Paolo Bellini, «l’uomo nero e le stragi»

Saverio Ferrari sul libro di Giovanni Vignali (*)

L’UOMO NERO E LE STRAGI NEL LIBRO DI GIOVANNI VIGNALI

LA STORIA DEL “QUINTO UOMO” DELLA STRAGE DI BOLOGNA

Il 16 aprile si aprirà a Bologna un nuovo processo per la bomba del 2 agosto 1980 alla stazione, che vedrà come principale imputato Paolo Bellini, ex di Avanguardia nazionale, accusato di concorso in strage. Con lui, per aver ostacolato le indagini, verranno giudicati l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, amministratore di alcune palazzine in via Gradoli a Roma per conto del Sisde (il servizio segreto dipendente dal ministero dell’Interno) dove trovarono ospitalità due covi dei Nar.

A questa nuova tappa nel lunghissimo percorso giudiziario per la più grave e sanguinosa strage mai avvenuta nella storia della Repubblica, 85 morti e 200 feriti, si è giunti dopo la richiesta, nel maggio 2020, da parte della Procura generale del capoluogo emiliano di rinvio a giudizio, poi accolta il 15 febbraio scorso, dal gup Alberto Gamberini. Tra gli imputati compariva all’inizio anche l’ex capo del Sisde di Padova, Quintino Spella, nel frattempo deceduto.

La nuova inchiesta era stata originata da un dossier inoltrato alla magistratura nel luglio 2015 ed elaborato dall’Associazione dei familiari delle vittime, che aveva avviato un approfondito lavoro di ricerca, incrociando migliaia e migliaia di pagine di atti giudiziari, sempre analizzati separatamente e mai prima correlati fra loro, non solo relativi a Bologna, ma anche ai tanti processi per fatti di strage e terrorismo dal 1974 in avanti. Da qui, come primo risultato, il processo all’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato il 9 gennaio 2020 all’ergastolo dalla Corte d’assise di Bologna per concorso in strage con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già sentenziati in via definitiva, ed ora questo nuovo giudizio. Di estrema rilevanza, in questo ambito, l’individuazione da parte della Procura generale dei mandanti e dei finanziatori della strage, ovvero Licio Gelli, Umberto Ortolani, Umberto Federico D’Amato (per 20 anni al vertice dell’Ufficio affari riservati) e Mario Tedeschi (ex senatore missino e direttore de «Il Borghese»), tutti iscritti alla P2, non più perseguibili in quanto ormai defunti.

Ma chi è Paolo Bellini? A ricostruire la sua incredibile storia il libro di Giovanni Vignali L’uomo nero e le stragi. Dall’eccidio di Bologna alla trattativa con la mafia. Il mistero del neofascista Paolo Bellini (PaperFirst, pag. 256, 14 euro). Un testo indispensabile per comprendere un pezzo della storia di questo Paese, non solo la strage del 2 agosto. Attraverso la figura di Paolo Bellini si viene, infatti, precipitati dentro ai rapporti tra terrorismo nero, apparati statali, massoneria e criminalità comune. La strage di Bologna scaturì da questo intreccio. L’obiettivo era quello di ridisegnare nuovi equilibri politici, istituzionali e di potere. Bellini, il “quinto uomo” del commando terrorista alla stazione, arriverà a questo appuntamento dopo aver assassinato il militante di Lotta continua Alceste Campanile, il 12 giugno 1975, ed essersi reso latitante dal 1976 con vari reati a suo carico. Tornato in Italia dal Brasile sotto falsa identità, ha modo di frequentare nel 1978 il procuratore di Bologna Ugo Sisti, che sarà poi titolare delle indagini sulla strage. Dopo il 1980 proseguirà la sua carriera come killer della ‘ndrangheta compiendo almeno dieci delitti, per poi collaborare con i carabinieri, ed in questa veste divenire interlocutore della mafia siciliana, quella delle bombe del 1993 e degli attentati mortali a Falcone e Borsellino. Sembra un film ma è la realtà. «Il suo profilo», scrive Vignali, è quello di uomini «capaci di muoversi sulla più scivolosa delle frontiere, dove pezzi di Stato e anti-Stato talvolta si toccano, dialogano, fanno patti indicibili».

(*) recensione pubblicata anche sul quotidiano «il manifesto»

 

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