rigettata dal Tribunale regionale. Ma la Regione Lazio in materia non demorde e spera che comunque tutti corrano volontariamente al vaccino, a qualunque età. L’ordinanza del 2 ottobre, dunque, ordina anche che «allo scopo di perseguire in modo efficace l’obiettivo di generale copertura vaccinale e di assicurare che il Servizio sanitario regionale possa fronteggiare l’aumento di domanda anche per le persone di età compresa tra 18-59 anni (residuali rispetto a quelle bersaglio e servite da Mmg/Pls), una quota di 100.000 dosi vaccini, o ulteriore, sia resa disponibile alle farmacie».

Intanto la ex ministro della salute Beatrice Lorenzin si dichiara «positiva al Covid» (errore madornale che ci si trascina da mesi: non si è positivi al Covid, ma al virus Sars-CoV-2, anche se si ha mal di gola e febbre). E contrita precisa: «Non capisco come posso averlo preso, è una cosa incredibile, Io porto sempre la mascherina e sono particolarmente attenta. Forse l’ho preso dagli occhi, porto gli occhiali per leggere, potrei aver toccato qualcosa o poggiato gli occhiali». Il virus entrato negli occhi dagli occhiali?

Speriamo comunque che queste parole non suscitino ulteriori ondate di allarmismo e disinfezione ma facciano pensare piuttosto, come ha dichiarato di recente il direttore dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi (https://www.corriere.it/politica/20_ottobre_04/remuzzi-salgono-contagi-contano-ricoveri-lombardia-virus-circola-meno-b7777f56-05b3-11eb-867c-57744a2cabe2_preview.shtml?reason=unauthenticated&cat=1&cid=aWPjSRG0&pids=FR&credits=1&origin=https%3A%2F%2Fwww.corriere.it%2Fpolitica%2F20_ottobre_04%2Fremuzzi-salgono-contagi-contano-ricoveri-lombardia-virus-circola-meno-b7777f56-05b3-11eb-867c-57744a2cabe2.shtml) parlando della Lombardia che più che ai contagi occorre guardare ai ricoveri. I quali oggi sono in numero limitato e quindi si riesce a prevenire, a curare subito.

Alba Tecla Bosco

Qui un’interessante intervista – a tutto campo – con Ernesto Burgio:

https://www.radiondadurto.org/2020/10/07/covid19-in-italia-oltre-tremila-contagi-in-24-ore-non-accadeva-da-aprile/

LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – sono di Massimo Golfieri.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

6 commenti

  • “LA LIBERTÀ DI PENSIERO È PIÙ FORTE DELLA TRACOTANZA DEL POTERE” (Giordano Bruno)
    Articolo interessante, incisivo e completo di notevoli “dettagli” di carattere medico-scientifico; andrebbe divulgato a largo raggio in quanto c’è modo e modo di promuovere le azioni preventive e questo, CIOÈ QUELLO PROPINATOCI DA CHI ATTUALMENTE CI GOVERNA, è dal mio punto di vista il peggiore
    dei modi possibili.
    VIENE DI CONTINUO INSTILLATA LA PAURA E SI DANNO MULTE SALATE SOLO PER FARE CASSA! NEL MENTRE STA’ VENENDO MENO LA PROSPETTIVA DI FUTURO (In particolare: nuove generazioni a rischio) CON GRAVE ULTERIORE RISCHIO ALL’ORIZZONTE DI DERIVA SOCIALE.
    Ringrazio i medici sottoscrittori e sottoscrivo a mia volta (da non medico)

  • Daniele Barbieri

    Segnalo da http://www.medicinademocratica.org il post «MASCHERINA ALL’APERTO, SI O NO ? CON GIUDIZIO E QUANDO E’ UTILE!». Eccone alcuni stralci.

    Concordiamo con quanto riportato sul sito di retesostenibilità e salute https://www.sostenibilitaesalute.org/mascherine-obbligatorie-allaperto-non-ci-sono-i-presupposti-scientifici
    Nel frattempo il governo ha emanato il DL 7.10.2020 n. 125 che, tra l’altro, dispone l’obbligo «di avere sempre con sè dispositivi di protezione delle vie respiratorie con possibilità di prevederne l’obbligatorietà dell’utilizzo nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto ad eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonchè delle linee guida per il consumo di cibi e bevande» (con eccezione per le attività sportive, i bambini con meno di sei anni e soggetti con patologie incompatibili «con l’uso della mascherina»).
    […] in pratica la possibilità di derogare dall’obbligo di chiusura da parte di attività non inserite tra i codici ATECO “essenziali” e che hanno potuto continuare l’attività nella fase I, un provvedimento (la chiusura e la relativa deroga) non più in vigore di fatto dal 5.05.2020.
    Non è facile scrivere una norma che sia chiara e comprensibile per tutti, è una nostra virtù storica quello di riuscire a scrivere norme così arzigogolate che poi occorrono norme interpretative o correttive, tutto sembra fatto per dar lavoro a giudici di pace e tribunali amministrativi … insomma, i termini sono importanti e vanno ben calibrati e utilizzati in modo coerente e continuativo altrimenti si fa confusione, la norma diventa incerta nella sua comprensione, nella applicazione e da modo di aggirarla o di scamparla in caso si sia colti in fallo.
    Dunque :
    a) nelle attività produttive non cambia nulla, l’obbligo della protezione (leggasi mascherina chirurgica riconosciuta tale dal Ministero della Salute o con provvedimento di deroga dell’Istituto Superiore di Sanità – astenersi da taroccamenti!!! – o semimaschera respiratoria FFP2 con dichiarazione di conformità CE o provvedimento di deroga di INAIL) rimane immutato, è obbligatorio ogni qualvolta la mansione determina un avvicinamento a meno di 1 metro con un altro operatore. Nei luoghi lavorativi è assolutamente considerata inidonea la cosiddetta “mascherina di comunità” ovvero il coacervo di mascherine di tutti i tipi e materiali, senza alcuna certificazione e senza alcun riferimento o rispetto di norme tecniche, che viene venduta con la funzione di “coprire in qualche modo bocca e naso” (l’unico sistema che non può essere utilizzato… sono le mani, in quanto non possono essere qualificate come “dispositivi”… foulard o fazzoletti risultano consentiti).
    b) per i cittadini che “pascolano” all’esterno è aggiunto l’obbligo di avere con sè un dispositivo di protezione (di qualunque genere) e la “possibilità” dell’obbligo (che in italiano non significa obbligo) di indossarla se non si è “isolati” (anche questo termine non è sempre di immediata individuazione, se siamo in mezzo a un bosco e non si vede anima mia siamo isolati, se siamo su una strada e c’è una unica persona che cammina nella nostra stessa direzione a 5/10 metri di distanza siamo isolati oppure no?).
    Il decreto, peraltro, si sfalda un po’ quando, per definire le esenzioni, parla di “mascherina” anzichè più genericamente di dispositivi, comunque sia, letteralmente, non vi è scritto che appena usciti dalla porta di casa dobbiamo indossarne un (qualunque) dispositivo.
    Ricordiamo a tale proposito che mentre di mascherine e semimaschere si comincia a parlare nel DL 17 marzo 2020 n.18, di “mascherine di comunità” il Governo ne parla (prendendo spunto dalla analoga e precedente ordinanza della Regione Lombardia) a partire dal DPCM 26.04.2020 (quello della “fase 2”) al fine di consentire la riapertura dei mezzi di trasporto e di luoghi chiusi pubblici, in tale decreto si identificato tali “dispositivi” come “mascherine di comunità ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento fino al di sopra del naso“.
    Non molti giorni fa la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha diffuso un depliant […] che chiariva (per qualcuno ce ne n’era ancora bisogno) il tipo di dispositivo e in quale situazione utilizzarlo.
    Insomma, è pacifico che l’utilizzo corretto, quando vi è effettiva vicinanza tra persone, di «dispositivi di protezione delle vie respiratorie» (degne di questo nome!) sia utile per ridurre la diffusione del contagio da SARS-COV2 […] il loro utilizzo continuato e praticamente ovunque al di là della concreta presenza di un rischio, appare immotivato disagevole (se non fonte di pericoli) come immotivate appaiono le norme che, malamente, intendono imporre (ma che non impongono neppure, stando al dettato della stessa) l’utilizzo pressocchè permanente di dispositivi di qualunque genere (questo il messaggio veicolato dai media).
    La confusione è molta sotto il cielo ma la situazione non è affatto eccellente, per parafrasare Mao…
    (a cura di Marco Caldiroli)

  • MARINELLA CORREGGIA

    Decisamente il governo non ha ascoltato l’appello dei medici e nemmeno il buon senso. E in un modo oscuro ha disposto un nuovo decreto che poi il Viminale ha “chiarito” (si fa per dire) sull’ aspetto mascherina d’ esterni.

    Viminale dixit
    (https://it.notizie.yahoo.com/mascherina-sar%C3%A0-da-indossare-anche-133351146.html) che con il nuovo decreto, anche nei parchi da solo dovrai mettere la mascherina. La schivi solo se sei in perfetta tuta e scarpe preferibilmente Nike e corri (sbuffando e alitando come una persona che cammina o sta ferma non fa).

    Ma davvero qualcuno pensa che questi provvedimenti siano parte della soluzione?

    Ma davvero si pensa che incrociando x strada e non certo a 10 cm una persona non congiunta anzi non convivente, ci si possa appestare a vicenda?

    Ma davvero nessuno ha notato che in Francia dove il divieto all’ aperto è vecchio di 45 giorni, nel frattempo i casi positivi sono aumentati?

    Ma davvero nessuno pensa al fatto che forse molti che camminavano per la salute non lo faranno più?

    • Corrado Seletti

      Brava Marinella;
      Purtroppo non finisce qui in quanto, ieri sera da Fazio, su Rai tre, il ministro Speranza ha dichiarato che, per i controlli (a domicilio e magari altro…. penso io) il governo fa /farà affidamento sui delatori!
      Per chi avesse scordato il significato, o non ne conoscesse il termine, dei delatori si sono serviti in passato sia i regimi dittatoriali sia quelli totalitari (regimi cioè non democratici), ad esempio nei paesi dell’Est la delazione è rimasta in voga sino alla caduta del muro di Berlino, qua e là sul pianeta, dove la democrazia langue od è una chimera, pare sia ancora radicata;
      esempi eclatanti Ve ne sono stati anche durante il ventennio fascista in Italia, per non parlare di quanto successo in passato sia in Argentina sia in Spagna; causa la delazione nel mondo milioni di persone sono state trucidate (da non scordare mai i campi di sterminio), altre esiliate, altre rese inermi, altre sparite, altre violentate, annientate (desaparecidos), private di ogni diritto fondamentale!
      Personalmente rabbrividisco quando certi politici moderni usano impropriamente, cioè si permettono di usare, termini impropri ed improbabili!
      Lancio un monito:
      Alle vecchie generazioni per rinverdire la memoria!
      Alle nuove per andarsi a leggere la storia e di non prendere sotto gamba gli eventi!
      “NESSUN DORMA”
      Lo lancio con cognizione di causa in quanto, mio padre partigiano combattente mi ha insegnato la RESISTENZA e la RESISTENZA mi ha insegnato fra l’altro anche a leggere fra le righe.

  • MARINELLA CORREGGIA

    Scusate nel commento precedente parlando della Francia volevo scrivere “obbligo all’aperto” e non “divieto”….

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