Om-om: c’è un prete…

nella piccola Imola   

care e cari ecco un mini-dossier su un fattarello imolese di (ordinaria?) omofobia. Ma di tanti fattarelli si compone il grande puzzle. Ecco nell’ordine: il commento di Roberto Vuilleumier alla om-om (omelia omofoba); la notizia apparsa su «Il resto del Carlino»; il testo del volantino con il quale il centro sociale Brigata 36 annuncia la distribuzione simbolica di un farmaco-placebo; un mio piccolissimo inquadramento. (db)  

Un parroco fuori tempo?

di Roberto Vuilleumier (*)

Grazie al fenomeno della secolarizzazione – quindi grazie all’istruzione e alla diminuzione della diffusa ignoranza che allontana finalmente l’uomo dal comportamento sacrale e al dogmatismo senza senso – il potere politico della Chiesa pur se lentamente, diminuisce inesorabilmente. Fuori tempo più che fuori luogo sono quindi le dichiarazioni del “parroco ignorante del Piratello” che avrebbe fatto quasi meglio – visti i 30 anni ormai passati dalla presa di posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (non dell’Onu!) che ha tolto l’omosessualità dall’elenco dei disturbi comportamentali – a citare semmai i periodi in cui il cristianesimo bruciava vivi i cosiddetti sodomiti.

Come il razzismo, l’omofobia si può manifestare con atteggiamenti negativi, insultanti e discriminatori che possono arrivare alla violenza o incitarla, magari subdolamente. Il nostro Paese a riguardo è rimasto indietro non per dimenticanza, ma proprio per via della forza politica della Chiesa e pur introducendo con la legge Mancino «Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa» si è “dimenticata”, per così dire, delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Una legge anti-omofobia servirebbe a questo Paese, per “curare” invece i gravi comportamenti discriminatori anche degli esponenti della Chiesa, che non si limitano a raccontare “storie” fantastiche ma che tentano di farle passare per vere a ogni costo, “pur calpestando la dignità umana”. La vera vergogna, al di là delle fantasie di questi parroci, sta negli insegnamenti omofobici ai bambini che avvengono durante l’ora di religione e durante il catechismo anche da loro preposti «appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, poiché la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”» e sono dunque contrari «alla legge naturale» (benché l’omosessualità sia riscontrabile in natura anche in centinaia di specie animali diverse). Mentre come al solito – chissà perché – la politica latita.  

(*) Roberto Vuilleumier è delegato Uaar – Unione degli atei e degli agnostici razionalisti – per Imola e Castel San Pietro.

http://www.ilrestodelcarlino.it/imola/cronaca/2013/12/31/1003486-omosessuali_malati_dice.shtml

2013-12-31 di ENRICO AGNESSI
«L’OMOSESSUALITÀ come una malattia? Non lo dico io, l’ha sostenuto l’Onu per diversi anni». Parola di padre Luigi Ceresoli, parroco della chiesa del Piratello, che durante la sua omelia di domenica scorsa, giornata dedicata alla festa della famiglia, ha tenuto a ricordare ai suoi fedeli la posizione (vecchia di oltre 20 anni) della Organizzazione mondiale della sanità, che fino al 1990 ha incluso l’omosessualità nella lista delle patologie mentali.
«HO FATTO una sintesi di cose dette da altri», assicura il religioso, che però con le sue affermazioni ha urtato la sensibilità di molti, compresa quella di alcuni suoi parrocchiani. Uno di questi, in particolare, ha scritto una mail al Carlino nella quale si dice «davvero indignato» per un’omelia «tutta orientata ad offendere e prendere distanza dall’omosessualità».
Per questo, aggiunge, «non mi sembra vero che nel 2014 ci siano ancora persone che dovrebbero essere i nostri pastori, le nostre guide, che con un così forte astio si comporti in questo modo, senza tralasciare che ci poteva anche essere un gay ad ascoltare la parola del nostro Signore».
NEL SUO discorso, infatti, padre Ceresoli pare si sia rivolto ai gay con parole come «‘questi’, ‘tenebrosi’ o cattiverie simili, ricordando anche il Vecchio Testamento che puniva gli uomini che andavano con altri uomini con la lapidazione».
Tutto vero e tutto allo stesso tempo legittimo, almeno secondo l’interpretazione del religioso: «Nella Bibbia — dice — la parola di Dio distingue tra figli della luce e figli delle tenebre. Ma in quest’ultima categoria non ci sono solo i gay».
CONFERMATO anche il passaggio sul Vecchio Testamento: «Se considero l’omosessualità un reato? Non condanno nessuno — spiega padre Ceresoli —, però può esserci una valutazione degli atteggiamenti che possono essere un male. Ma un aiuto va dato a tutti, e in particolare ai fratelli in difficoltà. Hanno bisogno della nostra preghiera». Insomma, «deve esserci il rispetto massimo della persona — prosegue —. Dare amore al peccatore e odio al peccato. Siamo tutti figli di Dio e tutti possiamo sbagliare».
MA SUL motivo per il quale il parroco abbia dedicato così tanto spazio agli omosessuali nella sua omelia del giorno della festa della famiglia, resta un mistero. «Quelle composte da omosessuali non sono famiglie — conclude comunque padre Ceresoli —. Sappiamo che le famiglie sono quelle composte da un uomo e una donna. Ci sono il papà e la mamma e, se non hanno figli, lo sposo e la sposa».

NO ALL’OMOFOBIA!
Volantino del csa Brigata 36 (sarà distribuito domani, 5 gennaio, alle 10 fuori dalla chiesa)

Siamo venuti/e a conoscenza che nella messa di domenica 29 dicembre 2013, 
nella chiesa del Piratello a Imola, padre Luigi Ceresoli ha tenuto un'omelia 
discriminatoria verso gli omosessuali, dipingendoli come malati di mente. Tale 
fatto è inaccettabile e per questo siamo qui presenti per esprimere il nostro 
dissenso.
Considerare l’omosessualità una malattia mentale e continuare a negare i 
diritti civili delle coppie non eterosessuali sono assurdità, e il vero 
problema è chi dimostra un’ignoranza spiazzante propagandando idee bigotte e 
omofobe.
Considerare omosessuali, lesbiche, bisessuali e trans persone malate da 
curare, non riconoscendo al tempo stesso la possibilità di esistere a famiglie 
che non siano composte esclusivamente da un uomo e una donna, è un messaggio 
tanto folle quanto potrebbe essere il considerare anche l’omofobia una malattia 
curabile con medicinali: per sottolineare questa insensatezza stiamo 
distribuendo simbolicamente un farmaco chiamato “Anticoncettomofobia”, che non 
ha effetti collaterali e, confidando nell’effetto placebo, permette una visione 
dell’umanità priva di concetti omofobi e retrogradi.
Ci chiediamo infine se la posizione di padre Ceresoli sia condivisa anche 
dagli altri esponenti della Curia imolese, non essendo - a quanto ci risulta - 
pervenuta nessuna presa di distanza. 

QUALCHE CONSIDERAZIONE
di d. b. (casualmente a Imola ma cittadino del mondo)

1 – C’è un contesto storico. Fra pochi giorni (e su codesto blog verrà ricordato) molte persone manifesteranno nel nome di Alfredo Ormando che, il 13 gennaio 1998, si immolò con la benzina in piazza San Pietro per protestare contro l’omofobia nella Chiesa di Roma.


2 – C’è un contesto globale. Davvero papa Francesco vuol portare novità nella Chiesa cattolica? E’ presto per dire se alle parole seguiranno i fatti ma in molti segnalano (vedi l’agenzia Adista e Luca Kocci su «il manifesto» del 29 dicembre 2013) che il questionario sulla famiglia, voluto dal Vaticano, si è arenato fors’anche per un boicottaggio organizzato dall’ala più reazionaria delle gerarchie. Di certo il papa precedente ha alimentato l’omofobia nella Chiesa con dichiarazioni quasi quotidiane mentre le gerarchie fingevano di confondere pedofilia e omosessualità anche creare una cortina fumogena dietro la quale nascondere i molti e gravissimi crimini sessuali all’interno di seminari e parrocchie che in alcuni casi hanno avuto complicità esplicita in una parte del Vaticano.


3 – C’è infine un contesto locale. Sarebbe doveroso che la politica imolese prendesse posizione contro le offensive dichiarazioni di padre (buffo chiamare padre chi fa voto di castità) Ceresoli ma certo non accadrà in una città dove sempre più forte è l’abbraccio di Comunione e Liberazione con il Pd per garantire voti, affari e ipocrisie etiche.


Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Grazie per questo post. L’episodio accaduto è grave, indubbiamente, e per il suo carattere “pubblico” (benché rivolto ad un pubblico selezionato) ha giustamente suscitato le reazioni riportate qui e nella “seconda puntata”.
    In quanto gay credente, da oltre un quarto di secolo sono coinvolto in prima persona nelle vicende che contrappongono il cattolicesimo al progresso della dignità e dei diritti delle persone omosessuali e trans. Posso testimoniare che questa contrapposizione si alimenta solamente di prese di posizione “guelfi contro ghibellini”, come dimostrato dalla partecipazione di partiti alla manifestazione di ieri 5 gennaio, ma è poco sostenuta da questioni di sostanza.
    Sul piano politico, propenderei per l’argomentazione di Roberto Vuilleumier, così come espressa nella risposta al dott. Cerbai.
    Tuttavia, sono del tutto persuaso che non arriveremo ad una soluzione del problema armando le controparti. In realtà sarebbe meglio procedere in direzione proprio opposta: disarmare questa sciocca contrapposizione. All’interno della chiesa cattolica lo si sta facendo, ed oggi abbiamo per fortuna un papa che incomincia a premere in questo senso.
    Io ho provato anche (ma non sono il solo) a convincere chi nel movimento LGBTQI insegue questo stile di guerriglia: è assai meglio sminuire questi episodi ed affermare positivamente la propria realtà, rinunciare al contrattacco e vivere con assertività.

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