Padre mostro che sei nei cieli

di Uddbp (*)

Mi fa piacere essere qui (a Cagliari) ad annunciare «un mese di mostri». Penso che mi abbiate invitato come studioso ma poi un dubbio mi ha preso e mi sono guardato allo specchio chiedendomi «invecchio così male?».

A ogni modo – “esperto di” oppure testimone per mostruoso decadimento – mi butto in argomento. Parto da Cicerone. Non me lo fate dire un latino («quia enim monstrant monstra dicuntur») ma la frase – ripresa dal «De divinazione» come i “secchioni” avranno subito riconosciuto – in italiano si traduce «poiché si mostrano sono detti mostri».

Si mostrano. E forse ci mostrano.

Monstrum vuol dire, in prima istanza, un prodigio e/o mandato dagli dei.

Se vi interessa un dettagliato inquadramento storico e poi uno zoom sul ‘900, vi consiglio «Mostri» (Castelvecchi, 1999) di Fabio Giovannini con il chiarificante sottotitolo «Protagonisti dell’immaginario del Novecento da Frankenstein a Godzilla, da Dracula ai cyborg».

Meraviglie dunque, enigmi.

Siamo dalle parti innanzitutto di creature in parte umana e in parte bestiale: sirene, minotauri, centauri, chimere, meduse, ciclopi, licantropi e simili. Ma anche lo Yeti, l’abominevole uomo delle nevi.

Poi… animali in bilico fra mistero e ipotetica cronaca nera: il mostro di Lochness a esempio.

La faccenda è già complessa ma si complica ancor più con la creatura che poi sarà ribattezzata (erroneamente) Frankenstein e con Dracula, quasi coetanei rispetto alla “nascita” in letteratura. Come ricorda Giovannini sono due “mostri” ben diversoi: seduttivo – sia pure in modo più perverso della media? – e potente, potenzialmente immortale il vampiro; sola e maltrattata la “creatura”.

Quando arriva la magia di poter riprodurre mostrare (per l’appunto) le immagini su schermo tutto si incasina ulteriormente.

Ma prima vediamo se – oltre la magia e l’arte – ci possono essere altri strumenti per esaminare da vicino i mostri. Di certo tre: una classificazione scientifica (o presunta tale) che di solito è indicata come teratologia; una interpretazione psicologica e/o psicoanalitica; una visione politico-sociale.

Ne accennerò in seguito. Ma ora qualche esempio (e quiz) filmico.

Il gigantesco King Kong dell’omonimo film non è, con ogni evidenza, un mostro qualunque: il grattacielo, la bella nelle manone del mostro, il cinema dentro il cinema… per approfondire rimando a «La grande scimmia» di Alberto Abruzzese, da poco ristampato (e qualcosa ne trovate anche su codesto blog).

Quiz per cinefili: come viene reclutata la protagonista del “film nel film” cioè l’attrice del primo «King Kong»? E’ una simbologia intrigante, forse inconscia… Se almeno 7 me lo chiederanno, ve lo dirò.

Ci sono due film più importanti – e soprattutto più anomali – rispetto alla produzione

popolare” media di Hollywood.

Entrambi parlano di “mostri” veri. Il primo è «Freaks» del 1932, film maledetto e censurato per decenni, di Tod Browning. Il secondo è «Elephant Man», del 1980, di David Lynch (qui in blog ne ha parlato da poco Fabrizio Melodia).

Riassumo «Freaks» anche perché – se in questo incontro ci resta il tempo (**) – ve ne darò poi una versione Trastevere, inizio anni ’70 del secolo scorso.

Un terzo film importante, italiano questa volta. Ha la parola «mostro» nel titolo: 30 secondi per indovinare.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Ve lo dico: è «Sbatti il mostro in prima pagina» di Marco Bellocchio. Importante perché ci introduce nei mostri sui (e dei cioè inventati dai) massmedia. Ne riparleremo.

Salutiamo il cinema e la sua (indegna?) figlia televisione per ricordare che un mostro (senza virgolette) filmico hollywoodiano si è evoluto in uno choccante (unico quanto a genialità) programma della tv italiana. Avete 10 secondi – anche troppi – per indovinare.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Il film è ovviamente il mediocre «Blob» e la figlia televisiva è l’omonima trasmissione di Raitre dove si vede un mostro (senza virgolette) davvero inquietante: il meccanismo che fagocita, mescola, confonde, digerisce, sputa, vampirizza, neutralizza, assorbe, estrapola (in particolare da presente, passato e futuro oltreché da vero, falso e verosimile) spezzoni di ciò che la tv mostra (con e senza virgolette) ogni giorno.

Ben prima di cinema e tv, c’è un’altra immagine ci interessa: un quadro che ci spiega da dove vengono i mostri. Avete 20 secondi per indovinare.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

E’ ovviamente il quadro di Goya: «El sueño de la razón produce monstruos». E’ inquietante anche il titolo perché in italiano sueño non si traduce obbligatoriamente sonno (come frettolosamente dicono molti) visto che significa anche sogno. E dunque cosa produce i mostri: il sonno, il sogno o entrambi?

Accenniamo al politico-sociale. Un geniale ebreo tedesco con la barba – fu un tempo troppo osannato dai discepoli più infedeli e ignoranti, oggi sottovalutato da tutti tranne che dai nemici – spiegava che la fabbrica produce mostri nel senso di esseri umani «deformati» dalla fatica, abbrutiti (cioè più mostruosi) «impoveriti» in tutti i sensi, anche intellettualmente. Non è il caso di scordarlo.

A fabbricare “mostri” sociali contribuiscono molti meccanismi educativi, affettivi, familiari, lavorativi, patriottici, religiosi, politici ed economici; ma se ne parlerà un’altra volta.

A voler scavare, esiste anche una lettura politica-femminista del mostruoso: per esempio Rosi Braidotti nell’interessantissimo libretto «Madri, mostri e macchine» (pubblicato dalla manifesto-libri nel 2005) che non m’azzardo a sintetizzare. Di sfuggita ricordo che – nell’immaginario a dominio maschile – son talmente forti e ben celate le connessioni donne/mostri che bisogna pensarci un attimo prima di capire che il soprannome di una donna seducente – «vamp» – deriva proprio dal mostruoso conte Dracula.

La lettura di Rosi Braidotti ci consente di passare alla lettura psicologica e/o psicoanalitica del “mostro”. Da una parte «Il dottor Jekill e Mr. Hyde» (vale notare che il romanzo era in anticipo su Freud), dall’altra un film hollywoodiano del 1956, il fantascientifico «Il pianeta proibito» che vi invito a cercare, visto che di recente è rispuntato fuori. Ed è proprio questo avvincente film (per certi versi di serie B e per altri pretenzioso, con rimandi addirittura a Shakespeare) che in modo semplice quanto chiaro ci ricorda il legame fra i mostri e il nostro inconscio. O se preferite dirla con le parole del filosofo Theodor Adorno: «La cosa più inquietante è scoprire quanto i mostri ci assomigliano». Inevitabilmente il riferimento di Adorno era anche ai mostri (con e/o senza virgolette?) che avevano scatenato la seconda guerra mondiale e utilizzato l’efficienza tecnologica per meglio programmare stermini. Ma lasciamo da parte questo importante discorso e torniamo per un attimo allo «sbattere il mostro in prima pagina» che è vanto, scoop ma anche infamia di tanti giornalisti e tante giornaliste.

Conoscete la storia del mostro di Roma, Girolimoni? Vi do 30 secondi per rimetterla a fuoco.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

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Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Tic-tac.

Visto che non la rammentate ve la riassumo io. (***)

Qualcosa di più forte sapete (o vi illudete?) sul «mostro di Firenze»: forse uno solo, più probabilmente un gruppo. Valerio Evangelisti tentò di immaginarne – anni fa su «il manifesto» – la “intimità” familiare; mi piacerebbe riproporvi quel suo racconto, magari lo cercherò.

Molto altro ci sarebbe da dire ma il tempo (noioso, rigido, tiranno-per-definizione) stringe e dunque vado brevemente sulla teratologia, ovvero la classificazione “scientifica” (oh sì, virgolette) delle mostruosità. Il già citato Giovannini accenna ad Ambroise Paré, importante medico del Cinquecento che scrisse «Des monstres et prodiges», ma si fa scappare una citazione decisamente ghiotta. Eccola.

«Le cause dei mostri sono molteplici. La prima è la gloria di Dio. La seconda, la sua ira. La terza, l’eccessiva abbondanza di seme, La quarta, la sua insufficienza. La quinta, l’immaginazione. La sesta, la matrice troppo stretta o troppo piccola. La settima, la posizione scomposta della madre che, mentre era gravida, è rimasta seduta troppo a lungo con le cosce incrociate o premute contro il ventre. L’ottava, qualche caduta o qualche colpo inferto al ventre della madre durante la gravidanza. La nona, malattie ereditarie o fortuite. La decima, la putrefazione o la corruzione del seme. L’undicesima, la commistione e la mescolanza del seme. La dodicesima, le malefiche pratiche dell’ostetrica. La tredicesima, i demoni o i diavoli».

E ora (****) un po’ di mostri della fantascienza.

(*) Uddbp sta per «Uno dei Daniele Barbieri possibili»; lo preciso per evitare confusione con il mio omonimo che vive fra le nuvole (cioè nei fumetti). Questo testo è la scaletta di «Padre mostro che sei nei cieli», una chiacchierata-narrazione nella quale mi sono cimentato (o cementato, se ha prevalso la noia) l’11 aprile a Cagliari per introdurre «Monster Train», una rassegna «mostruosa» che l’8 maggio e durerà un mese; quando il programma sarà definitivo ve ne darò dettagliata informazione proprio qui: restate sintonizzati.

(**) Questa versione “Trastevere” di «Freaks» per stavolta non la racconterò in blog anche perché costituisce una delle tre storie vere (o “vere” fra virgolette?) sulle quali ho costruito un laboratorio intitolato «Maschi e femmine in azione» e che… è a vostra disposizione se mi invitate.

(***) La trovate qui in blog, compresi alcuni riferimenti interessanti sull’oggi e sulla resistenza dell’immaginario a ogni “verità” accertata.

(****) Ovviamente questa parte la ometto visto che di mostri e dintorni si parla spesso in blog e di recente ho postato il dossier – a puntate – «Alieno è» 

(udDBp)

Redazione
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