Papi da fantascienza

Fumata bianca o nera? Nel racconto di Robert Silverberg intitolato «Buone notizie dal Vaticano» si discute, aspettando che il Conclave elegga l’ennesimo successore di Pietro, di come la Chiesa si adatti ai nuovi tempi. Finalmente la proclamazione. E subito papa Sisto VII si solleva in cielo mentre un cardinale commenta: «Ogni epoca ha il papa che si merita: oggi è un robot, domani una balena o una montagna».

Fantascienza certo. Ma che ci parla del complesso rapporto fra la Chiesa di Roma (forse vale per tutte le religioni) e la modernità. Se, con Giovanni Paolo II, il Vaticano scelse un profilo innovativo, almeno nei media, e con Ratzinger finì su twitter, altre sorprese non sono da escludere. Nulla di nuovo, obietta qualcuno: se il cristianesimo (come potenza oltre che come idea) resiste da un paio di millenni è perché ha saputo – magari con grandi ritardi – adattarsi ai tempi.

Un po’ per gioco e un po’ per guardare il futuro senza i paraocchi del breve periodo esaminiamo cosa ha proposto la fantascienza sui papi venturi.

Un pontefice-computer c’è nel romanzo «L’ultima astronave per l’inferno» di John Boyd. Nel breve racconto «L’era psichedelica» Norman Spinrad appare certo che, nel suo costante camaleontismo, il Vaticano annunci – non senza qualche polemica interna – una permissiva «enciclica pontificia sulla marijuana».

Molto più complesso il romanzo di Clifford Simak, uscito nel 1981, «Il papa definitivo». Su un pianeta ai margini della Galassia uomini e robot lavorano a un progetto segretissimo chiamato Progetto Papa. Sono chiusi dentro il palazzo Vatican-17 che ospita robot cardinali e un immenso computer chiamato Papa. Come spiega il robot-cardinale Ecuyer: «incominciò mille anni fa con un gruppo di robot provenienti dalla Terra. Lì i robot non avevano fatto parte di nessuna religione… Per professare una fede, era necessario avere un’anima o l’equivalente. I robot non l’avevano: vennero qui e istituirono il loro Vaticano perché ne ammiravano l’organizzazione, la gerarchia, la lunga tradizione, i dogmi». La trama è assai complessa ma dominano due interrogativi. Se il cristianesimo, cinquemila anni dopo Gesù, sia ancora la strada migliore verso la verità. E se un super-computer sia il migliore dei papi possibili… o «un’eresia».

Nel 2003 il romanzo «Papa nero» (il riferimento è alla pelle) scandalizza la chiesa brasiliana e l’autore, il sacerdote Joao Machado Evangelo, perde il posto di insegnante nel seminario di Nova Friburgo. Mentre in Italia passa sotto silenzio, nel 2008, un papa malato e attaccato alla spina per 13 anni nel romanzo «Cronache dal futuro» (con il sottotitolo «Zeffirino II e il dramma della sua Chiesa») ambientato nel 2100 e scritto da Luigi Sandri, vaticanista di lungo corso.

Anche il famoso Morris West affrontò il tema di un papato-choc: il romanzo (del 1963) divenuto poi film con il lungo titolo «L’uomo venuto dal Kremlino- Nei panni di Pietro» immaginò un cardinale russo che, dopo 20 anni di prigionia, era eletto papa: nel primo discorso annunciava che il Vaticano avrebbe donato ai poveri tutti i suoi beni.

Nel lontano marzo 1978, Urania pubblicò un racconto di Herbie Brennan intitolato «Il dilemma di Benedetto XVI»: osservate bene (basta andare in rete) la copertina di Karel Thole e noterete una notevole rassomiglianza fra Ratzinger e quel papa immaginario. Nessuna profezia, solo una buffa coincidenza.

NOTARELLE TRA FANTASCIENZA E NON

Questo mio articolo è stato pubblicato – parola più, parola meno – il 12 febbraio sul quotidiano «L’unione sarda». Non per farmi pubblicità ma per “dovere” di informazione (mmmm) devo aggiungere che nel libro «Di futuri ce n’è tanti», scritto con Riccardo Mancini e pubblicato (nel novembre 2006) da Avverbi, uno dei percorsi si intitolava «Mappe per vecchi e nuovi dèi». Ovviamente anche molti racconti e romanzi sui rapporti fra computer e conoscenza hanno spesso un contenuto, più o meno esplicito, religioso; alla prima occasione se ne riparlerà anche qui in blog. Come ricordava qualche giorno fa un bel commento (di Bianca) sarebbe ben più “scandaloso” di un papa-robot … una donna sul seggio di Pietro. Intanto qualche simpaticone ben piazzato in Vaticano ha fatto sapere ai media (appollaiati come avvoltoi in attesa di frasi del genere) che non è ancora maturo il tempo per un papa nero o africano. Due osservazioni: nero e africano non sono sinonimi visto che, fra l’altro, degli 11 “papabili” africani 10 sono piuttosto scuri di pelle e uno (Antonius Naguib) è più bianchiccio di me o di Totti; bisogna poi considerare che, se le parole hanno un senso, non giudicando le qualità di 11 persone ma riferendosi a un colore (o a un continente) si entra dritti in un contesto di pregiudizio, qualcuna/o direbbe di razzismo.

Al riguardo vi segnalo di nuovo «PAPA NERO» che è anche qui:
http://alessandroghebreigziabiher.blogspot.it/2013/02/papa-nero-profezia-nostradamus-testo.html

Ovviamente aspetto che qualcuna/o colmi i miei buchi di memoria o di conoscenza e corregga i miei errori. (db)

 

Redazione
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