Pastorale americana

di Ignazio Sanna

Lo Svedese è un atleta idolo dei ragazzini in una cittadina americana del New Jersey negli anni Quaranta. È il protagonista 

di Pastorale americana (1997), uscito per Einaudi nella traduzione in italiano di Vincenzo Mantovani. Seymour Irving Levov, detto lo Svedese, ebreo come l’autore del libro Philip Roth, è un ebreo atipico, essendo un ragazzone biondo, alto, americano dalla testa ai piedi. Così ce lo descrive da giovane Nathan Zuckerman, alter ego dell’autore che compare anche in altre sue opere. Nathan, che da grande diventerà uno scrittore affermato, da bambino frequenta il suo coetaneo Jerry, fratello minore dello Svedese. Probabilmente è capitato un po’ a tutti da ragazzini di incrociare, in un modo o nell’altro, il ragazzo più in vista della scuola, al centro dell’attenzione delle ragazze, un piccolo mito di quartiere. Nathan ne è affascinato, come accade a tutti i bambini. Insomma, lo Svedese è l’eroe dei ragazzini di Newark.

Il romanzo è suddiviso in tre parti: “Paradiso ricordato”, “La caduta”, “Paradiso perduto”. La parabola è simile a quella del Satana di John Milton, descritta in quel Paradise Lost (1667) evocato anche nel titolo dell’ultima parte, che è una delle opere più importanti della letteratura inglese. Il Satana del romanzo di Roth si chiama Meredith, piccolo demone balbuziente che distrugge dall’interno la vita di Seymour e di sua moglie Dawn, in gioventù reginetta di bellezza del New Jersey.

Pastorale americana è un libro terribile. Scritto in maniera eccellente, è un bisturi affilato che penetra nella carne degli Stati Uniti, con sullo sfondo la guerra del Vietnam e in primo piano la Famiglia Americana, quella perfetta è bellissima che abbiamo imparato a conoscere anche in Italia almeno a partire dagli spot televisivi degli anni Sessanta. Si potrebbe forse azzardare che questo libro terribile si ponga a metà strada tra Furore (1939) di John Steinbeck e American Tabloid (1995) di James Ellroy, altrettanti capolavori della letteratura americana, per il realismo e la crudezza con cui mette in scena la tragica epopea di una famiglia nel quadro degli eventi storici che l’accompagnano.

Questo libro terribile contiene degli avvenimenti e dei dialoghi strazianti, che parlano a tutti. Philip Roth ha la grande capacità di tracciare un quadro profondamente realistico dei suoi personaggi, che sembrano saltar fuori dalla pagina, vivi e vitali quanto voi. Se andaste a Old Rimrock probabilmente riuscireste perfino a incontrarli.

Questo libro terribile non può essere letto a cuor leggero, eppure deve essere letto perché, come tutti i grandi libri, parla di noi e della società in cui viviamo, che abitiamo a Cagliari o a New York. Non c’è differenza tra luoghi che tenga quando si parla dei moti del cuore umano, della sofferenza che accompagna la vita di ogni essere umano, per quanto fortunato e privilegiato possa credere di essere.

In letteratura la pastorale è un genere poetico di ambiente arcadico, idillico, che suggerisce la semplicità e la tranquillità della vita campestre. L’uso parodico del termine nel titolo di questo libro da parte di Philip Roth contiene una sfumatura di cinismo, ma in definitiva allude a quanto sia cambiata la società dai tempi nei quali i componimenti letterari avevano spesso una funzione di intrattenimento e una forma e un contenuto esteticamente gradevoli. Oggi l’arte ha perduto in gran parte il suo valore edificante per diventare lo specchio brutale di una società in cui i valori morali sono in declino e nella quale sempre più spesso accadono fatti difficili da accettare e spesso anche più difficili da spiegare. Ecco perché Jerry risponde così a suo fratello che, disperato, gli chiede aiuto: “Credi di sapere cos’è un uomo? Tu non hai idea di cos’è un uomo. […] Credi di sapere cos’è questo paese? Tu non hai idea di cos’è questo paese. […] Questo paese fa spavento. Certo che l’hanno violentata.”

Come scrive Merry nel 1964, a dodici anni: “La vita è solo un breve periodo di tempo nel quale siamo vivi.”

Ignazio Sanna

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