Osceno è il Muos, non il culo di Pippo

Le nuove maschere della repressione: prime notizie e riflessioni

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«Oscena non è la foto di una donna nuda che mostra il pelo del pube, bensì quella di un generale vestito di tutto punto che sfoggia le medaglie della campagna del Vietnam; osceno non è il rituale degli hippies, ma l’alto dignitario della chiesa il quale dichiara che la guerra è necessaria per mantenere la pace». Così Herbert Marcuse in «Saggio sulla liberazione» del 1969.

 

Ecco un articolo uscito su «MeridioNews» del 18 ottobre; a seguire due considerazioni su culi e guerre

Atto contro decenza: multa da 3 mila euro

«Non pagherò, il mio fondoschiena vale molto di più»

L’ennesima denuncia al movimento antimilitarista potrebbe diventare la più curiosa. A un attivista ragusano viene contestato di aver commesso «atti contrari alla pubblica decenza». Per aver mostrato a un agente della polizia scientifica, che stava riprendendo una passeggiata di attivisti, «il proprio sedere nudo».

Al momento è la denuncia più spudorata per il movimento No Muos. Questa mattina a un attivista ragusano, le cui iniziali sono G. G., è stato notificato un verbale di accertamento e contestazione di illecito amministrativo da parte del commissariato di Niscemi. E fin qui nulla di strano, visto che la repressione per gli attivisti siciliani continua a mietere vittime sin dal 2013, quando sono cominciate ad arrivare le prime denunce per coloro che si battono contro il sistema di telecomunicazioni militari di proprietà della marina militare Usa. Sempre da Ragusa proviene un altro attivista che a luglio era stato multato per il possesso in auto di alcuni cd masterizzati. (*)

I nuovi fatti contestati all’attivista ragusano si riferiscono questa volta a una passeggiata in contrada Ulmo, a Niscemi, avvenuta in data 21 agosto. In quell’occasione, così si legge nel verbale, l’uomo avrebbe violato l’articolo 726 del codice penale. Cioè avrebbe commesso atti contrari alla pubblica decenza. E cosa avrebbe combinato lo sfrontato militante? Dal verbale si apprende che «il trasgressore, rivolgendosi a un operatore della Polizia Scientifica che stava effettuando il proprio servizio, pronunciava la frase “arripigghia chistu” (ovvero “riprendi questo”) e, contestualmente, gli voltava le spalle e si abbassava i pantaloni, mostrandogli il proprio sedere nudo. Il predetto ripeteva l’azione due volte. Il tutto in presenza di diverse persone che si accingevano a effettuare una manifestazione di protesta».

Proprio il reato contestato è stato recentemente depenalizzato dal decreto legislativo 15 gennaio 2016, che commina una sanzione amministrativa compresa tra cinquemila e diecimila euro. Alla domanda se abbia intenzione di pagare immediatamente, l’attivista spiega che «i verbalizzanti mi comunicano che se pago la sanzione entro 60 giorni essa si ridurrà a 3.333  euro, cioè un terzo della cifra massima prevista». Per poi aggiungere sarcasticamente che«non ho intenzione di pagare un bel nulla. Anche perché non credo che la parte nascosta di me valga così poco».

(*) Una vicenda particolarmente assurda: in “bottega” è stata raccontata così Sicilia: la repressione è un disco rotto

DUE CONSIDERAZIONI di db

Anni fa mi capitò una vicenda simile: anche io – a una manifestazione di protesta contro una delle tante guerre in cui l’Italia si sta impegnando, violando la sua legge suprema, cioè la Costituzione – mostrai il culo ai poliziotti. In tribunale spiegai che le mie chiappe erano forse “brutte” ma oscena è la guerra. E comunque se proprio dovevano condannarmi il minimo buon senso voleva che lo fossi per “offese” alle forze del cosiddetto “ordine” perché l’indecenza è usare le armi non mostrare le parti del corpo umano. Mi condannarono a una pena lieve ma finii poi in una delle tante amnistie… pensate per “lor signori” ma delle quali a volte beneficiano anche i poveracci.

Adesso qualcosa di simile capita a Pippo – è lui il G. G. cioè Giuseppe Gurrieri – che ha protestato chiappe al vento contro i poliziotti che filmavano e rifilmavano i presenti. «Nell’era delle tette e dei culi sbandierati ad ogni circostanza, vedi a cosa si attaccano?» mi ha scritto, ricordando la vicenda dei cd masterizzati puniti con 2.880 euro di multa, da poco confermata. «La lista continua con assurdità e rinvii a giudizio in massa (129 per l’ingresso nella base Usa del 9 agosto 2013 e lo spostamento delle reti della base che circondavano un pozzo d’acqua, il 25 aprile 2014); altri 50 denunciati verranno (verremo) processati il 26 gennaio per un pic-nic, con tanto di bambini e nonni, palloncini e panini, svoltosi dentro la base il 21 settembre del 2013. Altre decine di denunce notificate in queste settimane per episodi di resistenza e protesta della primavera del 2013». Pippo mi chiede se posso scriverne e lo faccio subito, dichiarandomi solidale per tutto quello che si farà. Spero che altre giornaliste/i escano dal letargo e raccontino questo clima assurdo; con ogni evidenza c’è una nuova strategia – bisognerà studiarla bene – a colpi di multe, domiciliari e “firme” per… la paura che in tribunale l’assurdità dei reati e l’inconsistenza delle prove porti ad assoluzioni. Una persecuzione amministrativa. E’ in piccolo, la stessa arroganza cantata dal Faber: «impiccheranno Geordie con una corda d’oro, è un privilegio raro. Rubò sei cervi nel parco del re». Muos è uno dei tanti parchi del re… o della regina.

 

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