Ora si tratta di non morire renziani

Di Mauro Antonio Miglieruolo

 18dicwwoodyallenimagesWoody Allen in uno dei suoi primi film faceva dire al protagonista, interpretato da se stesso, che la morale dei politici era al disotto di quella dei molestatori di bambini. Troppa grazia Sant’Antonio! Bassa o bassisima che sia, si tratterebbe comunque di una morale. Ma, almeno in Italia, nei politici un qualche livello pur esile di morale sembra impossibile individuare. Approdati a un certo livello di bassezza, si scopre ben presto che ancora più in basso hanno la capacità di collocarsi. Segno questo di un cinismo e di un opportunismo che fa agio su qualsiasi pur minimo principio etico.

Trattative con la Mafia, livelli elevatissimi di corruzione, maleodoranti inciuci, ribaltoni, grossolane o raffinate menzogne, ruberie varie, anche le più meschine (sono tali da mettere a nostro carico persino le spese per le mutande), arroganza, faccia tosta e, naturalmente, pretese di impunità. Con il corollario di forsennati attacchi a chiunque si opponga a questa deriva da trivio. Il peggiore di tutti naturalmente è il loro capo, da tutti servito e riverito, anche se non tutti ammettono di farlo. Essendo costui quel che è, Signore della Menzogna, tale da non sapere neppure lui quando mente e quando fa sul serio, nonché quel che sono i suoi servi, si comprende perché il parlamento non abbia trovato modo di varare una legge sul conflitto di interessi, o demolire le innumerevoli leggi ad personam che il Capo dei Capi si è fatto votare per tutelarsi. Se cane non mangia cane, quando mai il servo mangia il padrone? Tutti nella stessa barca, sì, ma si tratta del panfilo del padrone. Il loro padrone. Al quale sono fedeli finché conviene, fedeli in modo fanatico, ma pronti a scaricarlo al primo serio infortunio.

Ma si tratta davvero di un saluto vecchia maniera e non invece una minaccia di marca marchionniana ai lavoratori?

Ma si tratta davvero di un saluto vecchia maniera e non invece una minaccia di marca marchionniana ai lavoratori?

Non basta. Il parlamento sembra sia il luogo più malfamato del paese, l’edificio dove c’è la più alta concentrazione di indagati, rimandati a giudizio e condannati. Non solo. Sembra che lì, proprio lì, vi si consumino un numero incredibile di crimini. Mai sazi di rubare al popolo – in conto proprio e quello altrui –  a tempo perso si derubano anche tra loro.

Povera Franca Rame che a quel luogo il destino aveva condannato! Mille volte deve essersi chiesta sgomenta: ma dove sono capitata? Che male ho fatto per finire in questa bolgia di ipocriti e irresponsabili? Alla poverina, che si è subito rimboccato (velleitariamente) le maniche per cercare di guadagnarsi il lauto compenso che riceveva (per altro finito tutto in beneficenza); che velleitariamente ha tentato di stimolare questo o quello al compimento di un preciso dovere; mai è riuscito a combinare qualcosa. Non ha avuto altra via d’uscita che dare le dimissioni onde cercare in altri lidi, in zone più salubri di che respirare una qualche boccata d’aria pulita.

Questi “rappresentanti del popolo” di cui parlo, che in realtà rappresentano solo il segretario del loro partito, sono proprio senza vergogna (già, sono degli amorali… o dovrei dire degli immorali?). È appena arrivato loro tra capo e collo una sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce l’illegittimità delle procedure che hanno portato alla loro elezione e la reazione immediata, presidente della Repubblica in testa, è stata non di dimettersi in massa, come avrebbero dovuto, ma di argomentare sul possibile prolungamento della vita dell’attuale governo, varato contro la volontà manifesta degli elettori, al 2015 e oltre. Una mazzata del genere e loro non pensano a altro che incollare i loro posteriori alle poltrone! Chi a quelle del governo, chi agli scranni in parlamento.

Della serie, come eravamo. Illusi.

Della serie, come eravamo. Illusi.

Ora, passi il passato, siamo stati messi in croce da governi che senza la legge elettorale definita da loro stesi “porcata” (non sarebbe meglio definirla “truffa”?) in alcun modo si sarebbero potuto formare. Abbiamo subito sciagurate scelte presidenziali tese a favorire la formazione di governi lacrime e sangue , scelte che In presenza di elezioni con la proporzionale oppure anche solo con un maggioritario meno iniquo, Napolitano mai avrebbe potuto imporre. Abbiamo assistito ai continui salvataggi delle forze economiche, le banche, all’origine della crisi attuale e responsabili della irresponsabile e sgangherata sua gestione. Speravamo allora che, almeno, di fronte a una tale aperta sconfessione avrebbero effettuato il passo indietro di cui loro sempre parlano senza che nessuno si azzardi a darlo.

Speravamo… Sbagliando.

Anche io che sto qui a lamentarmene. Io parte del popolo bue, paziente e bastonato e che sotto l’inclemenza del bastone continua a stare e sperare. In attesa di che cosa non si sa.  Che si ravvedino? Più facile che un vecchio mafioso rinunci al suo ruolo di capobastone che un politico al potere. Più facile persino che un pedofilo rinunci ai suoi inconfessabili vizi.

Eppure, lo stesso, noi continuiamo a sperare. Nei tanti nomi e “galantuomini” che la sinistra ci propone in continuazione; prestigiatori da fiera paesana che fanno sparire i nostri diritti sotto la copertura della parola d’ordine “basta privilegi” o “basta sprechi” (già, per loro, ciò che sempre più parcamente riempie il piatto della povera gente non è che spreco!).

Buon ultimo di questa infinita serie il “meno peggio di tutti”, il “nuovo che avanza” Renzi. Il giovane Renzi, nostra ultima speranza, nostra ultima spiaggia.

Dovremmo però, giunto a questo punto, ricordarci del detto popolare “chi di speranze vive, disperato muore”. Potrebbe insegnarci qualcosa. Che se non stiamo attenti, ci toccherà il destino che abbiamo auspicato di evitare: di non morire democristiani; e che però rischia di tradursi nella condanna a morire Renziani.

Che poi sarebbe quasi la stessa cosa.

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