Papillon

ovvero: lettera di una Costituzione condannata a morte

di Giuliano Bugani (*)   

Cari genitori, cari figli, un’ultima lettera. Dal carcere, Da questo carcere, di Senato. Di Camera. Ardente. Mia carta, ardente. Carta che brucia. Mia lettera di carta, tra loro mani. Ardenti. Verrò fucilata, domani. All’alba del giorno. Niente è potuto cambiare. Io non potevo cambiare. Verrò fucilata, prima di ogni cosa. Che cosa, è servito? A cosa, sono servita? Vi chiedo di perdonarmi. Qui si chiude, vita mia. Ascolto parole. Ascolto silenzi. Dissensi. Non ho avuto processo. Per me, solo condanna, militare. Processo da nuovo Kadorna. Condanna esemplare. Camera allestita. Karro funebre nel cranio. Verrò fucilata. Mirate alla verità. Che non emerga inganno. Vostro potere. Camera investita, di potere. Mirate democratica morte. Eutanasia forzata. Ultima lettera, poi si muore. Nessuno ha combattuto. Per me, nessuno ha gridato. Cari genitori. Cari figli. E’ tardi. Cosa ne sarà di voi? E’ tardi. Non gridate ora. Io muoio. Forse sono morta da tempo. Domani verrò fucilata. Di ciò che resta. Il mio processo. Farsa. Domani. Io camminerò, verso plotoni, armati. Io camminerò, per quel che resta. Da calpestare. Loro merda. Carta su merda. Io, Papillon. Mirate a lealtà. Loro kolonia penale. Su questo crinale, di speranze. Su questo valico, senza futuro. Solo merda. Letamaio Senato. Letamaio Camera. Urinatoio Presidente. E’ tardi. Poi si muore. Non è guerra. Molto di più. Ma tardi su tardi, vi scrivo. Quando leggerete questa mia, sarò tra banchi di niente. Una scuola perduta. Banchi senza carta. Banchi di merda. Una letamaia di vita. Per quelli che verranno. Cattivi Presidi. Cattivi Presidenti. Per quanto ancora? Chissà, forse fino a Rivoluzione. Allora sì. Allora sì, che Papillon sa volare. Ma quanto passerà? Quanti, come me? Cari genitori, cari figli, Resistete. Verrò fucilata, domani, la notte. Hanno paura. Niente più all’alba del giorno. Che nessuno deve vedere. Alla luce di fari, spareranno. Nel petto. Volano, le falene. Cari genitori, cari figli, se le cose andranno male. Vi ho sempre amato. Devo andare. Devo essere fucilata. La vostra Papillon.

(30 maggio 2010)   

(*) Il 21 marzo è la «Giornata mondiale della poesia» istituita dall’Unesco. L’idea era di farvi trovare domani un blog molto particolare, cioè 24 poesie, una ogni ora. Dalla mia piccola lista amicale «my favorite things» (per l’occasione un po’ allargata) sono arrivate 28 poesie. Di ogni genere: alcune assai famose altre inedite o scritte per quest’occasione. Così abbiamo deciso di allargare un pochino il giorno canonico. Si parte perciò alle 20 di oggi e si termina alle 23 di domani. Buona lettura (db)

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