Omonimie: Bonaiuti (Ernesto e Paolo)

Ironia dei (cog)-nomi.

Ecco un  Bonaiuti che è portavoce di Silvio Berlusconi nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in vari governi. Saldamente al potere.

Ecco un altro Bonaiuti che invece fu privato della cattedra universitaria dal regime fascista  per essersi rifiutato (con pochissimi altri docenti: 11 ho trovato in alcuni libri, 10 dicono altri testi) di giurare fedeltà al fascio. Ma fu anche sempre osteggiato dal Vaticano, scomunicato e ridotto allo stato laicale. Coraggiosamente fuori da ogni potere.

Il primo dei due Bonaiuti è Paolo. Portavoce di Sb e tanto basta. Un dato di fatto, un verdetto e insieme una barzelletta.

Il secondo – dimenticato dall’Italia, promossa in latina ma bocciata in storia – invece si chiamava Ernesto. Era nato a Roma il 25 giugno 1881 e solo per un anno (neppure… morì il 20 aprile 1946) visse in un’Italia liberata dai boia fascisti e Savoia. Sacerdote (dal 1903) eppure le due riviste che animò vennero poste all’Indice cioè inserite fra i testi da non leggere. Il 25 gennaio 1925 viene scomunicato per aver preso le difese del “Movimento modernista”. Nel ’29, grazie al Concordato fra Stato e Chiesa, perde la cattedra ma conserva alcune piccole colaborazioni con l’università; poi nel 1931 viene definitivamente estromesso da ogni ateneo perchè rifiuta di prestare “giuramento di fedeltà al fascismo”. Sotto-sotto una delle sue colpe – anche in ambito cattolico – era il “sanguemisto” visto che il padre era un sospetto ebreo, mezzo giudeo, un quarto di ebreo o forse … bastano 10 gocce a fare un giudeo.

Quei pochi mesi che Ernesto visse in una nuova Italia certo gli riaprirono il cuore eppure ebbe già modo di constatare che quella libertà era zoppa perché – unico fra i docenti radiati e finalmente riammessi all’insegnamento – venne escluso dall’università (statale) sulla base di un’applicazione del Concordato che prevedeva il divieto, per un sacerdote che era scomunicato, di occupare una cattedra …. anche in una università dello Stato. E ben pochi si indignarono.

Mentre si aspetta che qualche editore rilanci un’edizione critica dei suoi scritti è sintomatico (purtroppo) che così poco nel dopoguerra ci sia occupati di lui, persinio tra i cattolici progressisti, anche a livello di ricerche storiche. In pratica a scrivere su di lui è stato solo Giordano Bruno Guerri con la biografia (Mondadori ma poi ristampata da Utet) intitolata “Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la Chiesa”.

Ovviamente ogni Paese ha il Bonaiuti che merita. L’Italia di oggi ha Paolo al potere. Quella che forse nascerà domani forse potrebbe giovarsi di riscoprire i libri a soprattutto il coraggio di Ernesto.

Redazione
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