Pakistan-Nestlè: bambini che muoiono

di Massimo Lambertini (*)

Leggendo ieri, dal sito di «Repubblica», questo bell’articolo di Paolo Russo – Danis Tanovic contro Big Pharma e Nestlé nel suo thriller etico «Tigers» – sono rimasto allibito.

E’ qui:

http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2015/03/06/news/danis_tanovic_contro_big_pharma_e_nestle_nel_suo_thriller_etico_tigers_-108911481/

Come Tanovic, credevo che certe pratiche aggressive di marketing del latte artificiale, nei Paesi poveri, fossero stati bandite dalle organizzazioni internazionali e abolite dalle stesse multinazionali, viste le proteste che avevano suscitato. Storie di trent’anni, fa raccontate da medici italiani incontrati in Tanzania. Il problema nasce in contesti di povertà e ignoranza, dove non c’è acqua pulita e le condizioni igieniche sono precarie. E il latte in polvere, mescolato a quell’acqua, spesso porta a infezioni, malnutrizione e diarrea fino al decesso.

nestlè-boycott

Ulteriori dettagli, sia sulla storia che sulle implicazioni mediche si trovano anche nell’ottimo «Guai a chi tocca il latte artificiale» di Adriano Cattaneo (che fa parte dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale) in

http://www.saluteinternazionale.info/2015/03/il-latte-artificiale/#more-10387

Particolare attenzione nel post di Cattaneo va prestata all’ultimo paragrafo (certi metodi sono applicati anche in Italia, pur se con esiti meno infausti) e si possono trovare inoltre interessanti note bibliografiche.

Anche lo scrittore John Le Carrè, ne «Il giardiniere tenace», ispirato a un caso di sperimentazione illegale, aveva denunciato lo strapotere e il cinismo delle multinazionali del farmaco in Africa. Dal libro era stato tratto il film «The constant gardener – La cospirazione» di Fernando Meirelles.

Con «Tigers» ci troviamo al cospetto di una storia vera e molto “scomoda”.

Basterà il successo ottenuto al Toronto Film Festival e in altri prestigiosi concorsi per trovare un distributore italiano?

Nestlè-libro

(*) Ho illustrato il post di Massimo Lambertini con alcune immagini che rimandano alla campagna di boicottaggio della Nestlè: «boicottaggio» e «Nestlè» sono due parole che sui grandi media non possono essere scritte o pronunciate insieme se non per deprecarne l’accoppiamento. Ciò nonostante anche in Italia la campagna ha avuto una sua forza (certamente di minore impatto rispetto a Paesi che hanno tradizioni e reti più esperte nell’organizzare boicottaggi) ed è il caso, mi pare, di rilanciarla. Per chi sull’argomento ignora tutto… ricordo due utili libretti: «Nestlè non ama i bebè» e «Io boicotto Nestlé».

Massimo Lambertini

3 commenti

  • oltre al Constant Gardener di Le Carrè vorrei ricordare il ben più inquietante THE BODY HUNTERS di
    Sonia Shah che racconta della sperimentazione del farmaco Trovan realmente avvenuta in Nigeria, nella città di Kano. Le Carrè stesso elogia l’autrice nella prefazione: “questo libro è un atto di coraggio”. Nel dicembre 2006 il Washington Post rivelò che all’epoca dei fatti una commissione di medici nigeriani aveva definito la sperimentazione Pfizer un trial illegale di un farmaco non registrato, un caso lampante di raggiro di persone ignoranti. Pfizer aveva violato le leggi internazionali, come la dichiarazione di Helsinki e quelle locali, non avendo ricevuto alcun consenso informato né dai familiari delle vittime né da parte del Governo Nigeriano…
    Un’ottima recensione del libro da parte di Marcia Angell la si può reperire qui
    Marcia Angell. The Body Hunters. The New York Review of Books oct 6 2005
    http://www.nybooks.com/articles/archives/2005/oct/06/the-body-hunters/

  • Io il boicottaggio alla Nestlè continuo pervicacemente a farlo e non intendo smettere

    • Daniele Barbieri

      Anche io continuo a boicottare Nestè…
      … però il problema non è solamente la giusta scelta personale (o “testimonianza” come dicono alcune/i) ma il risultato, l’efficacia dell’azione: e dunque l’organizzazione necessaria. Di questo bisognerebbe riparlare. E non solo rispetto alla Nestè. In generale mi sembra sensato “proclamare meno” e “organizzare meglio”. Non ce l’ho con nessuna/o, è solo un discorso di carattere strategico.

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