Ogni giorno si muore di lavoro

L’analisi di Michele Michelino. A seguire link a un articolo di Lorenza Pleuteri

Michele Michelino (del «Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio») ha fatto circolare – a ridosso di un incontro a Milano il 27 novembre – una serie di considerazioni che abbiamo ripreso qui [la redazione della “bottega”]

LE VITTIME DEL PROFITTO PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE

La ricerca del massimo profitto senza nessun rispetto per la salute umana dei lavoratori e della popolazione delle classi popolari continua a uccidere i lavoratori e la popolazione.

Ogni giorno si muore sul lavoro o per malattie professionali, per le sostanze inquinanti che avvelenano il territorio.

In nome del “progresso” (cioè i loro profitti) le multinazionali, il capitalismo, l’imperialismo hanno commesso – e continuano indisturbati a commettere – i  peggiori crimini contro l’umanità, l’ambiente e la natura.

La ricerca del massimo profitto ha provocato guerre di rapina delle nazioni ricche, imperialiste contro i Paesi più poveri rubando le loro risorse; guerre che continuano anche oggi cui se ne aggiungono sempre di nuove.

Il modello di sviluppo capitalista – con la distruzione di foreste, montagne, laghi, mari e oceani, gli scioglimenti dei ghiacciai, la desertificazione di interi continenti – sta distruggendo il pianeta e spinge milioni di esseri umani – affamati dalle sue politiche economiche – all’emigrazione.

Noi vittime dello sfruttamento viviamo direttamente con le nostre famiglie sulla pelle le conseguenze di questo modo di produzione, che non esita a mandare a morte milioni di persone, risparmiando anche pochi centesimi sulla sicurezza per il profitto.

Il principale nemico dell’umanità responsabile dell’inquinamento, del cambiamento climatico, della fame, della miseria crescente è il capitalismo, un sistema che considera normale che – per il guadagno di pochi – miliardi di persone muoiano di stenti.

Un sistema economico, politico sociale e legislativo che riconosce come unico diritto quello della ricerca del massimo profitto, subordinandovi tutti gli altri diritti previsti dalla Costituzione (a lavoro, salute, scuola, giustizia ecc), che considera normale gli esseri umani siano sfruttati e muoiano per il profitto, è un sistema barbaro e inumano.

Le stragi, i morti sul lavoro e di malattie professionali, i delitti ambientali, i morti del profitto sono crimini contro l’umanità e come tale andrebbero perseguiti senza prescrizioni o impunità.

Il capitalismo, le multinazionali e le grandi potenze imperialiste, sostenuti dagli Stati – con il sistema di accumulazione che fa del profitto lo scopo della sua produzione, il motore della sua esistenza a discapito degli esseri umani e della natura – sono i responsabili della lenta morte del pianeta e dei suoi abitanti, allo stesso modo dei morti d’amianto e dello sfruttamento.

Come dimostra la pandemia provocata dal virus Sars-Cov-2, la salute di ogni persona è intimamente correlata alla possibilità di vivere e lavorare in un ambiente naturale salubre.

In questo senso la prevenzione primaria è quella che minimizza i rischi sanitari, alimentari, idrogeologici, tecnologici e garantisce condizioni biogeofisiche armoniose.

Il modo di produzione capitalista basata sulla proprietà privata è il cancro della società.

Questa economia uccide. Bisogna cambiarla!

La ricerca del massimo profitto, dalla logica del business, dall’avidità che trasforma le imprese in attività criminali.

La lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e della natura, per difendere il clima è prima di tutto lotta contro il capitalismo, per il rischio zero nei luoghi di lavoro, di vita e nel territorio, per cambiare questo modo di produzione.

Tocca ai lavoratori in prima persona, alle associazioni delle vittime, mobilitarsi per migliorare le condizioni di vita.

Se davvero vogliamo salvare l’umanità, il pianeta e gli esseri viventi dobbiamo lottare contro questo sistema di distruzione e di morte. Non esiste, né mai esisterà, un capitalismo “buono o verde”.

La scienza, la medicina, la giustizia sono neutrali, al di sopra delle parti o al servizio del potere? Alcune semplici riflessioni

Il profitto è la molla, il fondamento e l’obiettivo di tutta la società capitalista. Per i borghesi e i padroni, il profitto viene prima di tutto, prima della salute e della vita del proletariato e delle masse popolari. Pagare gli scienziati, i tecnici, per ricerche finalizzate a realizzare il massimo profitto in ogni campo economico della società è una delle spese necessarie per il capitale.

Nello stesso tempo ostacolare, nascondere gli studi di scienziati indipendenti, senza conflitti d’interessi, sulla salute, sugli inquinanti e cancerogeni, sulle malattie, è da sempre l’obiettivo dei padroni delle industrie multinazionali e della società capitalista/imperialista.

La scienza e la medicina del capitale sono funzionali alle esigenze e agli interessi del sistema.

La storia dell’amianto e del cloruro di vinile monomero che tanti morti hanno causato, lo dimostrano.

L’amianto e le fibre da cui è composto, come altri cancerogeni, uccidono. L’asbesto è un killer che non perdona ed è direttamente collegato all’insorgenza del mesotelioma della pleura e del peritoneo e di altri tipi di cancro fra i quali al polmone e alle vie respiratorie. La vicenda dell’amianto – che produce migliaia di morti ogni anno – dimostra il cinismo, il crimine di chi in nome del profitto ha mandato consapevolmente a morte decine di migliaia di lavoratori e cittadini.

Gli studi sulla sua pericolosità risalgono a primi anni del 1900 quando in Gran Bretagna furono approvate le prime leggi che prevedevano il monitoraggio della salute dei lavoratori e i risarcimenti per chi si ammalava.

L’uso dell’amianto che ha arricchito le multinazionali e i padroni di tutto il mondo hanno causato una strage di lavoratori e cittadini dimenticata da tutti i governi e caduta in un oblio che continua.

Ancora oggi l’amianto uccide: solo in Italia ogni anno le vittime sono 6000, 16 al giorno quasi 2 ogni ora. L’amianto è un cancerogeno che non provoca solo il mesotelioma, il tipico tumore d’amianto, ma anche un’altra decina e più di cancri e tumori e malattie molto invalidanti.

I governi, le autorità mediche scientifiche – molti sui libri paga delle multinazionali e delle lobbies dell’amianto – sino a pochi anni fa negavano la cancerogenicità di questo minerale e ancora oggi nei processi gli avvocati e i consulenti dei padroni continuano a negarlo.

Noi abbiamo imparato sulla nostra pelle che la lotta per la salute in fabbrica e nel territorio non va delegata nessuno, meno che mai ai governi, padroni e Confindustria che oggi durante la pandemia mentre a parole dichiarano di difendere la salute dei cittadini costringono i lavoratori con il ricatto della perdita del posto di lavoro, con il Green pass a condizioni lavorative sempre peggiori.

Eppure la prevenzione sarebbe semplice: basterebbe un piano nazionale di rimozione delle 40 milioni di tonnellate di amianto presenti in Italia a cominciare dai 400mila manufatti di amianto di scuole, ospedali, tubature, edifici pubblici per salvare decine di migliaia di vita umane.

Questa sì che sarebbe una grande opera utile alla popolazione!

Che le industrie capitaliste finanzino studi di parte e nascondano, per ragioni di profitto, i danni che certe sostanze nocive usate nelle lavorazioni provocano a lavoratori e cittadini è ormai dimostrato.

Morti per cloruro di vinile monomero.

Anche durante il processo Montedison a Porto Marghera – sugli omicidi dei lavoratori morti per cloruro di vinile monomero e sui crimini ambientali della laguna di Venezia iniziato il 13 marzo 1998 – l’azienda nascose i dati sulla cancerogenicità e la relazione tra angiosarcoma e cloruro di vinile già dimostrata da studi condotti dalle stesse aziende chimiche produttrici e tenuta segreta senza avvisare i lavoratori e senza prendere nessun provvedimento per la salute.

Le gravi conseguenze dell’esposizione al CVM, ipotizzate per la prima volta nel 1969 al Congresso Internazionale di Medicina del Lavoro di Tokio da un medico della Solvay, Pierluigi Viola, furono definitivamente confermate in Italia a seguito di un’indagine epidemiologica commissionata da Montedison all’Università di Milano, condotta nel 1971 dal professor Cesare Maltoni negli stabilimenti di Brindisi, Marghera, Terni e colpevolmente nascoste per non intaccare i profitti della multinazionale.

Non c’è da stupirsi che il capo redattore della rivista scientifica Lancet (una delle più autorevoli) abbia dichiarato recentemente che «gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può semplicemente essere falsa».

La ricerca indipendente è strozzata, la stragrande maggioranza delle ricerche è finanziata da aziende private, sia per quanto riguarda l’attendibilità dei risultati, sia perché la ricerca è indirizzata a ottenere risultati spendibili sul mercato, non socialmente utili. Anche nei pochi casi in cui è finanziata dallo Stato, come nel caso dei vaccini, i profitti diventano privati e finiscono nelle tasche degli azionisti delle multinazionali.

Quando si parla di scienza – sia fatta da uno scienziato, sia da un non addetto ai lavori, – si ha sempre l’idea di parlare di qualcosa che non ha a che fare con la fallibilità umana, con il conflitto d’interessi, con l’economia, con l’egemonia, con il capitalismo, con l’utilitarismo, con la produttività. Questo è il grande errore.

Nel capitalismo, la scienza, la medicina, le leggi i governi e le istituzioni sono espressione delle dinamiche economiche capitaliste, industriali, produttivistiche, politiche e militari. Sono al loro servizio, sostengono i loro interessi e le decisioni ricevendo in cambio lauti compensi.

Oggi padroni e governi giustificano il peggioramento costante delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari in tutti i paesi, prendendo a pretesto l’allungamento della vita media della popolazione e la pandemia di covid 19, nascondono la realtà, cioè che nella società in cui ci sono ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori ci si ammala e si muore di più (e spesso ancora giovani) fra la classe proletaria che in quella borghese.

In una società divisa in classi dove il potere è in mano ai capitalisti il cui unico scopo è la realizzazione del massimo profitto, la scienza e la medicina non sono neutre, ma al servizio della classe dominante.

Solo in una società socialista, con il potere operaio, dove la proprietà privata dei mezzi di produzione è abolita, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo considerato un crimine contro l’umanità, dove si produce per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto, la classe operaia e proletaria liberando se stessa può emancipare e liberare anche la scienza, la medicina.

La salute dei lavoratori non la difendono i governi e i padroni.

La nocività, l’usura, la fatica fisica e psicologica dovuta all’aumento dei ritmi, alla ripetitività del lavoro, la precarietà, il salario insufficiente, le pandemie, l’incertezza del futuro, il comando di fabbrica o azienda sempre più repressivo, portano il lavoratore a logorarsi minando la sua salute.

La vera medicina preventiva è quella che si oppone al capitale, che ricerca le cause patogene e le elimina, non quella che cronicizza malattie su cui fare profitti.

I DATI DELLA GUERRA DÌ CLASSE DEL CAPITALE CONTRO I PROLETARI

Ogni giorno in Italia si diagnosticano più di 1.000 nuovi casi di cancro e mediamente oltre 485 persone muoiono ogni giorno in Italia a causa di un tumore. Si stima, infatti, che nel nostro Paese vi siano nel corso dell’anno circa 377.000 nuove diagnosi di tumore, di cui 195.000 fra gli uomini e 182.000 fra le donne. Dalla statistica sono esclusi i tumori della cute non melanomi. Lo affermano i dati relativi al 2021 derivanti dalla collaborazione tra AIOM (Associazione italiana di oncologia medica),  AIRTUM (Associazione italiana registri tumori).

Altri 1450 lavoratori sono assassinati per infortuni sul lavoro e in itinere, decine di migliaia per malattie professionali, più di 6 mila quelli per amianto solo in Italia, 15 mila in Europa, più di 100mila i morti d’amianto nel mondo, senza contare tutti gli altri morti per il profitto (ponti che crollano, case che crollano in zone sismiche perchè non si rispettano le misure di sicurezza, inondazioni per mancate manutenzioni ecc) .

Come mai di tutto questo non si parla? Perché i governi e i padroni, il potere, parlano solo dei morti per corona virus e nascondendo i dati dello sfruttamento capitalista degli esseri umani, della natura e la distruzione dell’ambiente?  Forse perché l’epidemia da coronavirus SARS2-CoV2, dopo anni di privatizzazione d’interi comparti della sanità pubblica mette in movimento tutta una serie di misure economiche e di controllo e divisione sociale utile al capitale, di verifica del panico collettivo e i morti del lavoro, di malattie professionali e d’inquinamento no? Intanto i prezzi continuano ad aumentare, le condizioni di vita e di lavoro dei proletari, dei lavoratori peggiorano continuamente, mentre i profitti crescono in modo esponenziale.

Questi sono dubbi legittimi che qualunque persona dotata di buon senso dovrebbe porsi.

Inoltre dai dati del 2019 risulta che l’Italia è il primo Paese europeo per morti premature da biossido di azoto (NO2) con 14.600 decessi l’anno. Lo rivelano i dati raccolti e analizzati dall’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea) sulla qualità dell’aria, in base alle rilevazioni delle centraline anti smog, che mettono l’Italia al primo posto anche per le morti da ozono (O3) – 3mila l’anno – e al secondo posto per quelle da particolato fine (PM2,5), 58.600, dietro alla sola Germania.

Così 2 milioni d’italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti europei per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente.

La salute individuale e collettiva è un bene prezioso da difendere ma non sono certo i governi e i padroni che ci sfruttano a interessarsi della nostra salute, e quando lo fanno è solo perché sono costretti dalle lotte dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nella società.

La realtà di ogni giorno, corona virus o no, è che mentre aumenta la ricchezza nelle mani di una minoranza di sfruttatori, per i proletari aumentano la miseria, lo sfruttamento, la disuguaglianza, la povertà, le malattie, gli operai senza lavoro, disoccupazione, morti sul lavoro, malattie professionali, inquinamento, fame, malattie, morte.

Oggi con Green pass e super Green pass  fra vaccinati e non si attua di fatto una divisione sociale, una nuova forma di Apartheid (letteralmente “separazione”) in un sistema economico-politico-sociale che fa più vittime fra gli operai, i lavoratori e i poveri, di qualsiasi virus, epidemia, pandemia o calamità naturale. 

Il virus più pericoloso è il capitalismo che per il profitto uccide gli esseri umani e la natura.

IL CAPITALISMO CONTINUA A UCCIDERE I LAVORATORI

Quattordici anni fa morivano 7 operai alla ThyssenKrupp di Torino: 4 bruciati vivi, altri 3 dopo giorni di terribile agonia. Nella fabbrica in smobilitazione della multinazionale tedesca il padrone, con la complicità dei sindacati confederali, aveva imposto turni di lavoro di 12 ore. Alcuni degli operai uccisi lavoravano con più di 4 ore di straordinario alle spalle. Così ThyssenKrupp incrementava i propri profitti risparmiando sulla manutenzione e sulla sicurezza.

L’«incidente» alla ThyssenKrupp colpì fortemente l’opinione pubblica per come avvenne: operai bruciati vivi come fossimo nell’800, nascondendo che questa, invece, è la “modernità” del capitalismo.

Tanti allora piansero lacrime di coccodrillo. I padroni, definendo questa ennesima strage un “fatale incidente”; i politici borghesi (di centro-destra e di centro-sinistra) parlando di “piaga inaccettabile”; i sindacati confederali, che accettano come legittimo il profitto siglando in ogni accordo il peggioramento delle condizioni di lavoro. Tutti, così, rendendosi parte integrante e complici di quel sistema di sfruttamento dei lavoratori che si chiama capitalismo.

Da allora le morti operaie sono continuate e continuano da un capo all’altro della penisola. Secondo le stime ufficiali sono 4 al giorno, 1.500 all’anno. In realtà, se ai dati Inail si aggiungono gli incidenti dei 3 milioni 500mila lavoratori, italiani e stranieri, che lavorano in nero e le morti diluite nel tempo causate dalle malattie professionali, non è azzardato sostenere che il numero dei morti sul lavoro e di lavoro è superiore ai 10 al giorno. A queste cifre vanno aggiunte le 6000 morti all’anno per amianto (16 al giorno, 2 ogni ora) e altre migliaia per malattie professionali.

Per gli operai e i lavoratori – divisi, disorganizzati, senza nessuna rappresentanza politica e sindacale – portare a casa un salario nella guerra quotidiana fra capitale e lavoro è sempre più rischioso.

I morti sul lavoro non sono mai una fatalità: sono il costo pagato dagli operai alla realizzazione del profitto.

I morti sul lavoro sono parte della brutalità e della violenza del sistema capitalista. Protetti da leggi che tutelano la proprietà privata dei mezzi di produzione, lo sfruttamento e il profitto, i capitalisti hanno impunità e licenza di uccidere.

Quindi non si tratta di “destino”. Sono l’aumento dello sfruttamento e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro la causa principale degli infortuni e dei morti sul lavoro e di lavoro.

GLI OPERAI NEL SISTEMA CAPITALISTA NON SONO ALTRO CHE FORZA-LAVORO: CARNE DA MACELLO.

Noi continuiamo a lottare contro tutte le morti “innaturali”, anche se siamo coscienti che solo abolendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la classe operaia può liberarsi.

Nell’anniversario della strage alla ThyssenKrupp vogliamo ricordare tutte le vittime di una guerra di classe non dichiarata che compie stragi di lavoratori ogni giorno.

A perenne ricordo degli operai della ThyssenKrupp e di tutte le vittime dello sfruttamento capitalista, ora e sempre resistenza!

Qui il video completo diviso in due (prima e seconda parte con gli interventi del pubblico e le conclusioni) dell’assemblea di sabato 27 novembre al Centro di Iniziatva Proletaria “G. Tagarelli” a Sesto San Giovanni contro i morti sul lavoro e malattie professionali:

https://youtu.be/3ok1IS5UEPA

https://youtu.be/lV29JHYGTrQ

Ci sono voluti 12 anni e mezzo per arrivare a sentenze di condanna per la strage di Mineo (Catania), in cui persero la vita sei persone.

di Lorenza Pleuteri

In queste settimane si parla molto di infortuni e di morti sul lavoro, uno stillicidio quotidiano. Ma quando i riflettori si spengono, quando i nomi e i volti delle vittime scompaiono da telegiornali e quotidiani, che cosa succede? Come procedono inchieste e accertamenti? Viene fatta giustizia? Arriva prima la prescizione?

I familiari dei sei operai morti nella strage di Mineo (Catania), una delle più gravi degli ultimi decenni, hanno dovuto aspettare quasi 12 anni e mezzo per veder terminare l’iter processuale penale, suggellato dal verdetto bis della Cassazione. L’ultima sentenza è stata emessa dalla suprema corte il 20 novembre 2020 e depositata il 13 ottobre 2021. Per ottenere i risarcimenti pieni, in sede civile, la strada da percorrere è ancora lunga e irta di ostacoli.

Strage di Mineo: l’intervento al depuratore e l’incidente mortale

L’11 giugno 2008 due squadre di lavoratori, due addetti della ditta privata “Carfì servizi ecologici” di Ragusa, e quattro dipendenti pubblici, morirono nell’impianto comunale per la gestione e la depurazione dei reflui urbani di Mineo, in provincia di Catania (*). Non erano stati formati per le attività da svolgere quel giorno. Non avevano maschere né autorespiratori e non indossavano imbracature collegate a cavi, per consentire il recupero in caso di malori. Mancava la segnaletica sulle precauzioni da prendere.

[…] Dopo quasi 12 anni e mezzo di attesa, più circa 11 mesi per il deposito della sentenza finale, sono arrivate le condanne definitive per l’assessore al Servizio idrico integrato, Giuseppe Salvatore Mirata (tre anni di reclusione), per i dirigenti comunali Marcello Zampino (due anni) e Antonio Catalano (due anni), per il titolare dell’azienda privata Salvatore Carfì (tre anni e tre mesi) e per il suo capocantiere, Salvatore La Cognata (tre anni e tre mesi).

CONTINUA QUI: /www.osservatoriodiritti.it/2021/11/04/strage-di-mineo-condanna/Strage di Mineo

(*) morirono Salvatore Tumino, Giuseppe Smecca, Giuseppe Zaccaria, Giovanni Natale Sofia, Giuseppe Palermo e Salvatore Pulici

 

Redazione
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