Ops, mi è scappato un Marte-dì
«Il nuovo William Gibson» viene definito Cory Doctorow; dopo aver letto «Homeland» mi dichiaro in totale disaccordo. E’ moooooooooooolto meglio di Gibson.
La non recensione inizia così. Vado in libreria (luogo pieno di tentazioni per un “povero” pensionato) e ohibò vedo tutti questi pugni chiusi…
Doctorow? Quello degli ottimi «Ragtime» e «Daniel»? No, questo è Cory e quell’altro si chiama (anzi si chiamava: è morto a luglio) Edgar Lawrence. E poi ‘sto Cory è canadese non statunitense. Non sbircio la trama – detesto che mi si “anticipi” troppo – però vedo nel risvolto di copertina che Cory è stato definito «il nuovo William Gibson» che a me poi neanche piace. Dunque siamo dalle parti della fantascienza o del cyberpunk? Chissà… Lo prendo. Per i pugni chiusi. E perché Cory Doctorow mi è diventato subito simpatico non appena ho visto (nella nota biografica) che lui e sua moglie Alice hanno chiamato la figlia Poesy Emmeline Fibonacci Nautilus, 4 nomi uno più bello dell’altro.
Beh un minimo di fantascienza c’è (o sembra?) e si cita pure “nonno” Clarke. C’è anche scienza e si cita zio Sagan. Tanta tecnologia. E attivismo politico. E tristi (purtroppo) verità… Dunque a DOMANI che oggi non è il giorno giusto.
Comunque vi anticipo che è un romanzo bellissimo e strippante; in qualche modo anche un manifesto “politico”.